Pubblicato su Politica Domani Num 25 - Maggio 2003

Editoriale
Democrazia

Maria Mezzina

La Democrazia ha sempre fatto coppia con la Libertà. È un bene di tutti conquistato con fatica e con sacrificio. Non si esaurisce nella sua definizione, "forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo, che la esercita per mezzo delle persone e degli organi che elegge a rappresentarla", ed ha le sue regole. Per sua natura divide nelle scelte ma unisce nella scelta di sé. Ha i suoi tempi e, soprattutto, è esigente. L'esercizio del voto è la sua manifestazione più naturale e il 25 maggio si è votato per le elezioni amministrative. Questo voto però sta diventando una regola stanca perché la scelta libera della rappresentanza, come vuole la definizione, è diventata un'altra cosa. Innanzi tutto non è poi così libera perché nella scheda non c'è più spazio per preferenze: tutto è già stato deciso e preconfezionato e si chiede solo di apporre una croce. E poi perché si chiede solo di schierarsi: o di qua o di là, come tanto soldatini di piombo, e questo voto viene usato come una clava. Manca il pensiero e manca quel modo di fare politica che animava di sera le piazze, e gli autobus e i caffè. Oggi o si tace o si urla, non si discute né si dialoga più; oppure ci si parla addosso. La democrazia è il risultato di una lunga storia e appartiene sempre alla tradizione e alla cultura del popolo; non si raggiunge con un'urna e una scheda, perché prima del voto nell'urna c'è l'aspirazione e l'abitudine alla libertà e la capacità di scegliere da sé il proprio destino. Tutto il resto è solo simulacro di democrazia: l'urna e le schede e gli interminabili manifesti in fila, e i dibattiti in TV. Già, la TV, questo strumento potente del comunicare e dell'informazione, che forma il pensiero del 70% di chi lo osserva, è oggi piegata e prona al potere.
La democrazia si regge su un delicato equilibrio di poteri ora gravemente minacciato. La democrazia oggi è malata perché è stata svuotata degli ideali che ne hanno accompagnato la nascita e la crescita (ideali la politica intesa come servizio, collaborazione e responsabilità), e perché con la discesa in campo di Berlusconi (votato dal popolo, per carità) e con l'accentramento dei poteri economico, politico e dell'informazione, la politica si è prostituita al potere e agli interessi economici, personali e settoriali. E intanto gli organi rappresentativi, pressati dai poteri forti e abbandonati dalla base, sono sempre più l'ombra di se stessi.
Alcuni già pensano oltre la democrazia, ma è difficile pensare un sistema migliore. Nel sogno di tanti oltre la democrazia c'è qualcosa di molto accattivante e molto pericoloso: un "saggio" o un gruppo di "saggi", preparati e addestrati in scuole specializzate, magari rampolli di gente al potere che il potere lo hanno succhiato col latte.
No, grazie.
Oltre questa democrazia, un po' stanca e molto in pericolo, non vedo altro che la DEMOCRAZIA: quella che con la libertà mi è stata donata da mio padre e mio nonno. Quella che viene dal basso, fatta di dialogo paziente, di discussioni interminabili, di progressi piccoli ma costanti perché condivisi, e rispettosa delle regole. Una democrazia che si conquista, si coltiva e si cura, giorno per giorno; una democrazia che è un po' come l'amore, intenso, travolgente, fatto di grande passione e di piccole cose, ma anche sicuro e tranquillo, come l'aria che respiri, qualcosa di cui ti accorgi quando ti viene a mancare. Un amore che qualche volta viene ucciso per troppa passione, ma spesso, molto più spesso, viene lasciato morire per stanchezza e indifferenza.

 

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Num 25 Maggio 2003 | politicadomani.it