Pubblicato su Politica Domani Num 25 - Maggio 2003

I Grandi della Storia
Yitzhak Rabin, il pacifista
Ritratto di uno dei Giusti di Israele e del mondo

Fabio Antonilli

Yitzhak Rabin non fu un semplice uomo di Stato ma un vero e proprio uomo di pace.
La sua carriera all'interno delle istituzioni ebraiche inizia prima della fondazione dello Stato d'Israele: nel 1941 entra nel Palmach, esercito irregolare che si batte per l'indipendenza, e sei anni più tardi ne è il vice-comandante. Siamo nel 1947, anno della risoluzione 181 dell'ONU che sancisce la nascita in Palestina di due Stati, uno arabo e l'altro ebraico. Nel 1948 il Presidente provvisorio Ben Gurion dichiara l'indipendenza e la nascita di Israele. Il tempo passa e Rabin scala la gerarchia: nel 1963 diventa Capo di Stato Maggiore. Il giovane Stato però non si sente al sicuro e nel giugno 1967, per rispondere alle minacce d'invasione da parte egiziana, dà una dimostrazione di forza: con una mossa preventiva che stupisce tutti l'esercito israeliano invade e occupa la striscia di Gaza e la Cisgiordania, fino ad allora sotto occupazione rispettivamente egiziana e giordana (Guerra dei Sei Giorni). La scelta di natura bellica fatta da Rabin era dettata dalla necessità per Israele di ottenere il rispetto degli stati vicini, un'esigenza tanto più impellente nel focolaio mediorientale in quanto Israele era isolata, malvista e perché la sua presenza in quella parte del mondo rappresentava una indebita imposizione della moderna civiltà occidentale in una terra popolata in gran parte da arabi musulmani. Quei territori rappresenteranno per Israele il problema di sempre, tuttora irrisolto. Rabin però è cosciente di questo, non si abbandona infatti a trionfalismi e sembra avere in mente un piano per liberarsi al più presto dei territori occupati. Dalla carriera militare passa a quella politica (salto frequente tra gli uomini di Stato israeliani) nel 1973, tra le fila del Partito Laburista, il partito socialdemocratico israeliano. Non a caso la sua scelta cade su di un partito che presenta, da sempre, una forte ispirazione pacifista. Nel 1974 diviene Capo del Governo e da quel momento la politica estera israeliana cambia direzione. Rabin infatti è deciso a fare di Israele qualcosa di diverso di una semplice macchina da guerra e di una nazione in perenne conflitto. Partono con lui i negoziati di pace con gli egiziani che portano agli accordi di Camp David e che pongono fine ad una guerra durata circa trenta anni. Gli accordi sono però conclusi dal leader nazionalista Menahem Begin salito al governo nel 1977, proprio dopo che Rabin aveva dovuto lasciare a causa di uno scandalo nel quale era stata coinvolta sua moglie Leah.
Nel frattempo, approfittando della progressiva distensione dei rapporti tra arabi e israeliani, Rabin incontra molti politici arabi, tra i quali il Presidente egiziano Anwar Sadat che aveva firmato gli accordi di Pace di Camp David e che era stato assassinato per questo nel 1981 da un estremista arabo, ma soprattutto con re Hussein di Giordania. Nonostante i tempi difficili i due imparano a stimarsi tessendo un buon rapporto che esce allo scoperto solo nel 1994. La stessa cosa non accade invece con Yasser Arafat: con il capo dell'OLP, infatti, Rabin instaura un rapporto di sola stretta necessità. Ciononostante Rabin e il leader palestinese saranno protagonisti degli accordi di Oslo conclusi tra il 1993 e il 1995, mentre in Palestina erano ancora accesi i focolai della prima Intifada.
Gli accordi erano destinati a segnare una svolta nella storia di Israele e del conflitto con i palestinesi perché finalmente i due popoli si riconoscevano reciprocamente e, soprattutto, venivano gettate le basi per una pacifica convivenza. Questi accordi furono per Rabin una vittoria prima umana e poi politica. Ma il nemico di sempre di qualsiasi processo di pace, il fanatismo intransigente, non tardò a presentarsi dinanzi al premier israeliano: Rabin durante una manifestazione pacifista fu assassinato. Il nemico in quella occasione aveva assunto le sembianze di un giovane studente integralista che, dopo avere sparato e ucciso dichiarò "Dio ha premuto per me il grilletto".

 

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