Pubblicato su Politica Domani Num 3 - Marzo 2001

I CENTO PASSI

 

"I cento passi", di Marco Tullio Giordana, è basato sulla storia vera di Giuseppe Impastato. Il padre è riuscito a mantenere la famiglia e far studiare i figli grazie al suo piccolo esercizio commerciale, aiutato in questo dalla mafia e perciò è sottomesso ad essa. Da piccolo rimane profondamente colpito dall'omicidio dello zio, capo della "famiglia", e dal clima di omertà diffuso. È il '68, Giuseppe inizia la sua lotta contro la mafia con manifestazioni e sit-in di protesta, bloccate però dalle istituzioni conniventi con il potere mafioso. Passa poi all'arma dell'ironia con la quale prende di mira politici e mafiosi e in particolare Gaetano Badalamenti, che diventa per lui "Tano seduto". Il padre di Giuseppe, preoccupato per la sua incolumità e per quella del figlio, in una scena drammatica in cui amore, rabbia, paura e disperazione si uniscono, ricorda al figlio il comandamento "onora tuo padre". Giuseppe è profondamente colpito nel suo sentimento di figlio ma non può e non vuole rinunciare alle sue idee e abbandonare la sua battaglia. Con gli amici compra una vecchia radio e comincia a trasmettere. Il coraggio di Giuseppe e dei suoi amici, il loro continuo spingere la società civile a ribellarsi al terrore imposto dalla mafia diviene così forte da diventare ormai troppo fastidioso per Badalamenti. Proprio Badalamenti ordina l'omicidio del padre di Giuseppe e poi di Giuseppe stesso. Le ultime immagini del film sono il simbolo di come tutto un paese possa prendere coscienza del problema della mafia e reagire. Giuseppe, ucciso, vince la sua battaglia. Al suo funerale tutto il paese si unisce a lui contro i capi mafiosi e contro le istituzioni conniventi. Chi vede questo film non può non commuoversi. La sua forza sta in una abilissima e raffinata "semplicità" di mezzi scenografici tutta giocata sulla capacità di coinvolgere intimamente attori e spettatori. Alla fine del film ci si alza dalla sedia con la convinzione che è necessario reagire combattendo insieme la mafia perché la sua potenza può continuare a sopravvivere solo a causa della nostra paura.

Chiara Graziosi

 

Homepage

 

   
Num 3 Marzo 2001 | politicadomani.it