Pubblicato su Politica Domani Num 20 - Dicembre 2002

Elezioni in Turchia
Al potere il partito dell'Islam
Il nuovo indirizzo politico, fra timori e speranze

Roberto Palladino

Il 3 novembre, con oltre il 34,40% dei voti, il Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) ha vinto le elezioni in Turchia. La formazione politica di ispirazione islamica ha conquistato 363 seggi sui 550 disponibili e può così contare sulla maggioranza assoluta in Parlamento. A 15 punti di distanza il partito laico repubblicano del popolo(Chp), con il 19,49% dei voti, ha conquistato i restanti 178 seggi. Restano fuori dalla Camera turca tutti gli altri partiti che, non raggiungendo il 10% delle preferenze, per il sistema elettorale turco non possono essere rappresentati in Parlamento. Il risultato del voto si spiega con la grande fiducia che i turchi hanno deciso di riporre in Tayyip Erdogan, ex sindaco di Instabul e fondatore dell'Akp, il partito di ispirazione islamica che guiderà le sorti della Turchia dei prossimi anni. Una svolta radicale, quindi, rispetto al precedente governo guidato da Bulent Ecevit, leader del partito democratico della sinistra, formazione che è non riuscita neanche a superare lo sbarramento del 10%.
Ma chi è il nuovo leader turco? Da giovane venditore di ciambelle, con una parentesi da calciatore di buon livello, Erdogan sembra rientrare appieno nella categoria del self made man di successo. Il leader turco ha infatti creato l'Akp appena un anno fa dalle ceneri del Partito Islamico della Virtù, sciolto nel 2001 in seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale turca perché accusato di andare contro il principio di laicità contenuto nella costituzione turca. Lo stesso Erdogan era stato condannato nel 1998 a dieci mesi di carcere ed al bando definitivo da incarichi politici per aver citato durante un discorso pubblico il testo di un'antica poesia turca considerata un'incitazione all'odio religioso. Una sentenza duramente contestata anche da associazioni come Amnesty International, ma che ha di fatto reso Erdogan tecnicamente non eleggibile come Primo Ministro. Al suo posto, lo scorso 17 novembre, è stato nominato Premier Abdullah Gul, capogruppo in Parlamento dell'Akp; una nomina solo temporanea però, in attesa di cambiare la legge e poter così nominare Premier Erdogan. La vittoria di un partito islamico in un paese da sempre vicino alle democrazie occidentali, ha però creato molte preoccupazioni sia in Europa che negli Stati Uniti. La Turchia è infatti membro della Nato ed ospita sul proprio territorio molte basi strategicamente fondamentali per un'eventuale guerra all'Iraq. Il neogoverno filoislamico turco ha tenuto però a ribadire in più dichiarazioni che, seppur contrario ad una guerra preventiva all'Iraq, rispetterà le decisioni prese dall'ONU e non verrà meno ai suoi impegni nei confronti degli alleati. Parole che hanno cercato di gettare acqua sul fuoco delle preoccupazioni di chi ha visto nella vittoria dell'Akp il rischio della nascita di una dittatura islamica a due passi dall'Europa. Il partito turco, seppure di ispirazione islamica, è però stato eletto nel rispetto delle regole democratiche e non imponendosi violentemente alla popolazione, come è invece accaduto in Iran e in Afghanistan negli anni passati. La Turchia è uno stato multiculturale che da sempre ha cercato di porsi come luogo d'incontro tra occidente e oriente. Un ruolo prezioso questo, che la Repubblica della mezzaluna cercherà di sfruttare al meglio nell'ipotesi di una futura ammissione nell'Unione Europea. Contemporaneamente ai risultati elettorali è infatti arrivata la tanto attesa, e richiesta, nomina della Turchia a nazione candidata all'entrata nell'Unione, il primo fondamentale passo per poter essere ammessi nel governo di Bruxelles. Un punto questo che Erdogan ha posto come obiettivo principale del "suo" governo, che richiederà un periodo di grandi riforme nel campo dell'economia, delle infrastrutture e del rispetto dei diritti umani. Una sfida che, se vinta, farebbe nuovamente della Turchia un prezioso territorio di unione e di dialogo tra civiltà ancora distanti come quella islamica e quella occidentale.

 

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