Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003

Latouche e gli altri
Alla riconquista del dono
Il MAUSS. Un movimento antiutilitarista per liberare le scienze sociali dall'economicismo,
dal materialismo, dal naturalismo e dal razionalismo

di Giorgio Innocenti

Il nome MAUSS, oltre ad indicare l'acronimo di "Movimento Anti-Utilitarista nelle Scienze Sociali", è un chiaro riferimento all'etnologo, sociologo e storico delle religioni Marcel Mauss.
Il MAUSS deve la sua formazione all'incontro tra l'antropologo svizzero Gérald Berthoud ed il sociologo francese Alain Caillé. Si conobbero nell'aprile del 1980 durante un convegno sul "dono"; constatarono come nessuno degli studiosi intervenuti prendesse in considerazione l'ipotesi che il dono possa essere disinteressato, in ultima analisi essi negavano l'esistenza stessa dell'oggetto di quella riunione. Il dono, a ben vedere, non esisterebbe poiché è possibile scovare dietro ad ogni azione umana un calcolo egoista. Nessuno tra i congressisti sembrava tener conto dell'opera di Marcel Mauss che aveva insistito invece proprio sulla gioia e sul piacere del dare. Nel "Saggio sul dono", del 1924, egli dimostra come la gran parte delle società non occidentali si organizza su regole di scambio per nulla simili ai principi del mercato: gli oggetti circolano sotto forma di doni. Così accade anche per gran parte degli scambi nella vita di molti occidentali.
Su queste basi nel 1981 un eterogeneo gruppo d'intellettuali (economisti, giuristi, sociologi e antropologi, provenienti da varie parti del mondo) da vita al MAUSS per contrastare l'egemonia del modello economico e una visione puramente strumentale della democrazia e dei rapporti umani che avevano invaso il campo delle scienze sociali. Per divulgare le proprie idee, il MAUSS comincia a editare (in maniera molto artigianale) il trimestrale "Bullettin du MAUSS". All'inizio degli anni novanta un accordo con le "Éditions La Decouverte" permette di fondare la collana "Recherches: un nouvel espace pour les sciences sociales et humaines et sociales", all'interno della quale trova posto la Bibliothèque du MAUSS che pubblica i lavori del gruppo e rinnova il "Bulettin", che diviene la "Revue du MAUSS", trimestrale prima e semestrale poi.
Come sostiene Caillè in "Critica della ragione utilitaria" (Manifesto del MAUSS), "l'utilitarismo non rappresenta un sistema filosofico particolare o una componente fra le altre dell'immaginario dominante nelle società moderne. Piuttosto esso è diventato quello stesso immaginario". Alla luce di queste premesse s'intende meglio anche Latouche che in "Giustizia senza limiti" sostiene: "La necessaria decolonizzazione del nostro immaginario, cioè un rafforzamento della nostra resistenza al lavaggio del cervello al quale siamo sottoposti in permanenza a opera dei media e, più profondamente, dal funzionamento stesso della società moderna, dovrebbe permetterci di sfuggire al prisma deformante che ci fa vedere il mondo come esclusivamente economico e di riprendere in mano il nostro destino".
Le personalità più rilevanti del gruppo sono Serge Latouche, Jacques Godbout, e Jean-Luc Boilleau, oltre ai già citati Gérald Berthoud e Alain Caillé. Gli approcci e le tematiche trattate sono differenti all'interno del Movimento, come differenti sono i campi disciplinari indagati; i punti comuni si possono individuare nel tentativo di smascherare gli idoli delle scienze sociali contemporanee (economicismo, materialismo, naturalismo, razionalismo); nella volontà di intendere l'azione sociale dell'uomo in tutta la sua ricchezza e complessità, andando oltre il principio di ragione strumentale e utilitaria, che descrive l'uomo nei termini di un attore sociale egoista, calcolatore, teso alla massimizzazione della propria funzione d'utilità, mosso dalla ricerca del massimo piacere e della soddisfazione di bisogni illimitati.
Alfredo Salsano è stato promotore del movimento antiutilitarista in Italia: ha curato la traduzione di vari autori del MAUSS in particolare molti testi di Latouche e Caillé. Dal '92 ad oggi il solo Latouche ha pubblicato in Italia ben 13 volumi e numerose partecipazioni a lavori collettivi, oltre ad innumerevoli articoli ed interviste.

Sembra strano
Il concetto di "dono" maussiano richiama alla mente le parole evangeliche: "C'è più gioia nel dare che nel ricevere". Paradossalmente Caillé individua proprio nel cristianesimo l'agente iniziatore di quel principio di ragione utilitaria che descrive l'uomo come incessantemente teso alla massimizzazione della propria funzione d'utilità. I primi cristiani, infatti, si scontrarono nella Roma antica con l'ideale aristocratico di generosità che faceva del dono un modo per sottolineare il ceto sociale.
Di fronte a questa concezione detestabile svilupparono un'idea incentrata sull'insegnamento evangelico della gratuità. Se il donatore ricava qualcosa dal suo atto - anche solo in termini di gratificazione personale - questo non può essere considerato dono. Si cominciò così a scrutare in ogni azione la parte d'egoismo che essa inevitabilmente cela con il risultato di dare a quest'ultima più valore che alle altre motivazioni. Tendenza estremizzata nelle moderne scienze sociali.

 

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