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Il mondo mediterraneo Alberto Foresi Nelle ricostruzioni storiche dell'Europa mediterranea medievale fondamentale importanza è attribuita alla conquista arabo-islamica delle sponde meridionali del Mare Nostrum, iniziata nel VII secolo. Lo storico belga Henry Pirenne proprio in tale evento, e nella conseguente frattura all'interno del contesto politico religioso mediterraneo, riteneva opportuno collocare l'inizio del Medioevo. Spesso, tuttavia, non pari rilievo è conferito a quanto contemporaneamente accadde sul lato orientale del Mediterraneo, lungo le coste dell'Adriatico.I continui transiti di profughi dall'Albania verso le coste di Puglia e Calabria ai quali spesso assistiamo testimoniano una contiguità geografica che non nasce oggi ma risale al VI-VII secolo. È in quel periodo infatti che ampie aree della penisola balcanica, compresa la Grecia, furono oggetto dell'invasione degli avaro-slavi, costretti ad abbandonare la natia Pannonia sotto la pressione longobarda. L'invasione non tardò a mostrare effetti anche nella penisola italiana in quanto era responsabile di un ulteriore flusso migratorio: si verificò allora la diaspora di alcuni vescovi i quali, seguiti talvolta da parte della popolazione, si dirigevano dalle città balcaniche invase, o comunque minacciate, verso regioni più sicure, principalmente dell'Italia meridionale. Di tale fenomeno (da quanto si evince dall'Epistolario di Gregorio Magno, sul soglio di Pietro dal 590 al 604), si interessarono personalmente l'imperatore d'Oriente Maurizio, che incaricò della gestione di tale drammatico evento il prefetto del pretorio dell'Illirico Iobino, e lo stesso pontefice. Sempre grazie a Gregorio Magno abbiamo notizia dell'insediamento del vescovo Giovanni, proveniente dall'illirica Lissitana civitas (l'attuale Lezhë), in Albania, nella diocesi calabrese di Squillace, allora priva di titolare. I contatti tra Calabria e mondo bizantino sono inoltre confermati dalla cosiddetta Cronaca di Monemvasia, testo greco datato tra X e XI secolo che ci consente una dettagliata conoscenza dei rapporti intercorsi tra mondo slavo ed Impero tra VI e X secolo. Da tale cronaca risulta, infatti, che il vescovo e gli abitanti di Patrasso, saccheggiata dagli avaro-slavi nel 588, trovarono rifugio a Reggio Calabria, ove rimasero sino agli inizi del IX secolo allorché essi, sotto la guida del loro vescovo Atanasio, furono reintegrati nella sede originaria elevata per l'occasione al rango di metropolia. Sempre tra IX e X secolo, per alcune sedi
vescovili dell'attuale Grecia, ove ferveva allora una campagna di evangelizzazione
degli Slavi e di reimpianto della cultura ellenica, furono scelti presuli
provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria, ulteriore testimonianza
della profonda grecità di tali regioni italiane. Le migrazioni
verso la nostra penisola non riguardano solo popolazioni latine o greche:
in età medievale si assistette anche all'insediamento in Puglia
di ampie comunità slave, processo questo promosso e regolato
dall'Impero bizantino al fine di sopperire al calo demografico registratosi
in determinate regioni. È opportuno, infine, ricordare, alle
soglie dell'età moderna, le migrazioni verso il nostro Meridione
di consistenti gruppi di Albanesi; essi, sotto la guida di Giorgio Castriota
Skanderbeg, dopo aver valorosamente fronteggiato in patria gli invasori
ottomani, si insediarono in diverse zone di Puglia, Calabria e Sicilia
ove fondarono nuovi paesi e perpetuarono sino ai giorni nostri, impermeabili
ad ogni influenza culturale esterna, i loro costumi, la loro lingua
e il rito religioso greco-bizantino; ulteriore esempio, questo, delle
continue relazioni intercorse attraverso il corridoio jonico-adriatico
e della variegata realtà multietnica che da sempre contraddistingue
la popolazione italiana.
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Num 20 Dicembre 2002 | politicadomani.it
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