Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Governare il mondo
La complessità del sistema
Inefficacia di un unico governo planetario centrale

Giovanni Battista Montironi

Non sappiamo quale sia il modello guida che suggerisce ad alcune forze politiche americane l'assunzione esplicita di un ruolo di dominio "imperiale" e centralizzato del mondo, sull'esempio di antichi imperi più o meno "globali" della storia passata.
Sappiamo però che non è questo il modello congeniale al governo "giusto" del mondo aperto ed interdipendente che si sta profilando.
Neppure nella visione più integralmente liberistica, perseguita dai grandi poteri economico-finanziari, si può configurare un sistema governabile efficacemente da un unico centro di controllo.
La cosa diventa ancora più utopistica se pensiamo di dover correggere la visione liberista con modelli di riequilibramento, che rendano la vita in un mondo "globale" meno drammatica e più confortevole per miliardi di persone.
Il sistema sociale che emerge dalla interconnessione e dalla interazione mondiale di numerosi poli "intelligenti" è "teoricamente "ingovernabile da un unico centro unificante". Secondo Niklas Luhmann, uno dei più attenti studiosi dei sistemi sociali, resi complessi da una elevata differenziazione, "innanzi tutto nei sistemi differenziati non c'è alcun luogo privilegiato (cioè una centrale onnisciente) da cui l'intero sistema, compreso lo stesso sistema centrale, possa essere scrutato" (Teoria politica nello stato del benessere, F. Angeli pag.81).
Ogni tentativo di rendere possibile il controllo di un mondo diversificato nelle sue componenti e complesso nella sua rete di interazioni, tramite una "riduzione della complessità" basata su una forma di governo meccanicamente unificata e centralizzata, è destinato al fallimento.
O il mondo si frantuma in componenti singolarmente sottomesse, ma tra loro separate e reciprocamente incomunicabili ed ostili, ovvero la spinta alla intercomunicazione sarà così forte da rendere ingovernabile il sistema con quel mezzo. Il governo di un sistema mondiale, sia economico-finanziaro, che socio-culturale, non può che essere l'assunzione da parte dei differenti componenti di un comportamento "sistemico", capace di armonizzare l'assunzione di ruoli di partecipazione "locale" alla regolazione "globale". Questa è, per esempio, la vera difficoltà che si incontra nella costruzione di una unità europea: resa forte nella sua globalità, dal potenziamento della partecipazione delle varie singolarità già esistenti e storicamente radicate. Forse per la prima volta nella storia si assiste ad un tale processo.
L'assunzione di un modello di convivenza e di armonizzazione di soggetti autonomi, addirittura a livello mondiale, non può che basarsi su una crescita complessiva del livello di coscienza collettiva.
Fatta salva la differenza dimensionale, il processo dovrebbe essere simile al salto di qualità che fanno le singole formiche nel costruire e governare il loro formicaio: infatti le sinapsi del cervello di una formica sono solo 100.000, il che vuol dire che una formica è del tutto incapace di concepire un oggetto complesso come il formicaio. Questo però è reso possibile da una forma di "sinergia" che le formiche realizzano costituendo insieme un sistema "pensante ed agente" di adeguata potenzialità.
Così la risposta che si potrebbe dare a chi diceva di poter governare prescindendo dai sentimenti e dai cervelli individuali è: oltre ad offendere i principi liberali di rispetto dei soggetti umani di cui si proclama difensore, questo modo di pensare rifiuta l'unica via veramente possibile per rendere più vivibile un mondo complesso con la partecipazione libera, responsabile e preziosamente diversificata di tutti.

 

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