Pubblicato su Politica Domani Num 26/27 - Giugno/Luglio 2003

Verso una Costituzione europea?

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È la domanda-titolo di moltissimi fra incontri, tavole rotonde, convegni e seminari dal 2000 ad oggi. Ciò di cui si sta parlando in quest’ultimo periodo e che riempie le pagine dei giornali e dei mass media – è il caso di dirlo chiaramente - viene impropriamente chiamato Costituzione.

Perché ci sia una Costituzione è necessario che ci siano organismi e strutture comuni - dicono gli internazionalisti -, e l’Europa è ancora molto lontana da questa realtà. Allora, per adesso, stiamo parlando solo di un trattato internazionale con norme comuni che, dopo essere stato approvato dall’Europarlamento, dovrà essere ratificato dai singoli Stati dell’Unione, secondo una normale procedura di ratifica. Una vera Costituzione è quindi ancora molto lontana nel tempo.

I costituzionalisti ritengono invece che una vera Costituzione europea è molto più vicina perché - dicono – anche se è vero che per una Costituzione occorrono organismi comuni riconosciuti, quando in un trattato internazionale si fa appello a principi e valori comuni, poi il passo verso la Costituzione diventa molto breve.

Due sensibilità diverse: una - quella degli internazionalisti - attenta a costruire su solide basi giuridiche, all’interno di una realtà consolidata; l’altra - quella dei costituzionalisti - attenta a cogliere le aspirazioni della parte migliore della gente, e a dare il supporto giuridico necessario perché esse si traducano in realtà. È per questo che è così importante che siano chiariti ed esplicitati senza ombra di dubbio e senza compromessi di sorta i principi fondanti in cui potrà riconoscersi il futuro Stato dell’Unione Europea. Non si tratta di caratterizzare in un modo o nell’altro la nostra futura Patria comune (o, peggio, di non caratterizzarla affatto), da questo dipende la possibilità di esistenza stessa dell’Unione Europea.

 

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