Pubblicato su Politica Domani Num 20 - Dicembre 2002

Musica
Donne di seta
Storia semiseria e semivera di un estimatore di Billie Holiday

Augusto Pallocca

Legati al nome di Billie Holiday e alla sua musica ho ricordi in genere struggenti, raramente privi di malinconia.
Nonostante ciò il primo episodio che mi torna in mente quando sento un pezzo di Lady Day mi fa puntualmente sorridere a mezza bocca, e brillare gli occhi come un bambino che abbia appena ricevuto in dono una fornitura annuale di cioccolata Kinder. Passeggiavo nel centro di Roma
in compagnia di un'amica che veramente stimo per l'innata e profonda sensibilità, e canticchiavo distrattamente un motivo della Holiday, convinto in realtà di non sortire effetto alcuno sulla mia interlocutrice, tutta intenta a guardarsi intorno alla ricerca di una nuova sorpresa da poter chiedere alla Capitale, che numerose ne serba in ogni suo angolo.
Non avevo fatto a tempo ad accantonare le mie piuttosto ridicole velleità canore che lei, quando meno me lo sarei aspettato, aveva cominciato a parlare, proprio mentre stavo per chiederle più semplicemente se desiderasse un drink in uno di quei bar un po' snob vicino Piazza di Spagna, quelli con il cameriere con il papillon e il grembiule legato stretto in vita, per intenderci. Lei parlava, parlava, parlava. Mi resi conto solo dopo qualche secondo che stava dicendo che Billie Holiday mi ricorda il Natale. Si era guardata intorno per qualche attimo con aria trasognata, la ragazza. E aveva ribadito che sì, che veramente Billie Holiday per lei non poteva evocare nient'altro che solo e solamente il Natale. E' già da un po' nei negozi "Lady in Satin" di Billie Holiday, edito dalla Columbia Records e frutto della collaborazione tra la cantante statunitense e Ray Ellis, che per l'occasione mette a disposizione la sua orchestra e arrangia 16 perle di lirismo jazz che Lady Day onora con la sua inimitabile eleganza e il suo intramontabile stile. La signora che amava adornare la sua chioma brunissima con gardenie bianche ci delizia per più di un'ora riproponendo grandi classici della musica d'oltreoceano, standard evergreen che in numerose versioni sono stati eseguiti anche e soprattutto in chiave strumentale dai migliori musicisti del secolo scorso. Quella di "Lady in Satin" è una Holiday al culmine della sua maturità artistica, una donna che a un anno e mezzo dalla sua prematura scomparsa si rende protagonista di un'incisione in cui la sua facilità di canto viene esaltata da un'interpretazione sincera ed essenziale. I pezzi sono nudi, liberi da ogni inutile virtuosismo, la voce mantiene il timbro particolare che generazioni di appassionati hanno apprezzato in lei e che decine di artiste hanno tentato di imitare. Billie si racconta attraverso brani di immortale bellezza musicale, canzoni d'amore per le donne e gli uomini di ieri, di oggi, di sempre. Imperdibili le struggenti "You don't know what love is" e "I'm a fool to want you", l'ironica "For Heaven's Sake", la dolce e melanconica "It's easy to remember", e da segnalare un'interpretazione a cinque stelle di "For all we know", ballad che poi verrà magistralmente riproposta negli anni 70 dal talento vocale dell'indimenticato Donny Hathaway.
Un bel disco per i romantici, i sognatori, i malinconici e per quelli convinti che così di donne non le fanno più. Comunque vera seta anche per tutti gli altri. No. Assolutamente no. Ho ripensato a quella cosa, sapete. Al fatto che Billie Holiday ricorda il Natale. Ma credo che per comprare un altro suo disco aspetterò l'autunno prossimo. E' Natale, anch'io vorrei essere più buono e sereno. E i ricordi che ho legato a quella musica sono in genere struggenti, raramente privi di malinconia.

 

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