Pubblicato su Politica Domani Num 21 - Gennaio 2003

Cafè ChantanT
TRA PARIGI E NAPOLI
Tra intellettualismo, eleganza e spettacolo

Claudia Mariani

Oggi basta accendere la tv,ascoltare la radio…per assistere a numerosi interventi, dibattiti ed interviste di moltissimi intellettuali, più o meno veri. Ed essendo abituati ai nostri velocissimi mezzi di comunicazione, resta difficile , ma comunque molto romantico pensare che nel fervore illuministico del 700, la borghesia intellettuale ,per dibattere argomenti di moda tra mondanotà, filosofia e politica doveva darsi appuntamento nei clubs, nei salotti o nei cafè(coffee houses). Questi luoghi oltre ad aver rivoluzionato il circuito dell'informazione, lento ed èlitario, rappresentavano la "ricetta principale per dimenticare le percosse della fortuna, fuggire la malinconia, e addottrinarsi in molte cose che non si apprendono ad altre scuole, o si imparano con soverchia lentezza", per la mentalità intellettuale illuminista, come affermava Gasparo Gozzi.
Ma nel tardo settecento a far da protagonista non è solo il dibattitto intellettuale, ma anche i teatri cittadini e nazionali e la musica, che mescolati insieme hanno dato vita al "Cafè Chantant".
Le origini del cafè chantant, sono da far risalire a Parigi e a Londra, ma con il passare del tempo, questo "spettacolo", trovò terra fertile anche nell'Italia Partenopea. Così su modelli parigini, Napoli divenne la capitale italiana del Cafè Chantant, spettacolo diviso in due tempi e arricchito di numeri, di cui i primi erano animati da cantanti minori, da illusionisti e da sciantose sconosciute, per terminare poi con artisti famosi. Ma Napoli, nonostante le forti influenze francesi, riuscì a mantenere sempre una propria autonomia sulle esibizioni del caffe concerto, dando origine allo spettacolo dello spogliarello, attraverso il pezzo di Luigi Stellato e francesco Melber"A Cammesella". Così in poco tempo napoli potè vantare della presenza dei più importanti, famosi ed eleganti Cafè Chantant, come quelli di Strasburgo, Birreria Monaco, Caffe turco, circo delle varietà, il Salone Marcherita. La maggior parte di essi erano situati all'interno della galleria Umberto I. Di rilevante importanza fu il caffè Birreria Gambrinus, meglio conusciuto come "il Caffe delle sette porte", che diventò il più importante ed elegante luogo di convegno, dove sfilò tutta La Napoli di allora. Il suo splendore visivo era dovuto alla collaborazione per la sua realizzazuione di grandi artisti ed artigiani che fecero diventare il locale un piccolo museo. Ma il più importante locale fu il salone Margherita che divenne a poco a poco un picolo teatro in cui si poteva assistere alle esibizioni dei migliori macchiettisti come Maldacca, Viviani…e delle più eleganti sciantose come Elvira Donnarumma e Gilda Mignonette, che fingendosi francesi, riuscivano ad incare tutto il pubblico borghese e non, intellettuale e non, napoletano e non…con il loro "coupde-ventre", meglio conosciuto come "A mossa", con la loro voce, ma anche con parodie, imitazioni e improvvisazione, della quale erano maestre. Improvvisazione che forse manca in molte"sciantose del nostro spettacolo"contemporaneo.

 

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Num 21 Gennaio 2003 | politicadomani.it