Pubblicato su Politica Domani Num 24 - Aprile 2003

Televisione
Tra la guerra e la riforma
Il nuovo consiglio della Rai

Roberto Palladino

Dopo mesi di accuse e reciproci attacchi fra le varie forze politiche, Pera e Casini sembrano essere riusciti nell'impresa di ridare alla Rai un po' di serenità. La nomina di Lucia Annunziata a Presidente ha raffreddato le polemiche createsi in seguito al rifiuto di Paolo Mieli a presiedere il nuovo Consiglio.Un "no" nato in seguito alle polemiche scatenate dalla sua richiesta di riavere subito Biagi e Santoro alla Rai.
Un ritorno dei due giornalisti appare comunque probabile anche con Lucia Annunziata, che non ha comunque fatto della questione una condizione vincolante per la sua permanenza in Rai. Una nuovo CdA guidato da una donna per la seconda volta nella storia della Rai. Anche se resta davvero difficile fare paragoni fra la manager Letizia Moratti, attuale ministro dell'Istruzione, e la giornalista Lucia Annunziata alla quale la nomina è arrivata mentre stava per partire per l'Iraq. Sposata con un reporter del Washington Post, la neo-presidente della Rai è stata inviata per varie testate nazionali in Russia, Stati Uniti, America Latina e ha ricoperto il ruolo di direttore del Tg3. Al momento della nomina a Presidente ricopriva il ruolo di direttore dell'agenzia di stampa Ap.Biscom. Il consiglio inizia la sua attività proprio quando scatta la guerra, e l'azienda di stato proietta la maggior parte dei suoi programmi sul conflitto iracheno. La copertura finora non ha deluso, anche grazie alle immagini dei primi bombardamenti riprese dalla troupe dell'inviata del Tg3 a Baghdad Giovanna Botteri, poi rilanciate dalle televisioni di tutto il mondo.
Ma la vera prova del fuoco per il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai ha un nome preciso: riforma del sistema radiotelevisivo, il famoso D.D.L. presentato lo scorso settembre dal ministro per le comunicazioni Gasparri. Dopo il via libera della Commissione Affari Costituzionali, il disegno di legge è approdato alla Camera dove si prevedono però tempi di discussione molto lunghi. Proprio alla Camera lo scorso 13 marzo Gasparri ha definito il suo progetto un "sistema integrato delle comunicazioni" che riprenderebbe alcuni aspetti della legge Mammì e della legge Maccanico rifacendosi "ai modelli più avanzati come quello in vigore in Spagna o negli Stati Uniti". Tra i punti principali del disegno di legge l'innalzamento al 20% dei tetti antitrust, il passaggio alla tv digitale terrestre e la riforma della Rai. Proprio per quanto riguarda l'azienda televisiva di stato si prevede una parziale privatizzazione, secondo modalità simili a quelle attuate a suo tempo per Eni ed Enel sotto il controllo del Cipe, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Ovviamente in una Rai privatizzata sarebbero fissati nuovi criteri di nomina del CdA, scelto non più dai Presidenti di Camera e Senato, ma dall'assemblea dei soci che dovrebbe individuare poi i consiglieri tra soggetti di alto e riconosciuto valore professionale. Il Consiglio inoltre passerebbe dagli attuali 5 a 9 componenti ma il Presidente, per essere eletto, dovrà avere i due terzi dei voti della Commissione di Vigilanza, che manterrebbe quindi un'attività di supervisione sulla Rai. La riforma non soddisfa il centrosinistra, specie per quanto riguarda la Rai, tanto da richiedere di escludere dalla legge la parte riguardante le modalità di nomina dei vertici dell'azienda televisiva di stato. Tra le critiche dell'opposizione c'è anche il modo in cui la legge tratta il conflitto d'interessi. Secondo l'Ulivo l'innalzamento al 20% dei tetti antitrust lascerebbe fondamentalmente invariata la situazione consentendo di essere contemporaneamente proprietari di giornali e tv. Un punto questo su cui il ministro Gasparri si è detto pronto a discutere, parlando di un testo "non blindato". Il Cda dell'era Annunziata, dovrà quindi affrontare prove complesse, che metteranno radicalmente in discussione l'attuale struttura del sistema radiotelevisivo italiano. Basti pensare che il digitale terrestre consentirà a circa cento emittenti di coprire tutto il territorio nazionale, decuplicando quindi l'attuale offerta televisiva. A tutto questo vanno poi aggiunte le possibilità di interazione date dalla tecnologia digitale, che renderà con tutta probabilità la televisione un nuovo medium, molto diverso da quello che conosciamo oggi. Una vera e propria rivoluzione che coinvolgerà necessariamente i modi ed i linguaggi del fare televisione.

 

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