Pubblicato su Politica Domani Num 20 - Dicembre 2002

Canzoni d'autore
Nella Parigi di un tempo
Gli chansonniers e la loro poetica

Claudia Mariani

Ormai quando si parla di "canzone d'autore" si parla di una specie rara. Ovviamente una canzone d'autore non è semplicemente firmata, perché tutte lo sono. Essa è tale quando è possibile parlare di poetica, di stile - difficilmente, a volte, separabili dalla musica -… proprio come nella letteratura. Esempio lampante, nel panorama musicale italiano, del binomio musica-poesia è sicuramente De André, il quale però deve molto all'influenza degli chansonnier francesi, apprezzati solamente da qualche palato raffinato.
La Francia può sicuramente vantare una categoria di cantautori - che saranno i padri dei nostri -, unica al mondo. Forse per la lingua, o per l'ironia, o più romanticamente per l'aria magica di Parigi. Si tratta di una presenza che risale agli anni mille, con i grandi trobadori come G. D'Aqutaine o B. De Ventadour. A questi più tardi, tra il 1700 e il 1800, sono seguiti numerosi poeti dei quali verranno poi musicate molte opere. Il vero "culto" della musica in Francia iniziò verso la metà del settecento con l'apertura di numerosi caveau, locali in cui ci si incontrava tra amici per ascoltare della musica. Tra i più famosi caveau, c'era "le chat noir". Più tardi però questi locali, furono rimpiazzati dai cabarets.
Padre della moderna canzone francese, fu Charles Trenet, che duettando con Johnny Hess, in pantaloni bianchi e giacca rossa, cominciò ad abituare il pubblico francese all'ascolto di musica francofona mescolata a pulsioni jazzistiche. Madre invece fu sicuramente Edith Piaf che con la sua voce forte e profonda, che veniva direttamente dal cuore, che contrastava con la sua figura minuta sempre vestita di nero, riuscì ad emozionare tutto il mondo cantando "la vie en rose". Tra il 1945 e il 1950 la Piaf conobbe les Compagnos de la Chanson, gruppo musicale composto da nove giovani fra i quali Yves Montand e Charl Aznavor; iniziò così una collaborazione che non durerà molto, ma che li porterà in tutto il mondo.
Il culmine della canzone d'autore francese, venne raggiunto negli anni cinquanta in una Parigi divisa in due. La divisione naturale della città dovuta alla presenza della Senna, diventò in quegli anni una divisione socio-culturale. Così la rive droit diventò la sede degli affari, degli uffici e del commercio, mentre la rive gouche diventò la città dei giovani, degli studenti e degli artisti, che frequentavano i diffusi cabarets del Quartier Latin, di Montparnasse, di Saint-Germain-des-Paris, dove iniziarono a far gavetta molti chansonnier divenuti poi pilastri portanti per la cultura musicale francese. Gli artisti che si esibivano nei cabarets erano per lo più sconosciuti intellettuali impegnati, che per mancanza di posto non erano mai accompagnati da un'orchestra o una band, ma solamente da una chitarra o, al massimo, da un pianoforte.Con il passare del tempo tutta la musica di atmosfera cabarettistica, con accompagnamenti essenziali, venne identificata con l'espressione "rive goche".
Sarà proprio da cabaret come "Le tabou", "La rose rouge", "Le cheval d'or", che usciranno artisti come Serge Gainsbourg, Jean Ferra, Leo Ferre, George Brassen. Essi però, con l'acquisire della popolarità si sposteranno dai Cabaret (in cui debuttavano) alle Music-Hall e alle case discografiche nelle sale di incisione dei dischi.
Nei cabaret delle rive de gouche, nasce anche la chanson poetique, i cui maggiori esponenti saranno George Brassen e Leò Ferrè. All'inizio delle loro carriere, entrambi musicarono poesie dei più celebri paeti francesi (Villon, Hugo Baudelaire, Verlaine, Rimbaud) mostrando che tra poesia e musica non ci sono differenze, e che la poesia non si trova solo nelle pagine dei libri.
George Brassen in particolare è divenuto per i francesi, un monumento umano, rappresentativo di un periodo culturale francese, pur essendo un personaggio fuori dal comune, fuori da ogni modo e da ogni tempo, con i suoi baffi e la sua pipa. Riuscì a trasformare in poesia ogni momento della commedia umana della vita: l'amore, gli amici, il lavoro, la morte. Una poesia, quella di Brassen, fatta di lessico comune e di linguaggio della strada, perché è proprio nella strade magiche di Parigi che nasce la più elevata forma di poesia degli chansonniers.

 

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