Pubblicato su Politica Domani Num 22 - Febbraio 2003

Software libero
Che cos'è l'open source
Tra risparmio e sicurezza nazionale

G.I.

Letteralmente Open Source significa sorgente aperta. Il source o codice sorgente è il codice interno che organizza la struttura del programma e ne permette il funzionamento. Il software proprietario, quello soggetto a diritti di proprietà intellettuale, non consente all'utilizzatore l'accesso ai sorgenti. Al contrario il software open source, basa sulla condivisione dei sorgenti la possibilità di migliorare e creare nuove versioni di un programma. Esso può essere liberamente duplicato e distribuito: ogni nuovo utilizzatore ne può modificare il codice sorgente per correggerne difetti o per adattarlo alle proprie necessità.
Emblema dell'open source è il sistema operativo Linux. Esso, originariamente creato da Linus Torvalds, è stato in seguito elaborato in svariate versioni. Quella attualmente più diffusa è GNU/Linux, opera dello GNU Project, progetto lanciato nel 1984 per sviluppare un sistema operativo, tipo Unix, libero da Copyright. GNU è acronimo ricorsivo di Gnu is Not Unix, con evidente gioco di parole tra Gnu e New (nuovo).
La possibilità di adattare il programma modificando i sorgenti ha fatto sì che Linux fosse adottato principalmente da addetti ai lavori ed hacker. Perciò potenzialità e stabilità del sistema hanno trovato uno sviluppo maggiore rispetto all'interfaccia grafica; il che consente un utilizzo meno intuitivo rispetto a Windows. Negli ultimi anni sono sempre più le persone che si avvalgono di Linux pur non avendo grosse conoscenze informatiche. Si è determinata così una maggiore attenzione all'usabilità del sistema.
Questione d'importanza fondamentale è l'adozione dell'open source nelle pubbliche amministrazioni. Uno Stato, utilizzando software proprietario, non può conoscere la reale struttura del programma, con evidenti ripercussioni sulla sicurezza. Le falle, che permetterebbero intrusioni di hacker e sottrazioni di dati, sono argomento comune dei detrattori di windows. C'è chi è arrivato ad ipotizzare che Microsoft includa nei sistemi operativi programmi per spiare i propri clienti. Il problema è che, rimanendo segreti i sorgenti, ogni ipotesi è plausibile. Se ciò è inquietante per un privato è facile pensare cosa significhi una simile insicurezza per uno Stato.
Per continuare a mantenere tra i propri clienti le pubbliche amministrazioni Microsoft ha lanciato il "Programma per la sicurezza governativa": i governi che acquisteranno nuove soluzioni Microsoft potranno accedere ai sorgenti per verificarne la sicurezza. Sicuramente un passo avanti; che non risolve però granché: i codici sorgente non potranno essere modificati, conseguentemente le migliorie potranno essere apportate solo dal produttore che poi provvederà a vendere gli aggiornamenti. Lo Stato rimane così dipendente dalle politiche commerciali del produttore.
Non si vede perché i governi non dovrebbero invece puntare su una piattaforma che permetta loro di adattare autonomamente gli strumenti alle proprie esigenze. Sarebbe possibile in ogni momento apportare modifiche per rispondere a nuove necessità. Oltre che un vantaggio in termini di sicurezza, si registrerebbe un notevole risparmio economico.

 

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