Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003

Argentina
Desaparecidos, via libera ai processi
Con il nuovo presidente Kirchner, l’Argentina riprende nelle sue mani il proprio
destino e si affretta a fare giustizia. Le madri di Plaza de Mayo esultano

di Fabio Antonilli

Era il 29 dicembre 1990 quando Carlos Menem trafiggeva ancora una volta con la spada dell’impunità il cuore di un’Argentina che si stava lentamente risollevando dalla traumatica esperienza della dittatura militare. Dopo appena un anno di presidenza il leader perònista rivelava il suo vero volto rinnegando tutto quello che aveva promesso in campagna elettorale: incurante dello sdegno e dello sbalordimento di un intero Paese, emanò un provvedimento di grazia nei confronti degli ex dittatori Videla e Massera. L’atto si aggiungeva a due leggi di amnistia – Punto final (1986) e Obediencia Debida (1987) emanate dal suo predecessore Raùl Alfonsìn –, che praticamente facevano decadere gli effetti delle sentenze di condanna nei confronti dei carnefici e degli aguzzini del regime militare.
Da allora sono passati diversi anni. Il popolo argentino ha visto sfilare davanti a sé gli anni ’90, senza che nulla cambiasse, fino a giungere alle soglie del millennio con una “situazione democratica” ancora irrisolta. I diritti umani, già tanto calpestati, ancora oggi in Argentina non sono garantiti. Basta ricordare i continui appelli di Amnesty International che chiede la cessazione delle torture, i maltrattamenti e gli abusi di cui si rendono ancora colpevoli le forze dell’ordine. Ma soprattutto l’Argentina ha un conto in sospeso con il suo triste passato.
Dopo anni di attesa e di diffusa inquietudine, oggi sembra che la situazione si stia lentamente evolvendo verso la normalità. Proprio nel mese di agosto il Parlamento, sollecitato con decisione dal Presidente Nestor Kirchner, ha votato per alzata di mano l’annullamento delle due famose leggi di amnistia del 1986-87 che avevano, praticamente, istituzionalizzato l’impunità. Le leggi erano già state dichiarate incostituzionali dal giudice Gabriel Cavallo nel marzo 2001. L’ultima parola spettava però alla Corte Suprema che fino ad oggi ha sempre evitato di pronunciarsi. Ora però i tempi sono maturi per una pronuncia che, con tutta probabilità, sarà fatta nella direzione indicata dal Presidente e dal Parlamento.
A riprova che attualmente in Argentina si è innescato un processo rivoluzionario positivo, ci sono anche altri due provvedimenti, a tutela della legalità e della giustizia, che restituiscono al Paese il diritto di essere parte a tutti gli effetti degli organismi internazionali: si tratta di un decreto presidenziale che sancisce la rinuncia al principio della “territorialità” dell’azione penale (aprendo, così, alla possibilità di estradare gli accusati) e l’adesione alla Convenzione ONU che stabilisce l’imprescrittibilità dei reati contro l’umanità.
Le nuove leggi sono state salutate con entusiasmo dai parenti delle vittime, prime fra tutti le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo. L’entusiasmo va a sostenere quel filo, ancora forte, di speranza che queste donne conservano dopo tanti anni dentro di sé: la speranza di poter ritrovare i loro figli scomparsi, i desaparecidos. Oltre ai rapimenti, alle segregazioni, alle torture, ai massacri, sono da ricordare le violenze psicologiche inflitte alle giovani madri che avevano da poco partorito i loro “piccoli angeli” e che la brutalità del regime volle che fossero loro tolti dopo appena pochi giorni, per essere dati in adozione, illegittimamente, a militari e funzionari.
Il destino di questi hijos rimane, in molti casi, ancora un mistero. Si può, quindi, comprendere quante aspettative ci siano nei confronti di una legge che consente di riaprire i processi e di chiarire, si spera, una volta per tutte le oscure vicende che videro protagonista, nel bene o nel male, un popolo intero.

 

Homepage

 

   
Num 28/29 Sett/Ott 2003 | politicadomani.it