Pubblicato su Politica Domani Num 24 - Aprile 2003

Guerra in Iraq
"Antiamericani"
Due lettere al Presidente Bush

 

"Signor Presidente, sono uno scrittore di una nazione povera, un paese che è già stato nella vostra lista nera. Milioni di mozambicani non sapevano che cosa vi avevamo fatto di male. Eravamo piccoli e poveri: che minaccia potevamo rappresentare? La nostra arma di distruzione di massa era, in fondo, rivolta contro di noi: era la fame e la miseria. …
La guerra che lei, Signor Presidente, si è ostinato a iniziare, potrà liberarci da un dittatore, ma ci farà tutti più poveri. Affronteremo maggiori difficoltà nella nostra già precaria economia e avremo meno speranza che il futuro sarà governato dalla ragione e dalla morale. Avremo meno fede nella forza regolatrice delle Nazioni Unite e delle convenzioni del diritto internazionale. Saremo, alla fine, più soli e più abbandonati. …

Vostra Eccellenza sembra non avere bisogno che una istituzione internazionale legittimi il suo diritto di intervento militare. Che possiamo almeno noi trovare morale e verità nei suoi argomenti. Io e milioni di cittadini non siamo restati convinti quando l'abbiamo vista giustificare la guerra. Noi avremmo preferito vederla firmare la Convenzione di Kyoto per bloccare l'effetto serra. Avremmo preferito vederla a Durban, alla Conferenza Internazionale contro il Razzismo. Non si preoccupi, Signor Presidente. A noi, piccole nazioni di questo mondo, non passa per la mente di esigere le sue dimissioni a causa dell'appoggio che le vostre successive amministrazioni hanno dato ai vari dittatori. La maggiore minaccia che grava sull'America non sono le armi degli altri. È l'universo di menzogne che si è creato attorno ai vostri cittadini. Il pericolo non è il regime di Saddam, né alcun altro regime. Ma il senso di superiorità che sembra animare il suo governo. Il suo nemico principale non è al di fuori, ma dentro gli Stati Uniti. Questa guerra può essere vinta solo dagli stessi americani.
Mi piacerebbe festeggiare la caduta di Saddam Hussein. E festeggiarla con tutti gli americani, ma senza ipocrisia, senza argomentazioni a uso e consumo dei ritardati mentali. Perché noi, caro Presidente Bush, noi, i popoli dei paesi piccoli, abbiamo un'arma di costruzione di massa: la capacità di pensare".
[Da una lettera di Mia Couto, scrittore mozambicano a Bush]

"Lei lamenta che gli Stati Uniti sono nella mira del terrorismo perché difendiamo la democrazia, la libertà e i diritti umani. Che assurdità, Signor Presidente! Siamo bersaglio dei terroristi perché, nella maggior parte del mondo, il nostro governo ha difeso la dittatura, la schiavitù e lo sfruttamento umano. Siamo bersagli dei terroristi perché siamo odiati. E siamo odiati perché il nostro governo ha fatto cose odiose. In quanti paesi degli agenti del nostro governo hanno deposto leader eletti dal popolo, sostituendoli con dittatori militari, fantocci desiderosi di vendere il loro stesso popolo alle multinazionali americane?…
Il popolo del Canada gode della democrazia, della libertà e dei diritti umani, così come il popolo della Norvegia e della Svezia. Lei ha mai sentito parlare di attacchi alle ambasciate canadesi, norvegesi o svedesi? Noi siamo odiati non perché pratichiamo la democrazia, la libertà o i diritti umani. Siamo odiati perché il nostro governo nega queste cose ai popoli dei paesi del Terzo Mondo, le cui risorse sono oggetto di cupidigia dalle nostre multinazionali".

[dalla lettera a Bush "Perché il mondo odia gli Stati Uniti?", di Mons. Robert Bowman, Vescovo della Florida, USA]

 

Homepage

 

   
Num 24 Aprile 2003 | politicadomani.it