Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Politica estera USA
La guerra in Iraq
Sulla regione l'ombra di Saddam, del petrolio e della Cina

M.B & M.M.

La Corea del Nord si prepara ad una guerra "preventiva" contro gli USA: se risulta provato che forze militari australiane appoggiano la Corea del Sud contro la Corea del Nord, il reattore di Yongbyon comincerà a produrre plutonio per costruire armi nucleari. Il segretario della difesa americano Donald Rumsfeld riconosce la pericolosità della situazione in Corea ma, assicura, gli USA sono pronti a intervenire in ogni parte del globo, nel caso fosse necessario. Nonostante il pericolo nucleare costituito dalla Corea del Nord - uno dei tre "Stati canaglia", secondo Bush - i preparativi di guerra contro l'Iraq vanno avanti.
Il 5 febbraio, di fronte ai tre membri chiave del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Francia, Cina e Russia), il segretario di stato americano Colin Powell, in un discorso di 80 minuti, ha utilizzato registrazioni di conversazioni segrete, fotografie scattate dal satellite e altro materiale a cui recentemente è stata tolta la qualifica di segreto di stato, per dimostrare che Saddam Hussein possiede delle riserve di WMD (armi di distruzione di massa), ma non ha convinto i tre membri del Consiglio. Francia e Germania, insieme ad altri paesi, chiedono che le ispezioni in Iraq proseguano e cercano di evitare lo scontro frontale con gli USA. Un'azione militare americana, infatti, non supportata da una risoluzione Onu, metterebbe in imbarazzo l'Italia e la Gran Bretagna e permetterebbe a Francia e Germania di rimanere fuori del conflitto. Anche Russia e Cina, pur contrarie all'attacco, evitano scontri frontali con gli USA: il ministro degli esteri cinese ha affermato di sperare in una soluzione pacifica, anche se, dice, la situazione è molto tesa.
Intanto la Turchia ha acconsentito all'ammodernamento delle basi militari USA sul proprio territorio e a Bruxelles il Consiglio della Nato ha raggiunto un accordo sulle misure militari di appoggio alla Turchia: dispiegamento di aerei radar Awacs, uso di sistemi antimissile Patriot, utilizzo di aerei cisterna per il rifornimento in volo e messa in opera del centro Nato scientifico-militare contro le armi nucleari, biologiche e chimiche.
Altre richieste americane sono state fatte cadere: ad un coinvolgimento delle truppe dell'Alleanza atlantica nelle operazione di peace-keeping previste per il dopo-Saddam si sono opposte soprattutto Francia, Germania e Belgio che considerano prematura qualsiasi decisione in proposito. Oltre all'equilibrio della zona mediorientale, oltre alle riserve di petrolio dell'Iraq e a quelle ancora inesplorate delle regioni vicine, come l'Uzbekistan, fra Russia e Cina, dove sembra che ci siano immensi giacimenti di greggio ancora da scoprire (e sfruttare), lo sforzo degli USA sembra concentrato nell'ottenere dalla Russia e dai paesi dell'UE un appoggio volto a tenere a freno una potenza emergente con cui certamente in un prossimo futuro occorrerà fare i conti: la Cina.
Gli interessi dei paesi europei però e quelli della Russia non coincidono, per il futuro, con quelli statunitensi, né in passato vi hanno sempre coinciso. Inoltre, mentre la Russia è alla ricerca di un suo equilibrio interno sul quale ricostruire la propria immagine di grande potenza, la Cina e l'UE, sia pure seguendo vie del tutto diverse, stanno cercando di affermarsi come forti entità politico economiche indipendenti dal predominio degli USA, l'unica superpotenza rimasta sul pianeta, e capaci proprio per questo di garantire sul pianeta un più probabile equilibrio senza del quale nessuna pace è possibile.
Intanto, per l'immediato, la guerra è una realtà terribilmente concreta: e la cosa terribilmente buffa o forse solo terribilmente triste è che ciascuno ne segue gli sviluppi e la sua inesorabilità dal televisore di casa, quasi fosse l'ultima soap-opera di grido.

 

Homepage

 

   
Num 22 Febbraio 2003 | politicadomani.it