Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Papa Wojtila unico grande politico
Lettera al mondo
Nota dottrinale per tutti gli uomini

Simona Ottaviani

Se risaliamo al significato originario del termine "politica" quale "regolamentazione della vita associata" senza guadagni economici da perseguire, senza interessi coperti da improbabili ideali sbandierati al vento, allora si può certamente affermare che il Papa è l'unico grande uomo politico rimasto sull'intero pianeta. Non avendo elezioni amministrative da vincere, né leggi da far approvare e neppure, almeno su questa terra, un "capo" a cui rendere conto del proprio operato, è ormai l'unico a parlare al mondo con chiarezza e senza ambiguità.
Nell'ultima "Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica" presentata alla metà di gennaio ad un esercito di giornalisti e politici che l'attendevano con impazienza, il Santo Padre, in collaborazione con i Cardinali Ratzinger e Bertone, ha dato vita ad un vero e proprio vademecum, non solo per i politici, ma per tutti i cristiani che in un modo o nell'altro sono socialmente impegnati. Scopo della nota è cercare di fare un po' di luce, per avere rischiarata la strada, soprattutto in questo periodo in cui la parola guerra è all'ordine del giorno e in cui la clonazione umana non è più fantascienza. Cardine del documento è il concetto di laicità - che sempre più spesso viene confuso con quello di ateismo e di pluralismo etico -, ossia di autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica ma non da quella morale. Si lascia ai politici la possibilità di scegliere un partito in cui si riconoscono e che li rappresenti, viene ribadita la separazione tra la realtà politica e quella religiosa, valore ormai acquisito dalla civiltà occidentale, ma con la chiara consapevolezza che ai valori etici e morali non si può rinunciare. Perché "i fedeli laici non possono abdicare alla partecipazione alla politica" (Concilio Vaticano II) così come "l'uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale" (S. Tommaso Moro).
Due valori sopra ogni altro vanno rispettati: "la dignità e la centralità della persona" e il "bene comune", che sono a fondamento della democrazia e non sono valori confessionali. Viene fatta una sorta di "elenco" di esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili di cui fanno parte temi anche scottanti. I primi ad essere citati sono aborto ed eutanasia: deve essere tutelato il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale, e viene ribadito il diritto e il dovere dei cattolici ad intervenire per richiamare al senso più profondo della vita; tutti, sottolinea il documento, hanno responsabilità nei confronti della vita e l'obbligo di opporsi ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana.
Viene poi affrontato il tema della tutela e della promozione della famiglia fondata sul matrimonio; della tutela sociale dei minori e della liberazione dalle moderne forme di schiavitù (come la droga e la prostituzione). Viene trattato il diritto alla libertà religiosa e importantissimo è l'invito a sviluppare un'economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà.
Ultima, non certamente per importanza, è la definizione di pace che viene data in questo documento: la pace è "frutto della giustizia ed effetto della carità; che esige il rifiuto della violenza e del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la responsabilità politica".

 

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Num 22 Febbraio 2003 | politicadomani.it