Pubblicato su Politica Domani Num 28/29 - Sett/Ott 2003

Presidenza italiana del Consiglio Europeo
Gli anni del buon lavoro
L’Italia ha lasciato un segno importante, durante i propri turni di
presidenza europea. Ecco un’analisi di tre dei più significativi periodi

di Alessandro Lovato

1980 – Il ruolo internazionale
Presidente di turno del Consiglio Europeo era Francesco Cossiga (Giulio Andreotti è ministro degli esteri). L’Europa dovette affrontare quattro questioni internazionali di enorme importanza: il Medio Oriente, il dialogo euro-arabo, il Libano e l’Afghanistan. La posizione assunta dall’allora Consiglio Europeo, alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni, ha contribuito in maniera determinante a gettare le basi del futuro ruolo internazionale dell’Europa, un ruolo quanto mai prezioso per gli equilibri e la pace mondiale.
Per il Medio Oriente i nove del Consiglio Europeo chiesero la partecipazione dell’OLP ai negoziati di pace, riaffermarono il diritto di Israele all’esistenza e alla sicurezza e si dichiararono contrari all’occupazione israeliana del Libano. Tale contrarietà, espressa dall’Europa un anno dopo gli accordi di Camp David tra Israele e Egitto, fu ignorata dallo stato di Israele. Nel 1982, con l’operazione “Pace in Galilea”, Israele – era allora Ministro della Difesa Ariel Sharon –, invase il Libano. Lo scopo dichiarato era di cacciare dal Libano l’OLP per assicurare una situazione di pace stabile. Più vicino all’Europa l’OLP: Arafat accettò la risoluzione 242 dell’ONU riconoscendo così lo stato di Israele. In seguito a questa apertura – che valse ad Arafat il premio Nobel per la pace – si giunse nel 1993 agli accordi di pace fra Israele e l’OLP. L’assassinio di Rabin però – ad opera di un estremista israeliano – fece precipitare la situazione e gli accordi furono tutti disattesi.
Nello stesso periodo in Afghanistan i Russi impiegavano una gran quantità di mezzi e soldati per conquistare il paese. Per evitare l’invasione sovietica del paese, gli Americani finanziavano i guerriglieri afgani (Talebani e Bin Laden compresi). Il Consiglio europeo condannò l’invasione russa dell’Afghanistan auspicando il ritiro delle truppe e invocando il diritto degli Afgani all’autodeterminazione.
In quegli anni, in piena crisi energetica, i rapporti fra stati arabi e occidente si fecero tesi. Era necessario superare difficoltà inevitabili nell’incontro di due civiltà tanto diverse che nella storia si erano contrapposte in tante occasioni (con Carlo Magno, nelle Crociate, con Venezia, durante l’Impero Ottomano). Il Consiglio d’Europa a presidenza italiana insistette per un dialogo aperto e costruttivo con il mondo arabo, che fosse anche politico e non solo economico. Questa posizione è valsa da allora all’Europa il ruolo di duplice mediatore, fra Israele e OLP e fra Usa e Stati del Golfo Persico. Un ruolo di mediazione che gli avvenimenti di questi ultimi mesi rendono quanto mai prezioso.

1985 – La libera circolazione
Il Consiglio europeo che si riunì a Milano nel Giugno 1985 era un assaggio dell’Europa dei Dodici. Parteciparono infatti alla riunione come osservatori anche i capi di Stato di Spagna e Portogallo, in vista dell’ingresso dei due paesi nella Comunità (Gennaio ’86). Bettino Craxi e i suoi colleghi si trovavano di fronte ad un’Europa in stagnazione economica, proprio mentre l’America ed il Giappone sembravano avviarsi verso una fase di prosperità. I capi di stato e di governo decisero una strategia molto saggia per rilanciare l’economia europea: completare l’attuazione del Mercato Unico Europeo. Allo scopo fu approvato il “Libro Bianco”, presentato dalla Commissione europea presieduta da Delors, che prevedeva: la libera circolazione di merci e capitali, la libertà di stabilimento delle professioni e la creazione di un mercato libero dei servizi finanziari e dei trasporti.
Le decisioni prese a Milano portarono alla ratificazione del trattato di Schengen, la cui attuazione definitiva avvenne nel 1995, quando furono aboliti i controlli alle frontiera degli stati firmatari. L’abolizione delle frontiere non fu solo di aiuto per l’economia europea, rappresentò una svolta per l’assetto politico dell’Unione. I confini, invalicabili fino alla prima metà del ‘900, lungo i quali si consumarono massacri umani furono ridotti a sole formalità geografiche. Il Consiglio di Milano inoltre indisse per l’anno successivo una conferenza intergovernativa che avrebbe dovuto approvare l’Atto Unico Europeo. Questo trattato, ratificato nel 1987, da un lato aumentò poteri della Comunità nei confronti degli stati membri, dall’altro fu una pietra miliare verso il trattato di Maastricht.

1989 – L’euro
Novembre del 1989. La caduta del muro di Berlino divenne il simbolo del crollo dei regimi comunisti. Nel 1990, dopo circa 40 anni, le due Germanie furono riunificate. La locomotiva Europa poteva ora viaggiare a tutto vapore, ma occorreva agganciarle gli altri paesi della CE. Questo avvenne durante la presidenza italiana del 1990, con Giulio Andreotti Presidente del Consiglio Europeo. I Trattati firmati precedentemente, primo fra tutti quello di Roma del ’57, furono adeguati alla nuova realtà europea. Con il crollo dell’Urss era venuto a mancare quell’equilibrio mondiale che, pure sotto la minaccia della guerra nucleare, aveva garantito 40 anni di pace. Gli Usa potevano diventare la potenza egemone mondiale, ma i piccoli paesi europei distrutti dalla guerra erano rinati. L’integrazione della Germania Est nella CE inoltre, avvenuta sotto la presidenza italiana, avrebbe dato all’Europa quel peso politico ed economico necessario a bilanciare gli Usa. L’indicatore delle potenzialità economiche attuali dell’UE è il rapporto Euro-Dollaro. Oggi l’Euro oscilla intorno a 1.12 dollari, ciò vuol dire che l’Europa è in sostanziale equilibrio economico con gli Stati Uniti e, data la giovane età dell’UE, le prospettive di crescita sono buone. La presidenza italiana del 1990, volta a dare un forte impulso all’attuazione dell’Unione Monetaria fu saggia e lungimirante: il primo importante passo era l’Euro; poi sarebbe venuta l’Unione Politica.
Il processo di unificazione politica è cronaca di adesso e responsabilità degli attuali governi degli stati europei, Italia compresa e, con la Presidenza di turno, in testa.

 

Presidenze dell'Unione Europea
dal 1998 al 2005

1998 Gran Bretagna - Austria
1999 Germania - Finlandia2000 Portogallo - Francia2001 Svezia - Belgio
2002 Spagna - Danimarca
2003 Grecia - Italia
2004 Irlanda - Olanda
2005 Lussemburgo - Gran Bretagna

 

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