Pubblicato su Politica Domani Num 20 - Dicembre 2002

Kurdistan
Terra e popolo senza Stato
Un territorio grande due volte l'Italia

Giorgio Innocenti

Trenta milioni. Tanti sono i curdi. Una cifra contestata ma certamente non lontana dal vero. Una cifra che dà la misura del più numeroso tra i popoli senza stato. Senza stato e non senza terra (formula che alcuni usano) perché una terra i curdi la hanno e da loro prende il nome: paese dei curdi: Kurdistan. Questo è un territorio montuoso e d'altipiani che si estende per oltre 550 mila km² (l'Italia, per avere un paragone, ha una superficie di soli 301 mila km²) tra l'Anatolia, l'Armenia, l'Azerbaigian a nord e l'alta pianura mesopotamica a sud. Oggi è diviso politicamente tra Siria, Turchia, Armenia, Iran e Iraq. Gran parte del Kurdistan fa parte della Repubblica di Turchia e sono cittadini turchi tra i 10-15 milioni di curdi. Essi sono l'unica minoranza di rilievo che rompe l'omogeneità del popolo turco. Il nazionalismo turco (kemalismo) non riconosce l'esistenza di un'etnia curda: per anni i curdi sono stati indicati semplicemente come "turchi dell'Est" o "turchi di montagna". La lingua curda è stata ufficialmente proibita per molti anni. Solo dal 1991 farne uso è divenuto legale in privato e tollerato in determinate circostanze pubbliche. Tale apertura è stata indotta dalla crescente attenzione dell'opinione pubblica mondiale per la questione curda (seguita alla guerra del golfo e all'istituzione della zona di sicurezza). Esiste anche un partito curdo "ufficioso", che può contare su alcuni deputati in Parlamento. Esso però è ostacolato in tutti i modi dalle autorità di Ankara. Negli ultimi decenni si sono registrati sempre più violenti scontri tra esercito turco e guerriglieri del Pkk. Da tre anni a questa parte il Pkk ha dichiarato una tregua unilaterale ed ha spostato il suo obiettivo dall'indipendenza ad una forte autonomia all'interno dello stato Turco.
Altri otto milioni di curdi vivono nei territori dell'Iran, in violento contrasto col governo della Repubblica Islamica che ne vorrebbe l'assimilazione culturale e politica. Teheran teme in particolare il sempre maggiore appoggio dal Governo Regionale del Kurdistan iracheno ai Curdi iraniani: esso potrebbe indurre quest'ultimi ad alzare il tiro delle rivendicazioni. Malgrado ciò in Iran è ufficialmente riconosciuta una provincia chiamata Kurdistan, cosa impensabile in Turchia. Quattro milioni di curdi, residenti nel territorio irakeno, vivono all'interno di una zona di sicurezza (sopra il 36° parallelo) istituita da una risoluzione dell'ONU al termine della Guerra del Golfo per fermare le repressioni di Bagdad. Nel 1992 si sono svolte elezioni democratiche che hanno dato vita ad un governo regionale che amministra circa il 65% del Kurdistan irakeno. La costituzione di un "Kurdistan indipendente" (benché non lo sia formalmente) ha influenzato anche le politiche di Iran e Turchia rispetto al problema curdo.
Circa un milione sono i curdi in Siria. Qui, a partire dal 1976, il governo ha iniziato nei loro confronti una certa apertura politica che li ha portati a poter celebrare le proprie festività e trasmettere la propria musica alla radio. Non sono però svaniti del tutto i timori di un ritorno alla situazione precedente nella quale i curdi erano privati di ogni diritto politico e civile.
Gruppi di una certa consistenza sono presenti anche nelle repubbliche ex sovietiche, soprattutto in Armenia. Una notevole rilevanza hanno le comunità di emigrati curdi in Europa: le più numerose si trovano in Germania (dalle 600 mila al milione di curdi in perenne conflitto con i circa due milioni di Turchi), in Austria (45mila) e in Francia (100mila). In Italia ci sono circa 5mila curdi.

 

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Num 20 Dicembre 2002 | politicadomani.it