Pubblicato su Politica Domani Num 26/27 - Giugno/Luglio 2003

Amina Lawal

 

La Corte d’Appello dello Stato di Katsina (Nigeria) ha rimandato al 27 agosto 2003 l’udienza per la condanna a morte per lapidazione di Amina Lawal.

La storia
Amina è una giovane di 31 anni che è stata già sposata a 14 anni ed ha poi divorziato. Fuori del matrimonio ella ha avuto una bambina e per questo la legge islamica del suo stato, Katsina, l’ha condannata a morte per lapidazione. L’uomo le aveva promesso di sposarla se avesse avuto dei rapporti con lui, ma poi l’ha abbandonata. Chiamato in tribunale l’uomo ha ammesso di avere avuto una relazione con la giovane ma ha negato di avere avuto rapporti sessuali. Se lo avesse ammesso sarebbe stato condannato anche lui.

La legge islamica, Shariah, vigente nello stato di Katsina è però in contrasto con la Costituzione della Nigeria, di cui il Katsina fa parte, che riconosce il diritto alla vita e l’inviolabilità della medesima.

In Nigeria la pena di morte è prevista per tradimento, reati contro lo stato, omicidio, rapina armata (pena obbligatoria). Nel dicembre 2000 il governo avrebbe proposto la pena di morte per atti di sabotaggio sugli oleodotti e sulle reti di energia elettrica.
La Nigeria è uno stato federale e in dodici dei suoi 36 Stati vige la legge islamica. In questi Stati, tutti nella Nigeria settentrionale, la pena di morte è prevista, per i soli cittadini di fede musulmana, per omicidio, abuso sessuale di minori e per alcuni atti sessuali proibiti, come i rapporti omosessuali e l'adulterio (pena obbligatoria).

 

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