Pubblicato su Politica Domani Num 21 - Gennaio 2003


TURISMO D'AUTORE

 

Goethe a Velletri
Tra arte e provocazioni popolane

"Velletri, 22 febbraio 1787

Velletri è in bellissima posizione, sopra una collina vulcanica che, collegata da altre colline solo verso nord, offre la più ampia seduta solo verso le tre altre direzioni.

Abbiamo veduto il museo del cavaliere Borgia, il quale, grazie alla sua parentela col cardinale e alle sue aderenze colla Propaganda, è riuscito a mettere insieme oggetti antichi preziosi ed altre cose curiose: idoli egiziani di pietra durissima, figurine in metallo d'epoca remota e recente, scavate nei dintorni, e quei bassorilievi di terracotta, pei quali si vorrebbe attribuire agli antichi Volsci uno stile tutto proprio.

Molte altre rarità d'ogni fatta possiede questo museo. Ho notato due cofanetti cinesi lavorati a seppia; sui lati dell'uno è riprodotto l'allevamento completo dei bachi da seta, sull'altro la coltivazione del riso: l'uno e l'altro d'un'estrema ingenuità e gran finitezza di esecuzione.
Ogni cofanetto, non meno del suo involucro, è d'una rara bellezza e non scomparirebbe nemmeno accanto al codice da me già ammirato nella biblioteca di Propaganda.

È certamente imperdonabile che un tal tesoro, a due passi da Roma, non sia visitato più spesso.
Posson servire però di scusa la poca comodità di tutte le escursioni in questi paraggi e il potente fascino dell'Urbe. Nel recarci alla locanda, alcune donne sedute innanzi alla porta ci hanno domandato se anche noi non volessimo acquistare degli oggetti antichi; e poiché ci siamo mostrati tutt'altro che restii, sono andate a prendere delle vecchie casseruole, delle molle pel fuoco e non so che altri utensili di cucina senza alcun valore, ridendo a crepapelle per averci presi in giro. Montammo allora su tutte le furie, ma il nostro cicerone riuscì a rabbonirci, asserendo che quella era una burla tradizionale del paese, alla quale tutti i forestieri devon pagare il loro tributo.

Scrivo tutto questo in una pessima locanda, né mi sento la forza e la lena di continuare. Felicissima notte, dunque!"

[Da J.W. Goethe "Viaggio in Italia", ed. Sonzogno]

Nel suo viaggio in Italia, Goethe ha dedicato alcune giornate a visitare la campagna dei castelli romani. Una delle tappe è stata Velletri, della quale l'artista ha lasciato, probabilmente, anche uno schizzo a matita, penna e china di una località collinosa non precisata. Il ricordo del poeta è diviso fra l'ammirazione per le opere conservate al museo Borgia, e lo stupore per la sfrontatezza delle donne veliterne.


Museo Borgia
Breve storia di una collezione famosa e sfortunata

La fama della collezione d'arte del Museo Borgia a Velletri è antica, ma la sua storia è costellata di difficoltà di ogni genere che ne hanno provocato la dispersione e, in parte, la scomparsa.

La famosa raccolta apparteneva alla famiglia Borgia, forse imparentata in qualche modo con il papa Alessandro VI. Essa era stata iniziata nel XVII secolo da Clemente Erminio Borgia (1640-1711). Alessandro Borgia (1682-1764), Arcivescovo di Fermo eredita la collezione e la arricchisce di un cospicuo medagliere. Nel 1748, nella piccola badìa della Trinità, attigua al palazzo, viene sistemato un lapidario organizzato secondo un criterio museografico. Successivamente il cardinale Stefano Borgia, costituisce il suo celebre Museo approfittando del fatto che, come Segretario di Propaganda Fide, l'organo ufficiale responsabile della politica missionaria della Chiesa, fin dal 1770 è in grado di raccogliere oggetti provenienti da paesi che erano esclusi dai normali canali battuti dai collezionisti di opere d'arte.
Il museo ben presto diventa conosciuto in tutto il mondo ed è meta di visitatori e studiosi.
Alla morte del Cardinale però ha inizio il processo di dispersione delle opere. Il nipote, Camillo, giacobino e voltabandiera propone l'acquisto del museo al re Gioacchino Murat di Napoli: il re accetta e la collezione Borgia viene trasferita nell'Accademia reale degli Studi di Napoli. Le opere in giacenza nei locali di Propaganda Fede a Roma, che il Cardinale Stefano Borgia non era riuscito a far rientrare a Velletri, grazie a un testamento (peraltro contestato) diventano definitivamente proprietà della Congregazione. Per ultima arriva la guerra: quanto era rimasto della Collezione Borgia in dotazione alla città va perduto in seguito alla quasi totale distruzione del museo civico, durante i bombardamenti che hanno colpito il Palazzo Comunale.

È stato necessario aspettare quasi cinquant'anni perché il sogno di museo universale che Stefano Borgia aveva voluto realizzare, potesse essere ricomposto per la città, sia pure per un arco di tempo limitato, in due manifestazioni: il Convegno Internazionale "Le Quattro Voci del mondo: arte, culture e saperi nella collezione di Stefano Borgia 1731-1804" (nel 2000) e la splendida mostra al Palazzo Comunale "La collezione Borgia. Curiosità e tesori da ogni parte del mondo" (marzo-giugno 2001).

 

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Num 21 Gennaio 2003 | politicadomani.it