Pubblicato su Politica Domani Num 24 - Aprile 2003

Impressionismo
Ritratti e figure
Mostra a Roma di capolavori impressionisti

Paola Ercolani

La mostra "Ritratti e figure. Capolavori impressionisti" offre l'opportunità di vedere oltre settanta capolavori, provenienti da musei pubblici e collezioni private europee ed americane. Il percorso è tanto inconsueto quanto importante per comprendere il mondo dell'impressionismo.
L'impressionismo incarna un periodo storico-artistico fondamentale per la storia dell'arte, nel quale avviene la rottura con il passato e soprattutto con la pittura accademica, frutto di dettami stabiliti dall'alto. Il pittore d'accademia doveva dipingere secondo le regole, anche a livello concettuale, per cui "un mendicante" era raffigurato in modo dignitoso, secondo il bello, la proporzione, l'armonia, mai nella sua cruda condizione, e così era di ogni aspetto della natura e della vita. Il ritratto poi aveva un ruolo fondamentale perché destinato ad uomini di alto ceto che attraverso la loro immagine esprimevano l'idea del potere, della ricchezza e della dignità.

I pittori impressionisti iniziano a dipingere fuori dagli studi, en plein air, abbandonandosi alle impressioni ricevute dalla natura e dall'uomo nel suo ambiente, andando al di là della prospettiva e dell'anatomia e guardando la modernità. I temi a loro più cari sono tratti dalla vita moderna, saldamente nelle mani della borghesia che detiene sempre più il potere economico e politico: la rappresentazione del divertimento con i locali notturni, il teatro e i concerti, dello sport, con le regate e il polo, della vita quotidiana con il lavoro e la famiglia. E non manca il paesaggio.
In tale contesto il ritratto assume un nuovo e rivoluzionario aspetto: non più genere sottomesso a rappresentare idealmente valori politico-economici, il cosiddetto ritratto ufficiale, ma momento emozionale di fronte ad un familiare-amico o anche ad uno sconosciuto, colto nel suo ambiente e nella sua espressione naturale e genuina.

Nella prima sala incontriamo le foto-ritratto dei pittori, a sottolineare il tema della mostra ed anche l'importanza che la fotografia assume in quegli anni. In effetti il diffondersi di questo medium crea non poche polemiche tra coloro che si appassionano all'occhio meccanico - penso a Nadar che abbandona la pittura - e i pittori impressionisti. In realtà sia la pittura che la fotografia traggono vantaggio dal loro reciproco incontro: la prima assimilando il cosiddetto taglio fotografico, la seconda i temi ed i soggetti della prima.
Dopo aver reso omaggio ai grandi della pittura moderna si passa alla prima parte della mostra quella appunto dedicata ai ritratti. In prima linea quelli di familiari ed amici: Camille e Jean, la moglie e il figlio di Monet Paul Haviland ritratto da Renoir. Dai ritratti alle figure, dai personaggi conosciuti a quelli anonimi: le Quattro ballerine in scena di Degas, la Contadina con il cappello di paglia di Pissarro, la Donna con scarpina rosa di Manet e così via.

Di fronte ad ogni opera si ha la possibilità di cogliere i diversi elementi che compongono la poetica dei pittori impressionisti: la prospettiva sghemba, il movimento della pennellata che costruisce lo spazio, i corpi ed il movimento, i tasselli di colori puri che creano zone di luce ed ombra, ad esempio, In barca sull'Epte di Monet.
Di notevole interesse sono i pittori italiani che si trasferiscono a Parigi: De Nittis, Boldini e Zandomeneghi che, dopo essersi formati in patria condividendo i principi dei Macchiaioli, proseguono il loro percorso in Francia. Rispetto ai pittori francesi gli italiani hanno una maggiore eleganza e maggiore attenzione per i particolari.

Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere, Roma
7 Marzo - 6 Luglio
lun-gio: 9:30-19:30 - ven-sab: 9:30-23:30 - dom: 9:30-20:30

 

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Num 24 Aprile 2003 | politicadomani.it