Pubblicato su Politica Domani Num 23 - Marzo 2003

Cinema
Gangs of New York
Storia di un'America sconosciuta

Giorgio Razzano

È stato definito il film "più grande e spettacolare di tutto l'anno 2003". L'aver aspettato così tanto prima di vederlo in sala è prova di quanto la preparazione sia stata ansiosa, sofferta e difficile; la gestazione di questo progetto è durata circa trent'anni; la realizzazione altri tre lunghi anni e i rinvii sono stati ben due.
Il regista Martin Scorsese ha messo in scena, in uno spettacolo grandioso (100 milioni di dollari investiti), una storia che parla della sua Manhattan, quella della metà dell'Ottocento, quando arrivarono le prime ondate di emigranti irlandesi cattolici in cerca di fortuna e che trovarono invece sangue, violenza, rivolte, odio. A questi temi metropolitani (a cui il regista ha dato ampio spazio nei suoi precedenti film) si aggiungono la guerra civile, il crimine e i suoi contorni, la religione, i rapporti con i diversi ceti sociali e l'emigrazione. La riscoperta dei valori propri del mondo d'oltre oceano, la cultura e il modo di pensare dei suoi abitanti sono il risultato di tutte quelle immigrazioni europee svoltesi nel corso di poco più di due secoli. Scorsese mostra un'America e, soprattutto, una downtown New York che hanno trovato le loro fondamenta nel sangue, nella miseria e nella corruzione, ma anche nella speranza di un futuro migliore. Le rivalità di quartiere hanno dato carattere a questa gente, che crede in quei valori che saranno a fondamento del pensiero degli Stati Uniti, presentati qui come il baluardo delle libertà, valori ai quali aderiranno velocemente e completamente gli europei che si trasferiranno negli Stati Uniti.
L'azione ruota tutto intorno ad attori come Leonardo Di Caprio (tornato alla ribalta dopo l'esperienza del Titanic) nelle vesti di Amsterdam Vallon, un giovane americano di origine irlandese che deve vendicare la morte di suo padre, la bella Cameron Diaz (Jenny Everdeane) e Daniel Day-Lewis (Bill il macellaio), da molto tempo assente dagli schermi cinematografici. Gli attori sembrano incollati dentro una New York incredibilmente avventurosa, quasi un'ambientazione western privata del tipico paesaggio, curata nei minimi dettagli, i cui set sono stati ricostruiti a Roma negli stabilimenti di Cinecittà. Il regista ha affermato: "Questa potrebbe essere davvero l'ultima volta che vengono creati dei set così enormi". Grazie alla mano maestra di Dante Ferretti, grande scenografo italiano, sono stati ricostruiti edifici di legno a due piani, lampioni a gas, il faro, la fabbrica di birra. Ferretti ha riciclato per le scene del porto lo stesso bacino d'acqua già sfruttato da Fellini per Amarcord, Casanova, E la nave va. Gli interni sono stati realizzati tutti nel Teatro 5, uno dei più grandi del mondo e sono state impiegate 19.000 comparse. Splendida la fotografia, fatta di colori caldi e fumosi, che diventa sanguigna nelle scene degli scontri tra le bande. Le 10 Academy Awards Nominations assegnate al film e i probabili Oscar che riceverà saranno il corollario di un lavoro svolto con grande esperienza e imponente dispiego di mezzi, quali oggi raramente si vedono e si usano per creare film originali e innovativi.
Un film dunque tutto da scoprire, capire, e forse anche studiare (i testi scolastici non fanno cenno di questa storia autentica). Ancora una volta Scorsese ha prodotto una grande opera, probabilmente l'ultimo dei grandi kolossal ricostruiti in studio.

 

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Num 23 Marzo 2003 | politicadomani.it