Pubblicato su Politica Domani Num 25 - Maggio 2003

Dalla fine dell'Impero Ottomano ad oggi
Iraq
Ottant'anni di storia

Alberto Foresi

Le origini dell'odierno Iraq, corrispondente all'antica Mesopotamia, risalgono agli anni immediatamente successivi al termine del primo conflitto mondiale. La regione, già parte integrante dell'Impero ottomano, al suo smembramento, conseguente alla sconfitta turca ad opera della coalizione costituita da Francia, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti d'America, venne sottoposta al mandato britannico. Verso il 1920 si assistette infatti ad una spartizione delle regioni del Vicino e Medio Oriente tra le potenze vincitrici, in primo luogo la Francia, che ottenne il controllo della Siria, e l'Inghilterra, alla quale spettarono l'Egitto e l'Iraq. Rimasero esclusi da tale spartizione gli Stati Uniti, i quali, tuttavia, iniziarono ben presto ad esercitare la propria influenza sul regno saudita d'Arabia, timoroso di essere anch'esso sottoposto a mandato francese o inglese. Già a partire dal 1914 le truppe britanniche occuparono da meridione l'Iraq. Nel marzo del 1917 fu espugnata Bagdad e, al termine della guerra, il controllo sulla regione era pressoché totale. Come in Egitto, gli Inglesi promisero di concedere almeno formalmente l'indipendenza alla regione ma ciò fu ostacolato da problemi di confine sorti con le regioni limitrofe - Siria, Giordania e Turchia - nonché, allora come oggi, dalle aspirazioni autonomiste delle comunità assiro-caldaiche e curde. Nel marzo del 1920 il mandato britannico sull'Iraq fu ratificato da una decisione della Società delle Nazioni e l'anno successivo, il 23 agosto, gli Inglesi promossero la fondazione di una monarchia, che affidarono a re Faisal, membro della famiglia Hashimita. Il re ebbe il non facile compito di destreggiarsi tra la presenza straniera e le aspettative nazionaliste ed indipendentiste del suo popolo. È comunque da far risalire alla fondazione della monarchia la nascita dell'Iraq nell'odierna accezione politica e territoriale. Nel 1925 viene promulgata una costituzione e l'Iraq diviene una monarchia parlamentare. Fra il 1922 e il 1930, Faisal stipulò una serie di trattati volti a limitare l'autorità britannica e ad ottenere maggiore libertà d'azione almeno nella politica interna. Nel 1932 gli Inglesi riconobbero all'Iraq una formale indipendenza politica, pur mantenendo rilevanti privilegi economici e politici e imponendo, quale primo ministro, Nuri Al Sa'id, uomo di fiducia del governo britannico. Conseguentemente a tale riconoscimento, il 3 ottobre dello stesso anno l'Iraq è ammesso a far parte della Società delle Nazioni. Nonostante fosse sottoposto, di fatto, ad un regime coloniale, grazie alla benefica influenza della presenza straniera nonché all'intraprendenza dimostrata dal popolo irakeno e dalle sue elites dirigenti, in questo periodo l'Iraq compie notevoli progressi in ambito economico, infrastrutturale e nell'istruzione, divenendo rapidamente uno dei più progrediti paesi, gravato tuttavia da frequenti sortite esterne, ad opera dei Wahabiti d'Arabia, e da continue rivolte interne della minoranza curda. L'improvvisa morte, nel 1933, di re Faisal pose termine alla sua linea politica che era riuscita a bilanciare l'influenza britannica e il nazionalismo interno. Re Ghazi, suo figlio e successore al trono, si dimostrerà infatti incapace a continuare la politica paterna e non riuscirà a trovare un punto di mediazione tra le componenti filoinglesi e gli ambienti nazionalistici della società irakena; a ciò si aggiunga il sempre maggiore interesse mostrato verso l'Iraq dalle grandi società petrolifere mondiali, desiderose di mettere le mani sui giacimenti del Paese. Di fronte all'incapacità dimostrata da Ghazi nel mantenimento dell'ordine interno, di lì a poco cominciò la presenza dell'esercito nella guida della nazione. Nel 1936 si assistette al colpo di stato del generale Bakr Sidqi, che verrà assassinato l'anno successivo. Nel 1939 morì prematuramente anche Ghazi e il trono passò a suo figlio Faisal II che, per la giovane età, fu affiancato da un reggente. Data la debolezza in cui versava, in un simile frangente, la monarchia, un nuovo generale, Rashid 'Ali el-Keilani, nel 1941 prese il potere. Costui, al fine di liberare l'Iraq dall'influenza britannica, si alleò con la Germania a cui chiese aiuto. L'aiuto tuttavia non venne e gli Inglesi ripresero il controllo sulla nazione e reinsediarono al governo il fidato Nuri Al Sa'id, il quale, nel 1943, dichiarò guerra alla Germania e soffocò sanguinosamente una rivolta curda nel 1945. Nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale, l'Iraq è fra i paesi fondatori della Lega Araba. L'anno seguente sancì con la Turchia un trattato nel quale quest'ultima rinunciava definitivamente ad ogni pretesa territoriale sulla regione di Mosul, sede dei principali pozzi petroliferi irakeni; entrambe le parti si impegnavano inoltre in una politica congiunta volta alla repressione dei Curdi. Ma la principale fonte di preoccupazione per il governo è sempre la politica interna. Nel 1948, su pressione popolare, viene revocata, con un trattato, la presenza di basi militari inglesi nella nazione. Lo stesso primo ministro Nuri Al Sa'id viene duramente contestato per la sua politica filo-britannica, e ciò anche in considerazione del comportamento allora tenuto dagli Inglesi sul nascente conflitto israelo-palestinese. A fomentare i disordini interni contribuì una grave crisi economica e, per riportare ordine nel paese, si giungerà, nel 1952, alla proclamazione della legge marziale. Nel 1953, raggiunta la maggiore età, Faisal II assurge al trono e tenta una difficile politica riformista, volta anche al risanamento economico. Nonostante ciò, la situazione interna non migliora. Le manifestazioni popolari contro il carovita continuano e il Partito Comunista, che aveva ampio credito fra la popolazione ed era ispiratore di tali manifestazioni, viene proclamato fuorilegge nel 1953. Nel medesimo anno, Nuri Al Sa'id esce vincitore dalle elezioni e si rinforza così la linea dura del governo. È significativo che nel 1954 il governo irakeno ottenne aiuti militari senza condizioni da parte degli Stati Uniti, mentre, nel 1955, fu firmato il cosiddetto Patto di Bagdad, i cui paesi sottoscrittori - Inghilterra, Iraq, Turchia, Iran e Pakistan - si impegnarono, in aperto contrasto col nazionalismo egiziano e siriano, ad opporre un fronte comune all'espansione sovietica nel Medio Oriente. Ancora una volta, tuttavia, il popolo non accettò la politica governativa filo-occidentale, e ciò soprattutto dopo la crisi di Suez del 1956 e l'intervento congiunto franco-britannico-israeliano contro il governo egiziano capeggiato da Nasser. Nel 1958, con un nuovo colpo di stato, il generale 'Abd el-Kerim Qasim prende il potere, dichiara definitivamente abrogata la monarchia e proclama la nascita della repubblica irakena. Negli anni '60 l'Iraq continua ad essere il teatro di numerosi colpi di stato. Ciononostante, nel periodo della guerra fredda, gli Stati Uniti, che avevano bisogno di alleati arabi per controbilanciare il vicino regime di Nasser in Egitto sostenuto dall'Unione Sovietica, continuarono a inviare regolarmente in Iraq aiuti militari e tecnici. Quando poi, sotto il governo dello Shah, l'Iran aumentò di potere e di influenza nella regione, l'importanza dell'Iraq diminuì. Dopo anni di contrasti per ragioni territoriali, l'Iraq e l'Iran decisero per un cessate il fuoco e vennero ad un accordo sui reciproci confini. In compenso per la rinuncia dell'Iraq alle sue rivendicazioni territoriali contro l'Iran, quest'ultimo concesse all'Iraq mano libera sulla questione delle minoranze Kurde, in particolar modo sulla rivendicazione dei kurdi all'autonomia o all'indipendenza territoriale nel nord dell'Iraq. Nel 1970 l'Iraq era ormai sotto dittatura militare da più di 20 anni e sebbene qualcun altro fosse il leader ufficiale, l'uomo che teneva in pugno la situazione era Saddam Hussein, che divenne formalmente Presidente dell'Iraq nel 1979. Proprio quell'anno, in seguito alla rivoluzione islamica in Iran che portò nel paese ad un regime, quello degli Ayatollah, ferocemente anti-americano, gli Stati Uniti rivolsero la loro attenzione di nuovo all'Iraq, considerando il paese una valida roccaforte contro il diffondersi del radicalismo islamico. Piovvero allora sull'Iraq milioni di dollari statunitensi, armi e tecnologie militari. Saddam vide nella rivoluzione iraniana un pericolo e un'opportunità: l'opportunità di riconquistare la regione dello Shatt el Arab e protendersi così verso il Golfo Persico e di ergersi a nazione leader del mondo arabo.
Il resto, l'invasione del Kwait, la guerra del Golfo, le nuove relazioni di amicizia con l'Iran, è storia di ieri … e di oggi.

 

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