Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Culture
Il Sud tra Greci e Latini
Le regioni meridionali punto di incontro tra due civiltà

Alberto Foresi

Un'altra linea di confine di cui spesso impropriamente si parla è quella riguardante le due principali sfere della Cristianità medievale, quella greca-orientale e quella latina-occidentale. Non che non sia spesso esistita una frattura fra questi due ambiti, a livello politico, ecclesiastico e teologico. Tuttavia, se scismi e conflitti vengono rimarcati, non pari importanza è attribuita ai legami ed ai punti di contatto fra questi due mondi. In particolar modo, almeno a livello di istruzione scolastica, viene usualmente trascurato il fondamentale ruolo di mediatrice svolto dall'Italia meridionale. Solo negli ultimi decenni si è assistito allo sviluppo di ricerche mirate ad evidenziare in tale ambito i punti di contatto tra Latinità e Grecità.
Da queste ricerche emerge la centralità delle regioni meridionali all'interno della struttura bizantina, in cui esse si integrarono dal punto di vista politico, religioso, culturale e linguistico. Calabria e Sicilia la Puglia meridionale, in età bizantina, appaiono ellenofone e questo aspetto, intorno al quale si sono formulate diverse teorie, al di là del risveglio di un preesistente sostrato etnico-linguistico greco preromano, è senza dubbio dovuto all'influsso su di esse esercitato dall'Impero romano d'Oriente. Tale influsso, al di là delle emigrazioni di monaci dall'area siro-palestinese e successivamente dalla Sicilia verso il Mezzogiorno peninsulare per sfuggire alle invasioni sassanide e araba, era intrinsecamente connesso alla struttura stessa del governo bizantino, caratterizzata dalla presenza di funzionari e militari greco-orientali che spesso si trapiantavano stabilmente nelle province loro assegnate. La partecipazione del Meridione alla vita costantinopolitana emerge anche considerando le figure dei siracusani Metodio, patriarca della capitale imperiale nel IX secolo, che ebbe il compito di chiudere definitivamente la controversia iconoclasta, Gregorio Asbesta, metropolita prima di Siracusa e poi di Nicea, di Giovanni Innografo e Costantino Siculo, esuli dall'isola a Costantinopoli in seguito alla conquista islamica. Se le campagne militari intraprese dagli Ottoni per la conquista del Meridione si conclusero in un fallimento, esiti migliori ebbe la politica filo-orientale di Ottone II e del suo erede Ottone III. Politica finalizzata ad assorbire e valorizzare i migliori esponenti della cultura italo-greca, probabilmente ispirata dall'imperatrice Teofano, bizantina di nascita e di cultura, consorte di Ottone II e, dopo la sua morte, reggente in nome del figlio Ottone III. È in questo momento che emerge la figura di Giovanni Filagato, monaco calabrese di Rossano, che, grazie al favore di Teofano, fu ministro presso la corte sassone, precettore di Ottone III, abate di Nonantola e arcivescovo di Piacenza. Filagato giunse infine al soglio pontificio, offertogli da Crescenzio Nomentano durante l'assenza di Ottone III da Roma, col nome di Giovanni XVI, contrapponendosi a Gregorio V (Bruno di Carinzia), prescelto quale papa dall'imperatore. Tale atto di insubordinazione, punito severamente da Ottone, sancì la fine della carriera politica ed ecclesiastica del rossanese. Nel X secolo anche il cenobio benedettino di Montecassino dava accoglienza a monaci provenienti dal mondo bizantino. S. Nicio, proveniente dal Dodecaneso, fu ospitato in romitori dipendenti dall'abbazia prima di fondare un suo monastero greco a Pontecorvo. Lo stesso S. Nilo di Rossano, la cui itinerante attività monastica fu contigua al mondo latino, con alcuni discepoli dimorò nella dipendenza cassinese di Vallelucio prima di fondare il cenobio di Grottaferrata. L'ascendente del santo rossanese sulla corte sassone e sulla sede romana è inoltre evidente allorché nella sua agiografia viene descritta la visita del santo ad Ottone III a Roma. In tale circostanza egli non solo fu ricevuto con deferenza dall'imperatore e da suo cugino, papa Gregorio V, ma gli fu anche donato il monastero extraurbano di S. Anastasio alle Tre Fontane. La fama del santo era inoltre in parte dovuta all'antico legame con S.Adalberto da Praga, la cui vocazione monastica era stata approvata da Nilo a Vallelucio, allorché gli consigliava come sede il monastero romano dei SS. Bonifacio ed Alessio. In tale monastero, sito sull'Aventino, dopo la rifondazione avvenuta al tempo di Ottone II si sperimentava la compresenza di monaci benedettini e basiliani e, grazie alla loro levatura culturale, il cenobio costituì un vivaio di intelligenze al servizio del Papato e dei Sassoni, divenendo la sede privilegiata dell'incontro tra Oriente greco-bizantino e Occidente latino-germanico. Ulteriore prova dei contatti tra Oriente mediterraneo e mondo latino-germanico troviamo nella vita di S. Gregorio di Cassano. Costui, monacatosi nel monastero greco di S.Andrea, a Cerchiara, in seguito alle incursioni arabe nella Calabria settentrionale si rifugiò a Buccino, nel Vallo di Diano, ove fondò un nuovo cenobio. Da qui, nonostante le pressioni del catepano - il governatore bizantino dell'Italia meridionale - per indurlo a stabilirsi a Costantinopoli, si recò a Roma, dove gravitò nell'ambito del già ricordato monastero dei SS. Bonifacio e Alessio. E a Roma dovette senza dubbio dar prova delle proprie capacità, visto che fu inviato quale abate nel monastero di Burtscheid dedicato ai SS. Apollinare e Nicola, filiazione di quello aventiniano, per lui appositamente fondato da Ottone III nei pressi della residenza imperiale di Aquisgrana.
(Continua)

 

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