Pubblicato su Politica Domani Num 23 - Marzo 2003

Testimonianza
Non voglio la guerra
Il Papa dà forza alle voci degli umili

Fausto Ercolani

Il titolo di questo articolo è, evidentemente, una provocazione. Mi piace, però, pensare che anche uno sconosciuto abitante di questo pianeta pur non contando nulla e non avendo nessun potere decisionale possa dire: non voglio la guerra! E' come liberarsi la coscienza davanti allo spettacolo di morte e distruzione che i media ci serviranno su di un piatto dorato una volta che le tremila bombe intelligenti saranno state sganciate in poche ore su persone che hanno il solo torto di dormire su un letto di petrolio.
I governanti americani credono di aver inventato la guerra preventiva. Dimenticano che essa fu l'arma vincente della politica di espansione di Roma repubblicana: bastava un semplice pretesto perché le legioni romane assediassero e distruggessero una città "nemica", salvo poi ricostruirla addomesticandone gli abitanti con il titolo di cives romani. In questo modo ottenevano sempre due risultati: conquistavano un nuovo territorio e mettevano paura ad almeno altri dieci presunti nemici che si affrettavano a correre tra le braccia del vincitore. Si dirà che Bush è affetto inguaribilmente dalla sindrome dell'11 settembre. Certo, il terrorismo è un nemico subdolo e spietato, ma tutti sanno che non sarà eliminato né con una, né con mille guerre; anzi queste moltiplicheranno l'odio e quindi l'azione terroristica. Ne sanno qualcosa gli israeliani che ogni volta che credono di aver inferto un colpo mortale ai terroristi palestinesi, si risvegliano in un bagno di sangue.
La sicurezza mondiale. Quale ipocrisia più grande. Certo non ci saranno né la terza e tanto meno la quarta guerra mondiale o planetaria perché non conviene a nessuno dei presunti potenti. Ci sono invece innumerevoli guerre "locali" che insanguinano interi continenti ma i media le presentano come fatti marginali; nessuno prende coscienza della cruda verità: siamo troppo pigri e abbiamo troppo a cuore la nostra piccola oasi di benessere per andare ad informarci sulle stragi, sulle emigrazioni forzate, sui danni irreparabili causati da queste guerre al futuro di quei popoli. Noi ci sentiamo immuni e lontani.
La ricetta per raggiungere e conservare la pace è semplice, tutti la conoscono ma solo una voce la proclama: eliminare le disuguaglianze tra i popoli, combattere le malattie che sterminano intere generazioni, combattere la povertà, la fame, coltivare la solidarietà. Diamo atto a questo vecchio ma indomito Papa di aver detto in faccia a tutti, con semplicità e fermezza, che la guerra è il primo dei mali e l'ultimo dei rimedi. Diamogli atto che è riuscito nell'intento di dare forza anche alle voci sommesse e conculcate delle altre religioni o confessioni religiose perché nel nome di Dio gridino con tutta la forza la parola PACE; diamogli atto che è rimasto l'unico a credere sinceramente che solo la pace può portare giustizia e progresso.
Mi chiedo anche se è rimasto solo lui a credere in Dio. E i nostri ameni governanti? Vivono un momento di dubbio e di sconforto. Il nostro Presidente del Consiglio fu il primo, in tempi ormai lontani, a correre dal suo idolo americano per offrigli la grande amicizia e l'aiuto del popolo e del governo italiani. E con lui i suoi ministrucci. Poi qualcosa è accaduto. Sperava di essere appoggiato dai suoi sodali ("amici di merende" per essere più espliciti) Putin e Aznar. Il primo lo ha tradito schierandosi con francesi e tedeschi, il secondo, che ha ben capito la lezione berlusconiana, lo ha scavalcato andando a firmare una risoluzione che il nostro capo non avrebbe mai avuto il coraggio di firmare, perché in fondo, un certo buonsenso gli è rimasto. Povero nostro Presidente: sognava di sedersi alla destra dell'onnipotente (Bush), novello Cavour, per disegnare i nuovi scenari mondiali, e forse sarà un miracolo che gli trovino un angolino al tavolo delle future spartizioni.
Non sono antimericano: mi dispiace, però che il presidente di una grande nazione tratti il mondo come se si trattasse del suo west. Se oggi egli pensa che siamo tutti "indiani", qualcuno deve fargli capire che non è possibile ricalcare le gesta dei suoi antenati.
Purtroppo i veri padroni del mondo e dei suoi destini sono oggi le multinazionali che possono con le loro decisioni arricchire o uccidere una nazione: sono esse i veri terroristi del mondo, ma questa è un'altra storia.
Chiedo scusa per queste sconclusionate esternazioni, e, pentito, mi siedo davanti al televisore in attesa degli eventi.

 

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Num 23 Marzo 2003 | politicadomani.it