Pubblicato su Politica Domani Num 24 - Aprile 2003

Terzo Forum Sociale Mondiale
Un luogo, migliaia di volti
Porto Alegre 2003

Chiara Graziosi

Tra il 23 e il 28 gennaio si è tenuto a Porto Alegre, in Brasile, il Terzo Forum Sociale Mondiale al quale hanno partecipato 100mila persone (cinque volte di più della prima edizione) provenienti da 130 Paesi diversi.
Il Forum si è aperto con una marcia per la pace di 70.000 mila persone. In testa al corteo uno striscione: "Contro la militarizzazione e contro la guerra un altro mondo è possibile". Lo striscione parafrasa uno dei cinque temi del Forum "Ordine mondiale democratico, lotta contro la militarizzazione e promozione della pace". Gli altri temi sono stati: "Sviluppo democratico e sostenibile", "Principi e valori, diritti umani, diversità e uguaglianza", "Media, cultura e contro-egemonia", "Potere politico, società civile e democrazia".
La comunità mondiale riunitasi a Porto Alegre non si è conclusa con un documento unitario finale. La scelta ha voluto rispettare le diversità di vedute tipiche di un movimento attento e rispettoso delle diversità. "Noi comunichiamo principi e valori etici, non ideologie - dice Maria Luisa Mendoza -, valorizziamo la diversità e la sistematizziamo con un processo decisionale che non vede prevalere un maggioranza su una minoranza, ma è frutto di una lunga negoziazione per consenso". Resta l'impegno comune a cercare reali alternative energetiche al petrolio, proporre forme di economia locale efficaci, ribadire l'inalienabilità del diritto alla salute, alla sicurezza sociale e alla scolarizzazione, quali principali mezzi per l'autosufficienza dei paesi in via di sviluppo.
Nell'ambito dello sviluppo sostenibile sono stati proposti modelli di sviluppo basati su nuovi modelli economici e su diverse visioni culturali.
Con l'apertura al Consumo Etico e al Commercio Equo la mentalità dei Paesi ricchi negli ultimi anni è cambiata. Il Commercio Equo e Solidale nasce nel Nord, con l'idea di acquistare i prodotti del Sud ad un prezzo che permetta al produttore di condurre una vita per lo meno dignitosa. Non ci si deve limitare al trasferimento di competenze tecniche: l'equità deve essere presente in tutte le fasi della produzione, con particolare riguardo alla condizione dei lavoratori impiegati. I primi risultati pratici sono evidenti: per alcuni prodotti il 30% del loro mercato è equo solidale.
La necessità primaria consiste nel creare economie locali autosufficienti nei Paesi in via di sviluppo. Nel Secondo i potenti riuniti nel III Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (Johannesburg, settembre 2002, Dichiarazione politica) e in altri convegni internazionali, la situazione attuale è irrecuperabile e l'unico obiettivo ambizioso e realista è quello di dimezzare per il 2015 l'attuale numero di "grandi poveri": 1,3 miliardi di persone che stanno letteralmente morendo di fame. Oltre però ai "grandi poveri", esistono 2,7 miliardi di poveri; questo significa che per il 2015 si ritiene inevitabile la presenza, probabilmente, di 3 miliardi di poveri, come minimo, su una popolazione mondiale di 7,5 miliardi.
Ad eliminare la povertà risponde in maniera adeguata il principio del microcredito, una forma di incentivo all'auto-impresa, ideato dal prof. Muhammad Yunus. Nell'ambito del microcredito le donne si sono rivelate molto più affidabili degli uomini; e questo richiederebbe un riconoscimento formale, quale, per esempio, il diritto all'autodeterminazione femminile e la fine del loro asservimento. Inoltre occorrerebbe eliminare tutti quegli ostacoli politici e burocratici che inficiano lo sviluppo di forme economiche alternative.
Come nel XIX secolo la più grande conquista sociale fu la dichiarazione dell'illegalità della schiavitù, la conquista del XXI secolo deve essere l'affermazione dell'illegalità della povertà.
L'iniqua distribuzione delle ricchezze economiche ed ambientali è tra le maggiori cause della povertà. Oggi, i Paesi cosiddetti in via di sviluppo, ossia quelli più impoveriti del pianeta, ospitano l'85,9% della popolazione planetaria che vive con il 23% della ricchezza disponibile, mentre il resto che vive nei Paesi industrializzati consuma il 77% delle risorse. In Brasile, il paese ospitante, la popolazione è talmente povera che il Presidente, Ignacio Lula da Silva, ha messo in campo un piano di riforme "pobreza zero" per ridare vita alla speranza. Non è solo questione di risorse economiche, è piuttosto un problema di risorse naturali e di garantire a tutti il diritto ad usufruire di queste risorse essenziali alla vita. L'acqua, per esempio, il moderno oro blu. Il Brasile possiede l'11% delle risorse idriche dolci del pianeta e il 25% delle acque di superficie del mondo, ma gran parte della popolazione è talmente povera da non poter sfruttare questa risorsa. Il Forum ha sancito il diritto all'acqua proclamando l'acqua bene comune e patrimonio dell'umanità. La situazione mondiale infatti è critica: due terzi del pianeta tra 30 anni non potrà più sfamarsi e l'immigrazione ambientale diverrà un problema insormontabile; si prevede infatti che entro i prossimi venti o trent'anni i due terzi della popolazione mondiale potrebbe non avere acqua e cibo a sufficienza, e già ora buona parte dei terreni agricoli di oltre cento Paesi sono a rischio di desertificazione.
Il Forum mondiale si chiude con una nuova sfida per l'anno prossimo: l'appuntamento è in India.

 

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Num 24 Aprile 2003 | politicadomani.it