Pubblicato su Politica Domani Num 23 - Marzo 2003

Giustizia
Verso un nuovo codice penale
Il Codice Rocco dal 1944 ad oggi

Alessandro De Angelis

L'attuale codice penale italiano, il Codice Rocco, in vigore dal 1930, sin dalla seconda guerra mondiale è stato oggetto di dibattiti in ordine alla possibilità di una sua riforma. Le prime importanti modifiche furono realizzate nel 1944 dal Governo Bonomi. Con il decreto luogotenenziale del 14/9/1944 furono introdotte: l'exceptio veritas, con la quale si riconosce all'imputato di reato di ingiuria il diritto di provare la verità del fatto, per meglio garantire il diritto di critica e una più generale libertà di espressione, e le attenuanti generiche, cioè le circostanze, non previste dalla legge, che spetta al giudice individuare, in modo da rendere la condanna il più possibile adeguata. Con il decreto luogotenenziale del 10/8/1944 venne abolita la pena di morte per i delitti comuni, anticipando così un orientamento di politica penale che verrà poi sancito nell'articolo 27 della Costituzione del '48. Il 2/1/1945 fu istituita dal guardasigilli Tupini una commissione per la revisione del codice penale della quale facevano parte giuristi come Petrocelli, Vassalli, Bettiol e Leone. La commissione aveva davanti due strade possibili: una modifica parziale al codice vigente oppure la redazione di un nuovo codice avente come riferimento il codice Zanardelli del 1889. Dottrina e Giurisprudenza erano molto divise. C'era chi era contrario a una modifica del Codice Rocco, sostenendo che esso risentiva della ideologia fascista, e chi invece lo difendeva sostenendo che era un'opera scientifica nella quale si compendiavano capacità e preparazione giuridica. I sostenitori del codice ritenevano che, avendo esso accolto istanze riformatrici preesistenti al 1930, aveva bisogno di una semplice modifica parziale. Nel luglio del '45 la Commissione presentò un progetto di riforma della parte generale dove era prevista l'abolizione della pena di morte, mitigata nella pena dell'ergastolo; in materia poi di delitto politico e di estradizione si tornò sostanzialmente alle disposizioni del Codice Zanardelli. Il progetto di riforma fu poi esaminato ed ampliato dal comitato esecutivo del 1949: veniva proposta una riforma metodologica di tutta la parte generale e l'aggiunta di una parte speciale sulla moderazione della misura delle pene. Anche questo progetto incontrò molte opposizioni e non fu approvato. Archiviato il progetto del '49, ci fu un periodo di stasi. Nel '56 il guardasigilli Aldo Moro nominò una Commissione ministeriale con il compito di preparare un disegno di legge che introducesse le riforme al codice penale ritenute più urgenti. Il progetto di riforma preparato dalla Commissione non raggiunse mai le sedi parlamentari. Stessa sorte ebbero i successivi progetti del '63 e del '68. Nel frattempo vennero introdotte alcune modifiche: all'art. 57, in materia di reati commessi a mezzo stampa; l'allargamento dell'applicazione della sospensione condizionale della pena; e l'ammissione dei condannati all'ergastolo alla liberazione condizionale. Nel '74 ci fu la svolta: tramite decreto legge furono introdotte importanti modifiche in tema di recidiva, sospensione condizionale della pena, concorso formale di reati, reato continuato, concorso di circostanze. È di quel periodo la riforma del sistema penitenziario (1975) e la legge n. 689/81 con la quale veniva notevolmente ridotto il ricorso alla pena detentiva grazie a un sistema sanzionatorio, la depenalizzazione e la circoscrizione dell'area dell'illecito penale. Un progetto di riforma globale del codice Rocco (uno schema di legge-delega) venne affrontato solo nell''88 con il progetto di riforma Pagliaro, Presidente di una Commissione nominata dal ministro della giustizia Vassalli; i lavori della Commissione terminarono alla fine del '91, ma solo nel '93 Giovanni Conso, guardasigilli del governo Ciampi, lo inviò per osservazioni e pareri alle facoltà giuridiche, ai consigli giudiziari e agli ordini forensi. La conclusione dei lavori della Commissione Pagliaro coincise con la crisi politico-istituzionale del '92: ancora una volta non era stato possibile avviare l'iter parlamentare previsto dalla Costituzione. Vi furono anche altri tentativi: il progetto Riz del '94, che però risultò disorganico e non fu accolto bene dalla dottrina; il progetto della Commissione Grosso (istituita con decreto ministeriale il 1/10/1998), che aveva come obiettivo la configurazione di un codice penale dall'impronta garantista, secondo la tradizione liberal-democratica. Anche questo fu messo di fatto nel cassetto dal nuovo Governo.
Nel Settembre 2001 i lavori per la riforma del codice penale sono stati affidati dal ministro della giustizia Castelli alla Commissione Nordio. Attualmente i lavori sono ancora in corso. La riforma del codice Rocco sembra comunque dipendere, oggi più che mai, dalle concrete possibilità che il nostro Paese ha di ritrovare stabilità politica all'interno e autorevolezza nell'ambito dei Paesi europei.

 

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Num 23 Marzo 2003 | politicadomani.it