Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003


MicroMondo femminile
Il cromosoma X
Alla ricchezza genetica del cromosoma X si contrappone il latente stato di conflitto insito nella coppia (XX). L’essere donna è segno di complessità e comporta, talvolta, difficoltà notevoli Ed è solo colpa del sesso

di Maria Mezzina

Che le donne siano biologicamente (ma non solo) più complesse degli uomini è cosa nota. Che poi questo dipenda dalla presenza di una coppia di cromosomi XX invece che XY, caratterizzante il sesso maschile, è molto meno conosciuto. Sembrerebbe piuttosto il contrario. Poiché ogni cromosoma è portatore di un certo numero di geni i quali presiedono a una varietà di funzioni biologiche (distinguere i colori, flettere i muscoli, coagulare il sangue, per esempio) la presenza di due cromosomi diversi (XY) invece di una coppia di cromosomi uguali (XX) dovrebbe garantire una maggiore ricchezza. Il punto è che, a differenza degli altri, il cromosoma Y è apparso finora molto più povero, una “cosuccia”, una specie di deserto, mentre il cromosoma X è molto complesso e ricco di geni. Tuttavia, se la presunta semplicità del cromosoma Y non è un problema, visto che le donne sopravvivono egregiamente senza, la coppia XX pone da subito un dilemma assai grave. Le 23 coppie di cromosomi che sono il patrimonio di tutte le cellule devono essere “ben assortite” nel senso che la mancanza di qualche cromosoma o la presenza di doppioni è all’origine di gravi malattie, se non addirittura della morte dell’embrione.
Tanto per fare degli esempi, alcuni individui hanno solo 45 cromosomi perché al posto della coppia XX o XY c’è un solo cromosoma X (indicato con X0). Si tratta di individui – femmine – affetti dalla sindrome di Turner che presentano diverse anomalie: sono basse, hanno il collo tozzo ed organi sessuali non normalmente sviluppati. Nel caso della sindrome di Down (trisomia 21, nota una volta come Mongolismo), c’è la presenza di 47 cromosomi, quello in più è il cromosoma 21.
Come si spiega allora la “normalità” delle donne che possiedono la coppia XX? Accade in realtà che uno dei cromosomi X viene disattivato e va a formare il corpo di Barr – altamente concentrato e ipercromico – il cui compito è quello di starsene buono buono da una parte per non essere d’impiccio nel lavoro dell’altro cromosoma X.
La disattivazione del cromosoma X (un processo che tende ad “abbassare” al livello del maschio le funzionalità genetiche femminili) avviene a caso in ogni cellula. La conseguenza è che nel corpo della donna sussistono contemporaneamente due tipi di cromosomi X, quelli che portano il materiale genetico ereditato dal padre e quelli portatori dei geni ereditati dalla madre. Nei gatti questo significa che da un gatto nero e una gatta rossa possono nascere gattini maschi solo neri o solo rossi ma le femmine, oltre che nere o rosse, possono anche essere a macchie nere e rosse. Le donne non nascono di solito color tartaruga, ma questo fenomeno, chiamato mosaicismo, si manifesta in più di alcuni casi particolarmente interessanti.
Un analogo dell’effetto tartaruga si ha nelle donne che soffrono di displasia ectodermica androtica. La pelle di queste signore appare bagnata a chiazze di circa un centimetro quadrato, quando sudano, perché in uno dei cromosomi X, difettoso, ha ridotto il numero di ghiandole sudoripare.
Due gemelle identiche, nate cioè da un unico uovo (monozimatiche), non saranno mai completamente identiche, a differenza di due analoghi gemelli maschi, perché la disattivazione di uno dei cromosomi X nei due embrioni avviene in modo casuale. Fra i casi più eclatanti c’è quello di due gemelle – negli anni ’80 – una delle quali era un’atleta e l’altra era affette da distrofia muscolare di Duchenne che la costringeva su una sedia a rotelle. Cosa era accaduto? Uno dei geni del cromosoma X ha la funzione di proteggere i muscoli nell’atto del movimento, se il gene è difettoso compare la distrofia di Duchenne. La malattia colpisce prevalentemente gli uomini perché le donne hanno un altro cromosoma X di riserva e perché la disattivazione di uno dei due avviene del tutto casualmente. Nel caso delle gemelle, nella gemella ammalata era stato disattivato prevalentemente il cromosoma X sano e in quella sana la disattivazione era avvenuta sul cromosoma danneggiato.
Il processo di disattivazione avviene nelle prime due settimane, quando l’embrione contiene già parecchie centinaia di cellule, più o meno nello stesso periodo in cui eventualmente l’embrione si divide in due per dar luogo a gemelle monozigotiche. Poiché i casi di gemelle di cui una sola è affetta da un difetto genetico dovuto ad un’alterazione del cromosoma X (come, per esempio, daltonismo o emofilia) è molto più frequente di quanto le leggi del caso possano prevedere, fa pensare – ma non ci sono prove – a una specie di conflitto interno alla cellula nella quale i due cromosomi X, quello sano e quello malato, tendono a respingersi facendo dividere l’embrione in due e a generare così le gemelle “discordanti”.
Anche il meccanismo delle malattie autoimmuni farebbe pensare ad una forma di “guerra” fra cromosomi X. Negli individui affetti da malattie autoimmuni accade che qualche cellula del sistema immunitario non riconosca alcune parti del corpo e le attacchi come se fossero dei corpi estranei. Questo accade nelle donne con una frequenza anche 50 volte maggiore che negli uomini. Ma chi insegna alle cellule del sistema immunitario come distinguere il “sé” dalle cellule estranee? Questo compito spetta al timo, una ghiandola posta dietro lo sterno. All’inizio del primo viaggio (dal concepimento alla nascita) i linfociti T si trovano tutti attorno al timo; l’ipotesi è che vengano addestrati a conoscere tutti i tipi di cellule che poi incontreranno nel corso del secondo viaggio (dopo la nascita). La posta in gioco è la sopravvivenza degli allievi: alla fine del periodo di addestramento rimangono, infatti, solo quei linfociti che non avranno stabilito alcun legame con le cellule incontrate. Tutti quelli che in qualche modo stabiliscono dei legami vengono via via eliminati. Si spiega così perché quando più tardi, nel corso del secondo viaggio, qualche linfocita si legherà con qualche molecola –e questo sarà presumibilmente perché la molecola è stata riconosciuta come corpo estraneo –, allora contro di essi si scatenerà tutto il sistema immunitario. Ora, se i linfociti avessero per istruttori (di solito 15 o 20 cellule del timo) tutte cellule con lo stesso cromosoma X l’altro cromosoma X potrebbe non essere riconosciuto come “sé” e quindi altre cellule dello stesso organismo sarebbero viste come corpo estraneo e sarebbero attaccate dando così origine ad una guerra – la malattia autoimmunitaria – dagli effetti devastanti, se non mortali. Allora, se l’origine delle malattie autoimmunitarie nelle donne fosse veramente questa basterebbe che solo le cellule del timo fossero sbilanciate: nel timo ci sarebbe cioè un’eccedenza di cellule con lo stesso tipo di cromosoma X. Il che equivale a dire che in assenza di pluralismo dell’informazione (genetica), le conseguenze sono disastrose.

 

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