Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Politica estera USA
Medioriente - Corea del Nord
Improbabile pace su due fronti di possibili guerre

Marianna Bartolazzi

Nonostante l'opposizione di Israele, i delegati di Usa, UE, Russia e Onu, il cosiddetto "Quartetto", si sono riuniti a Londra (luglio 2002). L'incontro seguiva l'altro di Madrid il 10 aprile, nel quale era stato richiesto "l'immediato ritiro delle truppe israeliane dalle città palestinesi, tra cui Ramallah e in particolare il quartier generale del Presidente Arafat". Il sottosegretario William Burns, responsabile degli affari mediorientali per il Dipartimento di Stato americano, guidava la delegazione di Washington. Nabil Abu Rdeneh, primo consigliere di Yasser Arafat, dicharò ai giornalisti riuniti a Ramallah che la conferenza di Londra rappresentava "un messaggio politico molto importante al governo israeliano da parte dell'amministrazione britannica e della comunità internazionale, sul fatto che l'intera comunità internazionale non accetta le misure imposte da Israele alla popolazione e alla leadership palestinese". Da Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Richard Boucher, precisava invece che la conferenza aveva avuto come primo obiettivo la promozione del progetto del presidente George W. Bush, consistente in "due Stati, Israele e Palestina, che possono convivere l'uno al fianco dell'altro in pace e stabilità". L'America, portatrice di pace, quindi. Una pace difficile da raggiungere, ovunque. Il 10 gennaio scorso, la Corea del Nord ha posto fine alla moratoria sugli esperimenti missilistici sulla propria penisola, dove Nord e Sud sono formalmente ancora in guerra - l'armistizio firmato nel 1953 non è mai stato trasformato in trattato di pace - e ancora si verificano incidenti fra le due marine (l'ultimo è del giugno scorso, quando da una nave della Corea del Nord sono stati sparati colpi contro una unità navale della Corea del Sud e nell'incidente ci sono stati 4 morti e 18 feriti fra i marinai della Corea del Sud). Il ritiro dall'impegno a non effettuare lanci di prova dei propri missili è stato annunciato a Pechino dall'ambasciatore della Corea del Nord Choe Kim-su, il quale ne ha attribuito agli americani la responsabilità. Il fatto più curioso è che la moratoria sui test non proveniva da un accordo bilaterale, ma si trattava di una decisione unilaterale del regime comunista nel 1999. Lo stop alla moratoria è stato preceduto dal ritiro del trattato di non proliferazione nucleare e dalla cacciata degli ispettori dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica), insieme all'annuncio che i reattori di Yongbyon, fermi dal 1994, sarebbero stati riattivati. Cosa è successo? Secondo la Corea, gli americani avrebbero violato gli accordi del 1994, quando Piongyang accettò di bloccare le centrali nucleari a grafite, in cambio della costruzione di due reattori ad acqua leggera da parte di un consorzio di aziende di Washington, Seul e Tokyo; i reattori sarebbero stati utilizzati per generare energia, e il progetto si sarebbe dovuto finire quest'anno. I lavori invece sono appena iniziati e non termineranno prima del 2007. Inoltre gli Usa, accusa la Corea del Nord, avrebbero violato un altro impegno: fornire gratuitamente il carburante che la Corea non può produrre da sola o acquistare all'estero. Gli americani hanno dichiarato a loro difesa di avere bloccato il flusso petrolifero perché la Corea aveva già avviato un altro progetto nucleare.
Bush e Powell, però, non hanno intenzione di riservare alla Corea del Nord lo stesso trattamento che probabilmente spetterà a Saddam. Perché? Saddam è un potenziale acquirente di armi di distruzione di massa, ma la Corea del Nord è già un potenziale venditore, e può diventare un problema più immanente della questione irachena, afferma sul New York Times l'ex-segretario di stato di Clinton, Warren Christopher. E allora, perché l'Iraq sì e la Corea no? Probabilmente perché in una guerra contro la Corea del Nord gli USA metterebbero a rischio i 40.000 soldati Usa stanziati a Seul, oppure perché, in ultima istanza, si scontrerebbero con la Cina, tanto più che anche la Corea del Sud sembra non trovarsi d'accordo con gli Stati Uniti.

 

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