Pubblicato su Politica Domani Num 23 - Marzo 2003

Boicottaggio
Stop Esso War
Consumatori e pace

G.I.

In occasione della grande mobilitazione mondiale contro la guerra, il 15 febbraio, Greenpeace, Rete di Lilliput, il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, l'Associazione Botteghe del Mondo e Bilanci di Giustizia hanno lanciato la campagna "Stop Esso War". Con essa si chiede ai consumatori di non fare più rifornimento alla Esso.
Questo marchio è infatti di proprietà della Exxon, la quale si è aggiudicata l'appalto per rifornire di carburante le forze armate americane. Un affaruccio da 48 milioni di dollari: bazzecole per la maggiore tra le multinazionali del petrolio che contabilizza ogni anno entrate nell'ordine di alcune decine di miliardi di dollari. A ciò però vanno aggiunti i ben più rilevanti vantaggi che la Exxon ricaverà dalla riapertura dei pozzi Irakeni. Il 25% di essi era già di sua proprietà prima del 1991. Non v'è dubbio poi, visti i rapporti che l'azienda intrattiene con l'amministrazione Bush, che essa avrà un ruolo decisivo nella spartizione post-bellica.
La Exxon è già oggetto di un boicottaggio internazionale in Gran Bretagna, USA, Francia, Austria, Germania e Australia a causa delle pressioni fatte dall'azienda stessa sul governo USA perché non ratificasse il protocollo di Kyoto. Una simile influenza sulle politiche del paese "Guardiano del mondo" le deriva dai dollari (oltre un milione) sborsati a favore dei repubblicani durante la campagna elettorale di due anni fa. Il rapporto tra guerra e petrolio è palese; rimane da stabilire se questa forma di boicottaggio possa sortire gli effetti sperati. Il dibattito tra i promotori è durato a lungo: la Exxon ad esempio non è l'unica azienda che trarrà benefici dalla guerra. Perché colpire solo essa? Dubbio legittimo come tanti altri sollevati ai quali è difficile dare una risposta definitiva. In linea di principio, in un boicottaggio è sempre utile colpire l'azienda leader del settore. Se si induce l'azienda più forte a mutare le proprie politiche, sarà poi più facile spingere le altre a seguirne l'esempio. Nel caso di "Stop Esso War" si vuole, colpendo un potere economico, agire sulle scelte del potere politico che si ritiene esso influenzi. Una riduzione notevole degli introiti di Esso sarebbe segno di un forte dissenso nei confronti della guerra. Ciò costituirebbe un messaggio diretto per i governanti oltre che per chi li condiziona.
Viviamo un tempo in cui si va assottigliando la capacità rappresentativa delle istituzioni democratiche e, di conseguenza, la possibilità del cittadino di esercitare la propria sovranità. Il consumo assume allora un valore eminentemente politico. Acquistare un bene equivale a sanzionare positivamente tutte le scelte che hanno portato alla sua realizzazione. L'acquisto sostituisce il voto, il consumatore il cittadino.
Molti illustri pensatori guardano a questo fenomeno con esultanza: come ad una ri-politicizzazione della società. A mio avviso si tratta di una politicizzazione ingiusta, paragonabile in tutto al voto multiplo censitario. Se acquistare equivale infatti a votare, chi più acquista più vota. Ciò vuol dire tagliare definitivamente fuori da questa nuova forma politica proprio quei settori della società che faticano ad essere rappresentati nel sistema democratico.
Coscienti di questa ingiustizia, dobbiamo però sfruttare le possibilità che essa ci offre. Utilizzare il peso politico del nostro consumo al meglio diventa un dovere nei confronti di quanti, tagliati fuori dal mondo dei consumi, non hanno "diritto di voto".
Ciò non toglie che, assieme a queste iniziative, vada imboccata la direzione della riduzione dei consumi, per ridurre il nostro impatto sull'ambiente e permettere così ad altri di poter raggiungere un livello decente di vita. Al tempo stesso va assolutamente recuperato il potere rappresentativo democratico, unico capace, almeno in teoria, di garantire ad ognuno la medesima quota di potere.
Ora c'è una guerra da sventare, questa iniziativa è una delle tante che abbiamo il dovere di tentare.

È possibile comunicare alla Esso la propria adesione a Stop Esso War e quanti soldi ha perciò perso collegandosi al sito http://www.greenpeace.it/stopesso/index.htm.

 

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