Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003

Nello scandalo della scuola italiana anche il dramma dei precari
Povera scuola!
Si parla di “riforma” e intanto diminuiscono le risorse, e da una coperta già stretta si taglia un pezzo per le scuole paritarie. Le buone idee sono inapplicabili per mancanza di copertura finanziaria. Salta anche la continuità didattica e lavorare bene diventa sempre più difficile

di Giancarlo Savo

La riforma Moratti è, in parte, inapplicabile mancano i decreti attuativi e il piano di copertura finanziaria. Due le novità: i corsi triennali di formazione-istruzione (intesa Stato-Regioni) con rilascio di diplomi di valore nazionale e l’introduzione dell’inglese e dell’informatica per gli alunni di prima e seconda elementare. Le altre innovazioni - nuove didattiche, tutor, portfolio -, sono lasciate alle singole scuole. Non sarà facile realizzarle perché gli insegnanti sono in rivolta; lamentano l’aumento delle ore di insegnamento, la mancata creazione di nuove cattedre, il frazionamento delle stesse, finalizzato al raggiungimento delle 18 ore per tutti e la scomparsa della continuità didattica. Tutto a discapito della qualità dell’insegnamento.
Altro punto discusso è il decreto che stanzia 90 milioni di euro in tre anni a parziale rimborso delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano le scuole paritarie: alcuni si interrogano sulla costituzionalità (o almeno legittimità) del provvedimento, altri ne ricordano semplicemente l’antieconomicità, considerati anche i sempre più scarsi finanziamenti alla scuola pubblica.
Si aggravano le condizioni degli alunni disabili affidati soltanto alla buona volontà degli insegnanti di sostegno (quando ci sono); l’integrazione ha i suoi costi, ma qui si fa finta di non capirlo.
I professori invecchiano, ormai l’età media è 48 anni. Si diventa di ruolo sempre più tardi, e la paga massima si percepisce solo dopo 35 anni di carriera. Gli stipendi sono tra i più bassi d’Europa, e la percezione sociale del ruolo del docente sta peggiorando: troppi anni trascorsi da precari, passati lontano di casa, sbattuti qua e là a fare da tappabuchi in posti scomodi e distanti, troppe umiliazioni. Molto migliore è la situazione in Germania, Svizzera, Francia: stipendi più consistenti, più alto lo status sociale e assenza di precariato, uno scandalo tutto italiano. I pochissimi fondi destinati alla cultura e all’istruzione sono all’origine dei tanti difetti della scuola italiana, compresi gli insegnanti non adeguati. Preoccupa più il calcio che la scuola.
Il disagio profondo della scuola si inserisce nel malessere generale, economico, finanziario, sociale, istituzionale, politico. Il corpo docente è stato sempre un baluardo della libertà, viene allora il sospetto che si vogliano umiliare gli insegnanti, costringendoli con vent’anni di precariato ad essere supplenti a vita.
Peggio ancora, per prevenire possibili rivolte contro il capo si provocano guerre fra poveri, ponendo gli uni contro gli altri i precari “storici” (quelli con 10 o 20 anni di servizio) e i “sissini” (neolaureati con il diploma della scuola di specializzazione). La vecchia sempre efficace strategia del “divide et impera”. Padri e madri di famiglia, gli “storici”, sono rimasti improvvisamente senza lavoro, scavalcati in graduatoria dai “sissini”.
Per quanto riguarda la scuola si dimenticano le basi stesse del management e dell’economia: la qualità costa, servizi qualitativamente superiori costano, gli insegnanti, proprio perché siano qualificati, devono essere tutti di ruolo e devono essere ben pagati.

 

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