Pubblicato su Politica Domani Num 25 - Maggio 2003

Lipsia 5 aprile 2004
Gemellaggio Lipsia - Milano
Unite nella musica, nella libertà, nel coraggio

Marco Vitale

Il gemellaggio tra due città comporta, di solito, uno scambio ufficiale dei protocolli fra le autorità cittadine. Ma tra due città può nascere anche un gemellaggio ideale, basato su affinità spirituali e culturali e sull'azione di determinate persone. A questo pensavo venerdì sera, 4 aprile, dopo aver assistito, nella storica Gewandhaus di Lipsia, ad una strepitosa edizione della settima sinfonia di Mahler, magistralmente diretta dal maestro milanese Riccardo Chailly, onorata da un applauso scrosciante dell'esigente pubblico di Lipsia, levatosi in una coinvolgente "standing ovation" durata oltre dieci minuti. E' stato bello essere milanese al Gewandhaus di Lipsia il 4 aprile 2003, per festeggiare, insieme a duemila cittadini "del luogo presso i tigli", il milanese Riccardo Chailly, del quale il giornale di Lipsia ha scritto: "un Grande in un Grande Concerto". Nei prossimi anni Riccardo Chailly dirigerà la storica orchestra del Gewandhaus (una storia di 223 anni ed un budget di 22 milioni di euro sostenuti per circa il 50% dal Comune) e la giovane orchestra Verdi di Milano (una storia di dieci anni ed un bilancio di circa 7 milioni di euro) arricchendo l'una e l'altra con una "cross fertilitation" culturale di grande interesse ed importanza. Ma quale altra città europea sta dedicando a Johan Sebastian Bach (che a Lipsia sviluppò la sua attività musicale per oltre venti anni lasciando un segno indelebile) un impegno paragonabile a quello che Milano sta, da anni, dedicando al sommo maestro, grazie all'encomiabile attività della Società del Quartetto? Questo penso mentre ascolto una versione della ricostruita Passione secondo S. Marco nella "sua" austera Thomaskirche. Decisamente tra Lipsia e Milano, il gemellaggio reale è, in campo musicale, già in atto. E può essere utile rendersene conto.

Vi è poi lo spunto della Stazione Centrale che è di struttura molto simile a quella di Milano, ed in passato era altrettanto buia, sporca, confusa. L'intervento di modernizzazione l'ha trasformata in un luogo di attrazione e passaggio con delle grandi arcate di negozi (250 negozi) che collegano metropolitana e piano dei treni, ordinatissime, pulitissime, con ampie zone interdette ai fumatori: un luogo, insomma, dove si va volentieri a fare due passi ed a bere un caffè. Qui Milano dovrebbe semplicemente copiare o meglio ancora affidare la ristrutturazione della sua stazione a chi ha ristrutturato quella di Lipsia. Esistono altre affinità tra le due città come la Fiera e la grande importanza della stessa per la storia e l'economia attuale della città, l'importanza dell'editoria e altre.

Ma un altro grande tema di gemellaggio spirituale emerge in me, con forza, stando a riflettere in un angolo della Nikolaikirche. Da questa chiesa il 9 ottobre 1989 prese le mosse uno dei più importanti movimenti di popolo che, in modo incruento, portarono allo squagliamento della DDR, al crollo del muro di Berlino ed al ritorno ad un regime libero e democratico per il popolo della Germania dell'Est. Era dall'inizio degli anni '80 che nella Nikolaikirche "la chiesa aperta a tutti", tutti i lunedì alle 17 si riuniva un gruppetto di cittadini per la "Friedensgebet", la preghiera per la pace, che era, allo stesso tempo una preghiera per la liberazione pacifica del paese dall'oppressione del regime comunista. Pian piano il gruppo si ingrossò ed era composto da luterani e cattolici, da atei e religiosi, da desiderosi di espatriare e da membri della Stasi (la polizia politica), da ecclesiastici e da membri del partito. Dopo quaranta anni di ateismo ateo (il 7 ottobre 1989 era caduto il quarantesimo anniversario della fondazione della DDR, che era stato vissuto dalla grande maggioranza del popolo come un giorno di lutto), la millenaria chiesa di San Nicola diventava un centro di speranza e di unione. La polizia controllava e cercava di ostacolare queste riunioni. Ogni lunedì bloccava le strade di accesso alla chiesa ed arrivò persino a bloccare le uscite dell'autostrada verso Lipsia. A partire dal 7 ottobre centinaia di cittadini indifesi che cercavano di avvicinarsi alla chiesa furono massacrati di botte, fermati e condotti in vecchie stalle. Il giornale locale reclamava il ricorso alle armi per bloccare la "controrivoluzione". Circa mille compagni vennero mandati ad occupare la chiesa per cercare di rendere più difficile l'ingresso dei cittadini. Ma niente riuscì a fermare questa popolazione pacifica ma determinata. Il 9 ottobre la Chiesa si riempì di duemila persone. Durante la cerimonia religiosa il Vescovo diede lettura del messaggio del direttore dell'orchestra Gewandhaus, Kurt Masur (che pure aveva flirtato con il regime della DDR) che appoggiava la preghiera per la pace e l'appello alla libertà. In una città musicale come Lipsia questo incontro tra musica e Vangelo fu particolarmente importante. Il Vescovo chiuse con la benedizione e con un forte appello alla non violenza e anche molti uomini della Stasi che forse avevano avuto, per la prima volta, l'occasione di ascoltare la voce del Vangelo, furono toccati da questa esperienza. Quando le persone escono dalla Chiesa la trovano circondata da più di 10.000 persone con in mano candele accese. E dalla Nikolaikirche partì la marcia della pace, seguita nei giorni successivi da altre migliaia di marce in partenza da mille chiese. Centinaia di migliaia di persone sulle strade a travolgere un regime oppressivo, senza neanche una vetrina distrutta. Questa è una delle più straordinarie testimonianze della potenza della non violenza. E l'11 ottobre il muro di Berlino si "sciolse". Due giorni prima la Stasi, quando mandò i suoi agenti ad occupare la Nikolaikirche, pensava, evidentemente, di avere ancora in pugno la situazione. Si sbagliava. E le ragioni di questo errore le spiegò bene Sindermann, un gerarca di partito, membro del comitato centrale dello stesso, che, prima di morire, disse: "Noi avevamo programmato tutto. Eravamo preparati a tutto, ma non alle candele e alle preghiere".

Le preghiere della pace continuano. Ed è stato toccante pregare per la pace e la libertà in Irak e per la pace in Israele-Palestina e partecipare alla lettura di Marco 10,35-42, in questo luogo così colmo di significati ed insieme ad alcune delle persone che avevano pregato per la pace e la libertà per la Germania dell'Est il 9 ottobre 1989. E che videro la loro preghiera realizzata.

Questa grande pagina di storia a favore della libertà, questa grande invocazione di popolo per la città aperta, è patrimonio comune. Ed è anche patrimonio congeniale alle radici più profonde di Milano. Su questo tema vi può essere un profondo incontro spirituale tra queste due antiche e civilissime città. E in questi momenti così cupi, nei quali la violenza sembra essere ritornata ad essere l'unico criterio vincente, e nei quali le forze della lacerazione, dell'esclusione e della chiusura delle città sembrano dominanti, una riflessione seria su quella grande pagina di libertà, dignità e coraggio, può essere utile a tutti noi. "E' stato molto difficile allora, stare in quella chiesa, - mi dice con gli occhi velati e la voce incrinata dall'emozione una signora quarantenne che, allora, aveva circa 26 anni - ma l'abbiamo fatto lo stesso, perché dovevamo farlo". E lo hanno fatto anche per noi.

Per questo sarebbe bello che in occasione del quindicesimo anniversario della marcia della pace di Lipsia e del successivo crollo del muro di Berlino (ottobre 2004), si realizzasse un gemellaggio spirituale fra le due città, all'insegna della musica che già le unisce, della libertà e del coraggio, Per aiutarci reciprocamente a non dimenticare e ad insegnare ai giovani questi grandi valori. Magari con un grande concerto dell'orchestra della Gewandhaus a Milano ed uno della Verdi a Lipsia.

 

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Num 25 Maggio 2003 | politicadomani.it