Pubblicato su Politica Domani Num 23 - Marzo 2003

Israele-Palestina
La muraglia del terzo millennio
Un sistema antico per dividere israeliani e palestinesi

Roberto Palladino

I palestinesi lo chiamano il "muro dell'apartheid", gli Israeliani più semplicemente "muro di separazione", fatto sta che prosegue in Israele da ormai nove mesi la costruzione dell'enorme muraglia che dividerà lo stato ebraico dalla Cisgiordania. Un'opera mastodontica che vedrà una linea di cemento e filo spinato lunga circa 350 chilometri correre lungo la cosiddetta "green line", il confine stabilito nel 1967 tra Israele e territori palestinesi. Un progetto del quale si parlava da molti anni ma che, dopo la seconda intifada e la conseguente ondata di attentati, il gabinetto di Ariel Sharon ha deciso di attuare, applicando il cosiddetto distacco unilaterale di Israele dalla Palestina. La creazione dell'enorme barriera ha visto un consenso più o meno generale delle forze politiche, con importanti distinguo sia nel mondo intellettuale di sinistra che nei commentatori della parte più consrvatrice della scena culturale dello stato ebraico. Da un lato personaggi del calibro di David Grossman, scrittore e giornalista, che ha definito il muro come "un'altra azione atta solo a dare al popolo di Israele l'illusione di una temporanea sicurezza; che avrà come effetto principale quello di soddisfare gli israeliani con un sostituto contraffatto al posto del processo di pace ". Dall'altra gli opinionisti più conservatori che vedono la fine del sogno della creazione del "grande stato israeliano", con acclusi i territori di Gaza e la West Bank, che rimarranno invece al di là del muro, nella parte palestinese. Se il muro ha creato reazioni discordanti in patria, unica è stata la reazione di condanna da parte palestinese. In un'intervista rilasciata lo scorso gennaio al giornale francese "Le Parisien" Yasser Arafat ha attaccato la costruzione del muro che circonderà fra l'altro anche la città di Gerusalemme, controllata dalla Autorità Nazionale Palestinese. "Com'è possibile che si eriga questo muro di Berlino intorno alla città santa di tre religioni? - ha tuonato il leader palestinese - E' inaccettabile, è una vera e propria ebreizzazione di Gerusalemme". Israele viene inoltre accusata di voler approfittare del muro per annettere al proprio stato parti importanti dei territori della West Bank, andando oltre la linea verde e che almeno 14 villaggi vedranno tagliate le vie d'accesso ai campi coltivati diventati da tempo la fonte principale di sostentamento per il popolo palestinese. Dal canto loro i vertici politici israeliani giustificano il muro come condizione di sicurezza per poter ricominciare a parlare di pace e dicono che solo tra tre anni, quando l'opera sarà finita, si potranno riaprire seri negoziati con i palestinesi.

 

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Num 23 Marzo 2003 | politicadomani.it