Pubblicato su Politica Domani Num 25 - Maggio 2003

Idrogeno: speranza da ridimensionare
È davvero rivoluzione?
Tra scettici ed entusiasti continua il dibattito

G.I.

Molti sostengono che il raggiungimento del "picco di produzione" del petrolio sia ormai prossimo. L'esaurimento delle riserve petrolifere non è più un lontano presagio ma un futuro che si comincia già ad intravedere. La necessità di assicurarsi le riserve disponibili è causa di una situazione di guerra duratura. Facile immaginare allora come il tema dell'idrogeno catalizzi grosse speranze. Affrancarsi dai combustibili fossili. Annullare le emissioni d'anidride carbonica. Chiaro che si parla di rivoluzione all'idrogeno.
Nei mesi scorsi si è sviluppato un forte dibattito su questo tema. L'acme dell'attenzione si è raggiunta con alcuni articoli pubblicati su Il Manifesto da sostenitori e detrattori dell'idrogeno. La tenzone è proseguita su vari gruppi di discussione in rete. Anche tra gli addetti ai lavori le posizioni appaiono sfaccettate e persistono molte incertezze.
Ciò che dà origine ai maggiori fraintendimenti è che l'idrogeno viene presentato come una fonte d'energia alternativa ai combustibili fossili. In realtà l'idrogeno non è reperibile in natura se non in associazione con altri elementi. Per ottenerlo puro, da utilizzare come combustibile, bisogna produrlo artificialmente. Ciò richiede impiego d'energia. A rigore quindi non si può parlare d'idrogeno come fonte d'energia ma, piuttosto, come di un vettore che possa immagazzinare energia prodotta da altre fonti. Tenendo conto di ciò, la prospettiva cambia radicalmente: l'idrogeno può essere prodotto utilizzando combustibili fossili o fonti rinnovabili. È chiaro che l'impatto ambientale dipende principalmente da come l'energia è prodotta. Anche lo stoccaggio ha però un certo peso. Nel passaggio da un tipo d'energia all'altro c'è sempre una dispersione sotto forma di calore. Quanto maggiori sono queste perdite tanto maggiore risulta l'impatto ambientale d'ogni unità d'energia che si riesce ad utilizzare.
Attualmente quasi tutto l'idrogeno prodotto è ricavato da combustibili fossili mediante processi detti di reforming. Non si ha così un grosso vantaggio né in termini di dipendenza dai combustibili fossili né per quanto riguarda la riduzione dell'inquinamento. Altra cosa sarebbe una produzione che ottenga lo stesso risultato per elettrolisi dall'acqua utilizzando energia prodotta da fonti rinnovabili. Non sarebbe perciò l'idrogeno a garantire una "rivoluzione energetica", se mai sarebbe l'adozione di un "ciclo pulito dell'idrogeno" che permetterebbe di produrre energia più sostenibile. Rischia però d'essere fuorviante parlare di ciclo pulito, energie pulite. Ad oggi non esistono modi di produrre energia che non determinino effetti sull'ambiente. Si possono selezionare e sviluppare tecnologie che li minimizzino ma non è realistico pensare che possano annullarli. Sicuramente sono da preferire le fonti rinnovabili. Così pure vanno incentivati i piccoli impianti di produzione per uso locale che limitano le dispersioni dovute al trasporto dell'energia e permettono di ripartire sul territorio gli effetti avversi.
L'idrogeno vanta un grosso merito: permette di differire l'utilizzo d'energia prodotta con metodi dall'impatto relativamente basso annullando uno dei vantaggi del petrolio: poter essere trasportato e immagazzinato con facilità.
Il rischio è, però, che un'eccessiva retorica sulle potenzialità del nuovo combustibile faccia passare il messaggio che è possibile contenere i danni arrecati all'ambiente senza ridurre la quantità d'energia che utilizziamo. Ogni tecnologia che ottimizzi il rapporto costi/benefici nella produzione è auspicabile. Di pari passo però si deve tentare di ridurre il fabbisogno globale d'energia. In altre parole ripensare il sistema economico mondiale che attualmente ha bisogno, per non collassare, di una continua espansione dei consumi.

 

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Num 25 Maggio 2003 | politicadomani.it