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Tra scienza e filosofia poche certezze
Tra i temi dell'etica medica, quello probabilmente
più dibattuto è l'aborto. La questione centrale è stabilire da che momento
la vita umana abbia inizio. Solitamente gli abortisti precisano che
con persona si indica un individuo razionale.
L'embrione non può essere considerato individuo fino a quando, attorno
al quattordicesimo giorno, non è più in grado di dar origine a gemelli.
Quanto alla razionalità essa potrebbe essere presente solo dopo alcune
settimane, in corrispondenza della formazione della corteccia celebrale.
Ciò basterebbe a concludere che nelle prime settimane di vita il feto
non è persona. C'è da dire che, anche sorvolando sull'aggettivo razionale,
il quale richiama il concetto di ragione per nulla univoco e facilmente
definibile, è da notare che il termine individuo è quantomeno ambiguo. Se si desse per buona la definizione di 'ente
indiviso in se stesso e diviso da ogni altro essere' dovremmo
dedurne che l'uomo non è un individuo, e perciò neanche una persona,
poiché ad esempio in esso sono presenti degli esseri (la flora batterica
intestinale) senza i quali non riuscirebbe a digerire completamente
alcuni cibi. L'uomo perciò non è completamente diviso da altri esseri.
L'uomo per altro si divide periodicamente da parte delle sue unghie
o dei suoi capelli; che dire poi di chi viene amputato di un arto? non
è forse più un individuo? Decisamente la definizione di individuo razionale
è imprecisa e vizia qualunque ragionamento che ponga su di essa le sue
basi. Le teorie anti-abortiste, come quella
che si basa sulla 'coordinazione, continuità e
gradualità' dello sviluppo embrionale, dalla fusione dei gameti
in poi, sono sufficientemente coerenti ma anch'esse non sono immuni
da critiche e obbiezioni. Il mio parere è che non si possa, almeno allo
stato attuale delle cose, affermare che l'embrione sia o meno persona
senza ricorrere a degli assiomi che minano la validità del ragionamento.
In definitiva, come bisogna agire sul piano pratico? Nell'incertezza l'aborto è da vietare: il rischio di commettere un omicidio, per giunta ai danni della più indifesa delle creature, per quanto remoto, giustifica la subordinazione di ogni altro diritto. Giorgio Innocenti
LIBRI CONSIGLIATI
Francesco D'Agostino,
Il Diritto come problema teologico. Edizioni
Recta Ratio, 1997
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Num 2 Febbraio 2001 | politicadomani.it
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