Pubblicato su Politica Domani Num 21 - Gennaio 2003

Forma di Stato
L'Italia verso il federalismo
Dalla Bassanini del '97 al ddl sulla devolution di Bossi

Alessandro De Angelis

Negli ultimi cinque anni in Italia ci sono stati notevoli passi in avanti verso una riforma federalista. Nel '97 si sono mossi i primi passi con la prima Legge Bassanini, la quale ha introdotto sostanziali novità; tra queste il fatto che il principio di sussidiarietà non viene inteso solo in senso verticale, con esclusivo riguardo cioè ai rapporti tra i diversi livelli territoriali di Governo, ma anche in senso orizzontale, vale a dire che vengono considerati anche i rapporti tra il circuito degli enti territoriali e quelli che enti territoriali non sono.
Il principio di sussidiarietà, che serve a regolare il rapporto tra lo Stato e i cittadini, sta diventando un principio che può informare e marcare positivamente i passi legislativi che si stanno compiendo sul fronte del federalismo e della devoluzione dei poteri alle regioni. Oltre alla sussidiarietà, la "Bassanini" ha inciso sul principio del buon andamento dell'amministrazione; la legge infatti enuclea una serie di parametri: il principio di adeguatezza, il principio di omogeneità e l'unità dell'amministrazione attraverso i quali il legislatore ha cercato di riempire di un contenuto in qualche modo verificabile l'enunciato dell'art. 97 della Costituzione, che contiene una definizione di Pubblica Amministrazione molto generica. Dalla "Bassanini" ad oggi è stato un continuo fermento su questa materia che si è sviluppata per tappe successive:
(a) il progetto licenziato dalla Bicamerale il 4 novembre 1997, che conteneva però molti limiti tra cui il ripudio del federalismo cooperativo (in virtù del quale, nei rapporti tra centro e periferia,viene corretta la logica della separazione delle competenze: sono previsti infatti strumenti rivolti ad affidare la risoluzione dei conflitti d'interesse tra i diversi livelli territoriali di governo, e forme di confronto e di collaborazione tra questi);
(b) l'accordo sul federalismo nella primavera del 98;
(c) la Bozza Amato;
(d) la legge costituzionale n.1/1999;
(e) il progetto di riforma del titolo V della Costituzione.
Attraverso questo iter quindi si è arrivati al risultato importante della riforma del titolo V della Costituzione, attraverso la legge costituzionale 18 ottobre 2001 dopo il risultato favorevole del referendum. La riforma del titolo V opera una nuova e diversa ripartizione delle competenze normative tra Stato e Regioni ed enti locali; viene proposto infatti un totale cambiamento nell'esercizio dei poteri: il modello promosso è meno verticistico e centralizzato e prevede una maggiore apertura a diversi soggetti nel processo di elaborazione delle politiche.Tale riforma pertanto, oltre a determinare un'ampia evoluzione della potestà legislativa in favore delle Regioni, ha operato una profonda modifica nei rapporti internazionali e con l'Unione Europea. Nonostante la riforma sia un primo notevole passo sono necessarie norme di attuazione di tale riforma: in tal senso importante è stato il ddl "La Loggia", che poi però è stato accantonato, che pone in primo piano la devolution. La devolution (devoluzione dei poteri dallo Stato alle Regioni) è un passaggio fondamentale per una riforma in senso federale, in quanto va ad attuare in via concreta il principio di sussidiarietà. Tale passaggio però non può avvenire in modo automatico. Non tutte le regioni infatti sono attrezzate, sotto il profilo giuridico, amministrativo e della capacità di risposta sociale, ad assumere da subito pieni poteri nel quadro delle politiche sociali (sanità, assistenza, educazione, lavoro). Per poter procedere alla devoluzione non bisognerà prescindere da alcune condizioni, che si riassumono in un punto di sintesi: la società deve cercare di esprimere le sue potenzialità indipendentemente dal potere politico, ma questo deve creare tutte le condizioni per fare emergere la creatività sociale. Il Ministro Bossi ha presentato il disegno di legge costituzionale sulla devolution, che è passato in Senato per la prima volta e ora si attende il voto alla Camera.Tale disegno di Legge consta di cinque articoli, e prevede la modifica degli articoli 68, 117, 122 e 135 della Costituzione. Importante è il secondo che comporta la modifica dell'art.117 e trasferisce alle regioni la competenza legislativa in materia di programmi scolastici, sanità e polizia locale. L'opposizione chiede che prima sia discusso il ddl "La Loggia" e non è d'accordo su molti punti del disegno di legge.
Su questo tema ci saranno discussioni e rinvii ed è necessario un maggior accordo tra le parti se si vorrà arrivare a dei risultati importanti, da ciò infatti dipenderà molto il futuro dell'Italia.

 

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Num 21 Gennaio 2003 | politicadomani.it