Pubblicato su Politica Domani Num 20 - Dicembre 2002

Carceri
Drammatica protesta
Sciopero della fame ad oltranza

Maria Mezzina

Vi è una situazione in Turchia di cui non si parla sui media ufficiali. Eppure la drammaticità degli eventi e il loro protrarsi nel tempo meriterebbero ben altro rilievo sulla stampa nazionale e internazionale. Tutto è cominciato come protesta dentro le mura delle carceri, ma ora la protesta, silenziosa ed estrema, ha trovato sostenitori anche fuori.
Le carceri di tipo "E" in Turchia sono le vecchie carceri dove i prigionieri erano soliti condurre un'intensa vita di relazione. Non era difficile che un detenuto di nazionalità turca, recluso nelle carceri italiani, optasse per un carcere della Turchia, per scontare la pena. Dentro le carceri di tipo "E" la vita continuava e poiché molti erano i prigionieri politici in essa rinchiusi, nelle carceri turche si incontravano persone capaci di cambiare il senso e il corso di tante altre vite. È il caso del grande poeta turco Nazim Hikmet, che in carcere ha scritto alcuni dei suoi capolavori; è il caso del romanziere Orhan Kemal, che molto apprende da Nazim; è il caso del pittore Ibrahim Balaban, che, poco più che adolescente, proprio in carcere conosce Nazim ed inizia a dipingere. In Turchia, nonostante ancora non sia stato pienamente accolto il principio del rispetto dei diritti umani, vigeva tuttavia un sistema carcerario fondato su grandi camerate nelle quali vi era ampia libertà di movimento e di comunicazione fra i reclusi. Questo ora non accade più: nuove sezioni stanno sorgendo accanto alle vecchie carceri, le famigerate carceri di tipo "F", con piccolissime celle per la segregazione e l'isolamento dei detenuti, specie quelli politici e di opinione. È contro questo tipo di carceri che dall'ottobre del 2000 è iniziata la protesta dei detenuti: uno sciopero della fame ad oltranza. Le sofferenze collegate a questo sciopero della fame sono rese ancora più atroci perché, attraverso l'assunzione di acqua, zucchero e vitamine, tanto quanto basta a prolungare l'agonia della morte per fame fin oltre un anno, si prolungano i tempi della protesta collettiva allo scopo di attirare l'attenzione del mondo. La ribellione estrema dei detenuti a difesa di un sistema carcerario nel quale le relazioni umane continuano ad essere piene (il tipo "E") e contro un sistema che con l'isolamento rigoroso e totale è giudicato degradante e inumano (il tipo "F") e le prime morti per fame hanno convinto il governo della Turchia ad ordinare quella che è stata chiamata "operazione ritorno alla vita": costringere cioè i detenuti in sciopero della fame a interrompere il loro digiuno. Nella notte del 19 dicembre 2000 l'operazione si è svolta in venti carceri della Turchia ma l'esito è stato sconvolgente: molti detenuti si sono dati alle fiamme in un gesto estremo di ribellione e ci sono stati oltre trenta morti, alcuni anche fra le guardie carcerarie. Gli scioperi sono continuati, e a coloro che digiunavano nel carcere si sono aggiunti i parenti e gli amici fuori dal carcere; hanno deciso anche loro di fare lo sciopero della fame, non più soltanto contro un sistema carcerario ritenuto degradante e crudele ma anche in difesa della libertà di opinione e dei diritti umani.
Nessuno ha ancora preso seriamente in considerazione una possibile soluzione del problema carcerario in Turchia, e il pieno rispetto dei diritti umani è tuttora lontano. Intanto detenuti, famigliari e amici continuano a digiunare e a morire: 17 morti in cinque mesi; 45 dopo un anno; 98 per adesso, a meno di due anni.

 

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Num 20 Dicembre 2002 | politicadomani.it