Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Imprenditoria e sviluppo
Storia della Fiat
Cento anni di impresa made in Italy

Sara Andreoli

La Fiat ha il merito di essere stata tra i fondatori dell'industria automobilistica in Europa. La sua storia si identifica anche, in larga misura, con la storia dell'economia italiana, dello sviluppo industriale di un paese che grazie al suo marchio, nel secolo scorso, ha saputo imporsi da protagonista sulla scena economica internazionale. In questi mesi, quando si parla della Fiat, si parla di crisi, di problemi, di un'economia a rischio che mette in ginocchio migliaia di lavoratori. Ma la Fiat non è stata sempre questo anzi, fin dal secolo scorso, ha assunto un'importanza incomparabile all'interno del nostro paese, non soltanto in campo economico ma come un vero e proprio " simbolo nazionale".
La Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) venne fondata nel 1899 da un gruppo di investitori, tra cui Giovanni Agnelli, che seppero approfittare del fermento creativo e del clima sociale favorevole che caratterizzava in quegli anni Torino, città che fin da allora si presentava come "laboratorio di innovazioni". Provenienti da Racconigi, gli Agnelli erano una famiglia di ricchi agricoltori di gelso. Sarà sotto l'influenza di un gruppo di aristocratici torinesi appassionati di automobili che Giovanni Agnelli, insieme ad altri "ardimentosi", deciderà di fondare l'azienda, impiegando i capitali accumulati nell'agricoltura. Il 1° luglio 1899 fu redatto a Torino l'atto notarile che sanciva la nascita legale della Fiat. Gli anni a seguire fino al 1920 caratterizzarono un forte sviluppo delle industrie legate al nome di Giovanni Agnelli, il quale morirà appena conclusa la seconda guerra mondiale nel 1945. Agnelli assunse la presidenza nel 1901, subito dopo la sua fondazione, e approfittando della liberalizzazione delle importazioni di ferro e di acciaio allargò la produzione dalle automobili ai camion, ai motori aerei e alle navi. Grazie alle sue intuizioni la fabbrica aumentò notevolmente la sua produzione. Le vetture Fiat seppero imporsi subito, non solo sul mercato italiano ma anche su quello internazionale, qualificandosi come prodotti di lusso destinati ad un'élite di consumatori. Poi, nel 1910, la Fiat aprì la sua prima sede negli Stati Uniti (Poughkeepsie), e nel 1942 raggiunse la maturità economica trasformandosi in società per azioni.
A seguito della crisi prodotta dallo scoppio della prima guerra mondiale, Agnelli dovette decidere la strategia d'impresa necessaria a superare il difficile momento. Buona parte della produzione venne convertita in motori e veicoli militari, non solo per l'esercito italiano ma anche per i governi alleati di Francia, Gran Bretagna e Russia. Vi era inoltre l'intenzione di trasformare l'automobile da prodotto di élite a bene accessibile ad un pubblico sempre più vasto di consumatori. Vennero così realizzati in questo periodo modelli destinati a rilanciare l'auto in Italia e ad innescare il processo di motorizzazione di massa. Nel 1927 venne creata l'IFIL, un gruppo societario simile ad una holding, con il quale la famiglia Agnelli si garantiva l'assoluto controllo sulla Fiat. Lo scoppio della seconda guerra mondiale e di quella italo-etiopica condussero ad una profonda crisi l'azienda, che, tra l'altro, nel 1942 fu bombardata dall'aviazione inglese. In questo periodo ebbe luogo un'ondata di scioperi che coinvolse tutte le sedi della fabbrica. Tutti questi fattori risultarono essere un freno al modello di sviluppo progettato dall'azienda. Alla morte di Giovanni nel 1945, la direzione della Fiat fu assunta da Vittorio Valletta che ne risollevò le sorti negli anni '50 sia con la produzione di nuove vetture, sia attraverso l'acquisizione di nuove quote di associazione in partecipazione (joint venture). Valletta era convinto che l'Italia avesse davanti a sé un'enorme prospettiva di crescita industriale. Occorreva produrre il tipo di auto che le grandi case americane non fabbricavano: vetture di piccola cilindrata. Ed è proprio dalla metà del decennio che le piccole Seicento e Cinquecento cambiarono il volto del paese, rendendo l'auto un bene disponibile a tutti. Realizzate in milioni di esemplari, queste utilitarie familiarizzarono gli italiani con la "nuova realtà dell'automobile" diventando il simbolo stesso del "miracolo economico" e della trasformazione industriale del Paese.
Nel 1963 Gianni Agnelli, nipote del fondatore, assunse la carica di amministratore delegato fino al 1966, anno in cui diventò presidente del gruppo industriale fondato da suo nonno, avviando una serie di iniziative che ne rafforzarono la presenza internazionale. Inoltre dal 1974 al 1976 Gianni ricoprì il ruolo di presidente della Confindustria, assumendo la presidenza del consiglio di amministrazione dell'IFIL e della Fondazione Agnelli. Oltre che per la Fiat però l'avvocato sarà sempre ricordato per aver dato lustro e successi alla Juventus, società sportiva fondata agli inizi del secolo scorso. Infine nel 1991 venne eletto senatore a vita dalla Repubblica Italiana. Anche il fratello Umberto ebbe un ruolo fondamentale sia all'interno dell'azienda che della società. Assunse diverse cariche tra cui amministratore delegato della Fiat, dirigente della Lancia e della Piaggio, vicepresidente della Fiat nel 1976, anno in cui venne anche eletto come senatore nelle liste della Democrazia Cristiana. Nel 1980 fu vicepresidente dell'IFIL, amministratore delegato nel 1993 e vicepresidente onorario della Juventus.
La famiglia Agnelli ha scritto una pagina fondamentale non solo della storia economica dell'Italia ma anche di quella politica e sociale. Un nome importante, legato ad un'azienda altrettanto importante che rischia di soccombere nelle mani dei "soliti ignoti"…

 

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Num 22 Febbraio 2003 | politicadomani.it