Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003

Piccole tv crescono
La TV fatta in casa
A poche centinaia di metri da casa potrebbe nascere un nuovo modo di fare
TV in grado di mettere in difficoltà gli ascolti delle due grandi: Rai e Mediaset

di Roberto Palladino

Si chiamano Orfeo Tv, Telefabbrica, Tele Aut, ma non provatevi a cercare la lista dei loro programmi sui quotidiani o sulle riviste specializzate, non la troverete, perché queste sono le tv di strada, emittenti d’appartamento che trasmettono a sole poche centinaia di metri di distanza.
La prima è stata, nel 2002, Orfeo Tv, nata dalla mente di Franco,Bifo, Berardi che diffonde il proprio segnale per l’appunto da via Orfeo a Bologna. Un primo temerario esperimento al quale sono seguite nel corso del tempo qualche altra decina di emittenti pirata in tutta Italia. Il fenomeno, nella realtà, ha avuto una minore diffusione rispetto a quanto ci si aspettasse, quando nei quotidiani si leggevano corsivi entusiasti sulla possibilità che ogni quartiere potesse creare la sua tv fatta in casa.
Il problema principale delle tv di strada è che sono tutte illegali, in quanto non hanno autorizzazione a trasmettere, ma sfruttano le zone d’ombra degli altri canali, ossia le frequenze lasciate libere dalle televisioni più grandi. Chi trasmette si appella all’art. 21 della Costituzione che sancisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Ma secondo l’articolo 195 del Codice Postale e delle Telecomunicazioni e la Legge Mammì chi trasmette senza concessione chiude; né la nuova legge Gasparri sembra aver cambiato idea, dal momento che vengono ignorate totalmente le nuove realtà delle tv di strada. Il movimento che non è però sfuggito ad un gruppo di parlamentari di centrosinistra che hanno formato un comitato di garanti per le tv di strada, nato proprio per difendere la libertà di espressione e comunicazione contro il duopolio Rai-Mediaset. Il comitato si è anche fatto portatore di un disegno di legge che prevede la semplice denuncia di inizio attività al garante per le telecomunicazioni, per poter aprire una tv di strada. La proposta è stata bocciata ma resta un ordine del giorno che verrà discusso in seguito. Cresce quindi la sensibilità di molti parlamentari che, grazie all’immunità, si offrono come parafulmini per chi decidesse di aprire una tv di strada. Queste tv sono infatti viste come veri e propri avamposti di libera espressione all’interno dei grandi blocchi Rai e Mediaset.
Dopo la fase iniziale, le tv di strada cercano adesso di darsi un’organizzazione più strutturata collegandosi l’una con l’altra. È il progetto Telestreet, che ruota attorno ad Orfeo Tv e che si propone l’obiettivo di creare una rete nazionale di televisioni di strada. Un’idea che guarda molto ad internet e che, grazie alla sempre maggiore diffusione della banda larga, potrebbe diventare il futuro contenitore in cui ognuno (salvo nuove norme) potrebbe creare la sua televisione, con una spesa minima e senza vincoli di frequenze. Per ora, più curiose che spaventate, Rai e Mediaset osservano questi progetti che rappresentano senz’altro la voglia di molte persone di poter fruire e di poter fare una tv diversa. Un segnale questo che non potrà passare per troppo tempo inosservato.

 

Homepage

 

   
Num 28/29 Sett/Ott 2003 | politicadomani.it