Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Africa
Infanzia violata: bambini soldato
Un fenomeno agghiacciante di enormi proporzioni

Daniele Proietto

Degli oltre 300.000 bambini e bambine sotto i 18 anni coinvolti in conflitti, 120.000 appartengono al continente africano (Algeria, Angola, Burundi, Congo Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo, Liberia, Ruanda, Sierra Leone, Sudan e Uganda). Alcuni sono arruolati regolarmente, infatti per certi paesi la legge fissa a 15 anni l'età minima per l'arruolamento; fatta eccezione per una piccola percentuale di bambini che si arruolano volontariamente costretti dalla fame, nella maggior parte dei casi i piccoli vengono rapiti da guerriglieri senza scrupoli degli eserciti irregolari che strappano i bambini dalle braccia dei loro genitori e li portano via, lontani dal loro villaggio e dalla loro casa. I bambini diventano soldati a tutti gli effetti: i più piccoli vengono utilizzati come portatori di munizioni e vettovaglie, gli altri vengono addestrati e subito mandati a combattere in prima linea, spesso perfino senza armi, oppure vengono inviati in avanscoperta sui campi minati. Per i pochi che riescono a raggiungere l'età adatta, inizia l'addestramento all'utilizzo delle armi da fuoco (in genere vecchi kalashnikov Ak47, o fucili d'assalto americani M16). Per chi si rifiuta di impugnare le armi la punizione è terribile: sono loro amputate le mani, un severo monito anche per gli altri bambini. Per chi invece tenta la fuga, la punizione è la morte per mano dei suoi stessi compagni. I bambini vengono trasformati in guerriglieri nutriti di odio e di violenza, grazie anche ai "compiti speciali" che vengono loro assegnati: uccidere i propri parenti o compiere razzie nel proprio villaggio. Quello dei bambini soldato è un fenomeno che si sta diffondendo molto rapidamente: in uno scenario che vede guerre sempre più lunghe e logoranti diventa necessario un continuo apporto di risorse umane, e se poi queste si riescono a procurare quasi gratuitamente, tanto di guadagnato. I "soldati in miniatura", sono più temuti dei "colleghi" più anziani: la loro giovane età li rende più incoscienti e meno consapevoli del pericolo e le sostanze stupefacenti che sono obbligati ad assumere dai guerriglieri, li aiutano ad avere meno paura e ad ottenere una maggiore resistenza fisica.
La condizione di questi bambini seppur drammatica, è migliore di quella in cui vivono le bambine:
molte di loro vengono assegnate ai guerriglieri più anziani e più "valorosi" per soddisfare i loro desideri sessuali, altre invece subiscono lo stesso addestramento dei ragazzi.
Un esempio per tutti: l'esercito di bambini che agisce fra il Sudan e il nord Uganda si chiama Lord's resistence army, ovvero Esercito di resistenza di Nostro Signore. Il capo dell'organizzazione Joseph Kony, è poco più che trentenne e i soldati da lui guidati hanno fra i 10 ed i 20 anni. La vera particolarità dell'Esercito di Nostro Signore, è che i bambini soldato vanno in giro a caccia di altri bambini per reclutarli: entrano nelle scuole impugnando delle armi e obbligano gli scolari a seguirli. Chi si oppone è ucciso davanti a tutti.
Molte testimonianze sono state raccolte. Concy Abanya, una ragazzina di 14 anni, chinando il capo racconta: "Ci portarono in Sudan e ci dettero ai vecchi. A me toccò un uomo che da poco aveva ucciso la moglie"; Didi Odur Leko, un ragazzo di 14 anni dall'aspetto di un uomo stanco, rapito assieme a sette suoi coetanei dalla scuola di Kitgum, racconta: "Ci portarono al campo e chi non voleva usare le armi veniva mutilato".
Questo fenomeno distrugge tutte le speranze che l'Africa ripone nei suoi bambini. I pochi sopravvissuti non sono riassorbiti dalla Società da cui provenivano, che li emargina guardandoli sempre con sospetto e con terrore. Neanche le loro famiglie sono disposte ad accettarli: come potrebbero infatti dimenticare le violenze subite ad opera dei loro stessi figli?
La situazione è tale che non si riesce a capire quali dimensioni assumerà questo fenomeno nei prossimi anni, né si conoscono le misure che i governi africani intendono applicare per arginarlo. L'unica cosa certa è che assieme ad ogni bambino che non riesce più a ritrovare la sua strada di bambino o che muore sui campi di battaglia, muore un pezzo d'Africa.

 

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Num 22 Febbraio 2003 | politicadomani.it