Pubblicato su Politica Domani Num 24 - Aprile 2003

Alla ricerca della pace perduta
Il Ba'th in Iraq e in Siria
Politica e Ideali del principale partito arabo

Alberto Foresi

La storia dell'Iraq contemporaneo si intreccia saldamente con il Ba'th al-'Arabi - La rinascita araba - l'unico partito arabo che può essere vagamente paragonato ad una entità politica occidentale. Le origini del Ba'th risalgono alle società segrete che, agli inizi del XX secolo, in Siria e in Libano lottarono prima contro l'Impero ottomano, poi contro i protettorati europei e, infine, per la completa indipendenza dei poli arabi. La nascita effettiva del movimento avvenne nel 1940 ad opera dei siriani Zaki el- Arsuzi, musulmano, e Michel 'Aflaq, di etnia greca e di fede cristiano-ortodossa. È interessante notare le divergenze ideologiche fra questi due personaggi: il primo, formalmente musulmano, si faceva promotore di un arabismo che individuava proprio nell'Islam il principale elemento di decadenza dei poli arabi. Il secondo, cristiano, riteneva invece che proprio l'Islam avesse espresso l'arabismo nella sua forma migliore e auspicava l'adesione degli Arabi cristiani all'Islam non in quanto religione, bensì in quanto espressione della cultura nazionale araba. Alla luce di ciò, appare evidente che il Ba'th non ebbe, sin dalle sue origini, ispirazione religiosa, pur non ponendosi intrinsecamente su posizioni anti-religiose. È in questo aspetto che si rivela la matrice laica, nel senso occidentale del termine, del movimento. Il pensiero politico Ba'th si fondò principalmente sulla riaffermazione della Nazione araba al di là della molteplicità degli Stati e dei governi e sulla riscoperta dell'identità etnica araba.

Raccoglieva, e raccoglie tuttora, Cristiani e Musulmani nella ricerca comune di una personalità di base specificatamente araba, necessaria ai fini di una futura riunificazione di tutte le terre arabe ed arabizzate. Il Ba'th si dimostrò aperto alle molteplici suggestioni politico-ideologiche occidentali, ad esempio il Marxismo e il Socialismo, e, a partire dalla costituzione interna del 1947, venne proprio adottata ufficialmente l'ideologia socialista, privata tuttavia dell'idea della lotta di classe. È interessante notare come l'ideologia del partito Ba'th, che conquistò il potere sia in Siria che in Iraq, sia divenuta profondamente diversa nelle due nazioni. In Siria, dopo un'iniziale politica atea filo-marxista, a partire dall'ascesa al potere di Assad (1971), puntò verso forme di governo più liberali, volte anche alla pacifica coabitazione tra la maggioranza musulmana, la comunità cristiana e le altre componenti religiose minoritarie. Diverso il caso dell'Iraq, dove il siriano cristiano 'Aflaq, rifiutato in Siria, trovò rifugio, avendo così l'opportunità di diffondere le sue teorie. Il nazionalismo arabo radicale propugnato dal Ba'th irakeno si caratterizza per una parziale apertura verso analisi e soluzioni di derivazione marxista e per il principio esplicitamente affermato della laicità dello Stato, laicità dovuta più ad una sostanziale indifferenza alle tematiche religiose che non ad una reale opposizione ad ogni fenomeno di fede. Conformemente a tale politica, il partito Ba'th irakeno si dimostrò sempre aperto alle varie componenti etnico-religiose della regione, sunnite, sciite e cristiane.

Il 14 luglio del 1958, con il colpo di stato del generale 'Abd el-Kerim Qasim che poneva termine al regno dell'hashimita Faisal II, il Ba'th cominciò ad incidere profondamente sulle direttive politiche irachene. In primo luogo dichiarandosi favorevole all'ingresso dell'Iraq nella RAU - Repubblica Araba Unita - tentativo promosso dall'egiziano Nasser di costituire un'unica nazione pan-araba comprendente Egitto, Siria e Yemen, progetto che fallì definitivamente nel 1961. Malgrado la posizione del Ba'th fosse favorevole all'adesione irakena alla RAU, la decisione del presidente Qasim fu contraria a tale unione e ciò si spiega tenendo conto dell'opposizione delle minoranze curde e sciite - Qasim era figlio di madre curda - e del Partito Comunista Irakeno, che temeva che anche in Iraq, come già era accaduto in Egitto, si verificassero persecuzioni nei confronti dei suoi attivisti.

È da sottolineare il fatto che Qasim avesse bisogno dell'appoggio interno comunista al fine di contrastare gli altri partiti esistenti: lo stesso Ba'th, l'Istiqlal - movimento religioso a carattere autoritario - e il Partito Nazionale Democratico, di tipo laico. L'appoggio comunista alla dittatura era funzionale a Qasim non solo ai fini del mantenimento del potere - ricordiamo il ruolo delle organizzazioni comuniste nella repressione di una rivolta scoppiata a Mosul nel 1959 con la complicità della Siria - ma anche per la sua politica di apertura verso l'Unione Sovietica, politica che suscitava sospetti e diffidenze nell'opinione pubblica. Tuttavia, sempre nel 1959, dopo un fallito attentato ai suoi danni, Qasim attuò una politica interna tendente a limitare la libertà dei partiti - prima di tutto del Ba'th e del PC - contro i quali si arrivò progressivamente a forme di repressione violenta. Il Ba'th, nel 1963, fu anche fra i promotori del colpo di stato che estromise Qasim e portò alla presidenza della repubblica il generale 'Abd es-Salam Aref, il quale, seguendo le orme del suo predecessore, estromise rapidamente il Ba'th dal potere, sciolse gli altri partiti e avviò una nuova repressione contro il Partito Comunista. La definitiva scesa al potere del partito Ba'th si ebbe nel 1968, con il golpe che porterà al potere Ahmed Hasan el-Bakr. È comunque da sottolineare che inizialmente prende il potere l'ala moderata del Ba'th, mentre, a partire dal 1970, aumenterà progressivamente il peso dell'ala sinistra, guidata da Saddam Hussein. Costui, nel 1979, dopo la rivoluzione khomeinista in Iran, subentrerà a el-Bakr alla presidenza della Repubblica, con lo scopo precipuo di iniziare, con mandato statunitense e, in parte, anche con l'appoggio sovietico, la guerra contro la Persia, che si protrarrà inconcludente per un decennio con grande dispendio di mezzi e inutile sacrificio di vite umane.

 

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Num 24 Aprile 2003 | politicadomani.it