Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003

In Cile, dopo Pinochet
“Far gridare di dolore l’economia cilena”
In Cile sono tornate libertà e democrazia, ma 30 anni di dittatura e di scelte neoliberiste rendono disperatamente attuali le famose parole di Nixon

di Andrea Palladino

Il 'paseo haumada' la sera è un brulichio di persone. Santiago mostra la sua faccia latinoamericana, e tra i grattacieli delle banche internazionali, delle compagnie di assicurazioni, dei gestori dei fondi pensione appaiono comici, mimi, cantanti alla Iglesias e gruppi andini che eseguono il repertorio Inti Illimani*.
Carlos, operaio, occupa un'intera panchina con le foto della figlia Irene. Di fianco a lui tre bambini su una carrozzella chiedono i soldi per pagarsi l'ossigeno, le medicine, i giorni di ospedale. Carlos non può portare con se Irene, ha la febbre alta. "Ha bisogno di antibiotici, ormai passa da una polmonite a un'altra". Irene è affetta da fibrosi cistica, malattia genetica incurabile, ma con la quale è possibile convivere con cure opportune. "La mia assicurazione non copre le malattie genetiche, ed io non posso spendere diverse migliaia di dollari per le medicine - racconta Carlos - Ho chiesto a diversi senatori, ad istituzioni pubbliche, alla Croce Rossa, ma nessuno può risolvere questo problema". Nel Cile post Pinochet non esiste un sistema sanitario pubblico, gratuito ed universale. La salute è completamente gestita dalle ISAPRE, compagnie assicurative. Irene e tanti altri bambini passano, dunque, i loro pomeriggi vicino alla grande Alameda (il grosso boulevard che attraversa il centro di Santiago) chiedendo aiuto ai passanti, tra i mimi e i saltimbanco.
Carlos ha un'ultima speranza: "Sono stato al cimitero generale, ho pianto e pregato sulla tomba del mio presidente, di Salvador Allende. So che lui potrà aiutarmi".
Salvador Allende era un medico, che iniziò la sua carriera assistendo gratuitamente i poveri delle periferie. Fu ministro della salute, poi senatore, infine presidente, con un progetto riformista che venne stroncato dal Dipartimento di Stato Americano all'epoca della presidenza Nixon, con la mano violenta dei generali. Nel suo ultimo discorso dal palazzo presidenziale in fiamme ricorda, Allende, proprio le grandi Alamedas, quelle vie oggi invase dalle vittime del sistema liberista instaurato dai militari: "Sono sicuro che quanto prima tornerà a camminare l'uomo libero nelle grandi Alamedas".
Forse Carlos ricordava queste parole quando ha affidato il destino di sua figlia allo spirito del 'suo presidente'. Probabilmente Carlos non conosceva le parole che Nixon affidava al gruppo che si doveva occupare della via cilena al socialismo, "fare gridare di dolore l'economia cilena".
La storia è nota: dal 1970 all'11 settembre 1973 il boicottaggio USA ridusse in ginocchio l'economia e la vita dei cittadini cileni. Poi il golpe, e l'aiuto degli USA al regime militare.
Dopo trent'anni dal golpe il successore di Allende, il presidente socialista Lagos, ha riaperto la simbolica porta di accesso al palazzo della Moneda di Via Morandé 80. La porta da dove è uscito il cadavere di Allende l'11 settembre 1973 e che era stata murata da Pinochet, nel tentativo di far dimenticare ai cileni l'esperienza dell'Unidad Popular. Ma Lagos sa che poco può fare per ridare dignità e speranza: se la dittatura militare cilena è finita nel 1989, sicuramente il Cile oggi continua a "gridare di dolore". Il sindacato è stato frantumato in centinaia di 'gremios' aziendali, le pensioni sono state completamente affidate ai fondi privati, l'educazione e la salute sono garantite solo a chi può accedere al sistema privato. L'esperienza dura del modello liberista caratterizza ancora oggi il quotidiano dei cileni.
Mentre i militari garantivano l'ordine, un gruppo di economisti (in gran parte provenienti dall'Università Cattolica di Santiago), conosciuti come 'Chigago boys' aveva il compito di portare a termine la 'rinascita economica'. Allievi della scuola economica di Milton Friedman, furono loro a disegnare il modello economico che ancora oggi contraddistingue buona parte del continente latinoamericano. Nella prima fase furono privatizzate praticamente tutte le aziende statali (e le miniere di rame, principale fonte di reddito del Cile); vennero poi creati i fondi pensione, le assicurazioni di salute. Venne smantellato il sistema delle scuole e delle Università pubbliche (oggi una Università pubblica costa al ragazzo cileno non meno di 2000 Euro all'anno, a prescindere dal reddito).
L'America Latina vive oggi una rinnovata esperienza socialdemocratica: Lagos in Cile, Lula in Brasile e Kirchner in Argentina. I tre paesi portano sulle spalle la pesante eredità di trenta, quarant'anni di modello liberista, che ha creato scempio sociale, che ha fatto "gridare di paura", come diceva Nixon, le persone alle prese con l'economia del quotidiano. Una sfida immane, stretta tra le offerte di apertura dei mercati che UE e USA offrono come risposta alla globalizzazione (apertura sempre sbilanciata, però, a favore del Nord) e l'urgenza di dover dare una risposta alla disperazione quotidiana dei milioni di esclusi.
Allende, probabilmente, negli ultimi mesi era cosciente della 'pazzia' del proprio progetto; sapeva che i militari stavano affilando le armi e, proprio l'11 settembre, avrebbe rimesso il proprio mandato al popolo cileno, chiedendo un plebiscito. Ma sperava che prima o dopo si sarebbero riaperte le grandi Alamedas, "per le quali passerà l'uomo libero". Per ora nella grande Alameda di Santiago passa un uomo, di nome Carlos, che cerca di far capire quanto valga la vita della propria figlia.

*Gli Inti Illimani sono un complesso musicale cileno, più conosciuti all'estero che in Cile.
Erano in Italia, a Milano, l'11 settembre 1973, il giorno del colpo di stato di Pinochet. Da allora, fino alla caduta del dittatore, il gruppo non tornerà più in Cile. Le loro canzoni cantano la libertà dei popoli. La musica è originalissima, rigorosa e rispettosa delle radici popolari. I ritmi risentono degli influssi più disparati.

 

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