Pubblicato su Politica Domani Num 2 - Febbraio 2001

PENA CAPITALE : DIBATTITO APERTO

 

Di fronte all'escalation della violenza e ai crimini sempre più efferati cui ci è dato assistere, direttamente o indirettamente, viene talvolta fatto di pensare che la reintroduzione della pena capitale, oltre che legittima, potrebbe essere un adeguato rimedio. Ma è poi veramente così?
Molti sostengono che uno Stato non può avere la 'licenza di uccidere', e che esercitando la pena di morte, di fatto si degrada al livello del criminale che intende punire, con l'aggravante di operare a freddo e con premeditazione. Sul piano etico-morale l'idea stessa della morte come vendetta ripugna: un'esecuzione capitale si configura come una specie di vendetta della società contro un suo membro che ha contravvenuto in modo grave alle sue regole generali.
Molti Paesi adottano tuttora la pena di morte, non solo quelli del Terzo Mondo, ma anche quelli più avanzati, gli USA e l'ex-URSS. All'epoca di Gorbaciov, nonostante la perestrojka, nell'URSS lo Stato uccideva. Ghennady Cheremnij, capo della sezione indulto del Soviet Supremo, ha dichiarato che in cinque anni ci sono state non meno di 2000 condanne a morte, quasi tutte eseguite, e che, nel solo 1990, su 226 richieste di indulto presentate a Gorbaciov soltanto 18 sono state accolte.
La posizione della Chiesa nei confronti della pena di morte è piuttosto complessa. "La legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile. [.] Accade purtroppo che la necessità di porre l'aggressore in condizione di non nuocere comporti talvolta la sua soppressione. [.] In questo orizzonte si colloca anche il problema della pena di morte [.] La pena che la società infligge ha come primo scopo di riparare al disordine introdotto dalla colpa. [.] la misura e la qualità della pena devono essere attentamente valutate e decise, e non devono giungere alla misura estrema della soppressione del reo se non in casi di assoluta necessità, quando cioè la difesa della società non fosse possibile altrimenti. Oggi, però, a seguito della organizzazione sempre più adeguata dell'istituzione penale, questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti" (Evangelium vitae).
Secondo un'indagine demoscopica in Italia l'opinione pubblica è sostanzialmente favorevole alla pena di morte, sia pure per strettissima maggioranza. Risulta (settimanale Panorama) che il 48,7% è favorevole e il 4,6% è incerta. I delitti che inducono a desiderare il ripristino della pena capitale sono, nell'ordine, violenza sui minori, sequestro di persona e violenza carnale, omicidio, traffico di droga, strage. Appare chiaro che l'Italia insorge innanzi tutto contro chi infierisce sui più deboli.
Quali sono i motivi che portano un cittadino a sostenere il ripristino della pena di morte? E' forse vendetta contro chi non rispetta i diritti umani o ve ne sono di altri? Se l'applicazione della nostra legislazione fosse più certa, senza lunghi ritardi e problemi burocratici, quella maggioranza sarebbe ancora favorevole alla pena di morte o cambierebbe opinione? Forse il punto è questo: non vi sarebbe motivo di chiedere pene più dure se quelle che abbiamo fossero certe e in grado di difendere i nostri diritti.

Danilo Giuliani

 

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