Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002

Il mondo mediterraneo
Tra Roma e Bisanzio
L'eredità romana e l'impero ai tempi di Giustiniano

Alberto Foresi

Parlare del Mediterraneo obbliga ad affrontare il problema di Roma, della sua civiltà e della sua eredità. Oltre alle superbe rovine sparse un po' ovunque, sia sulla costa che nell'interno, le sopravvivenze del suo patrimonio culturale e delle sue istituzioni costituiscono uno degli elementi principali delle civiltà europee e di quelle che ad esse si sono ispirate. Ne è testimonianza la cultura giuridica che, grazie all'opera di sintesi e di riorganizzazione promossa nel VI secolo da Giustiniano, dopo un periodo di oblio in Occidente durato sino all'XI secolo -in tale arco di tempo la tradizione giuridica romana sopravvisse principalmente grazie al precedente Codice Teodosiano-, verrà nuovamente studiata nelle Università, in primo luogo a Bologna, e su di essa si formerà il pensiero giuridico e politico moderno. È, infatti, a studiosi di Bologna che il Barbarossa, nel 1158, affidò l'incarico di compilare l'elenco dei suoi diritti regali. La sede papale stessa trasse profitto dalle dottrine giuridiche romane, sia pure utilizzando un apocrifo quale il cosiddetto Constitutum Constantini, redatto tra il 761 e l'816 nel monastero romano di S. Silvestro in capite, allora dimora di monaci orientali sfuggiti alla persecuzione iconoclasta bizantina, documento la cui autenticità fu già negata dall'imperatore Ottone III, e successivamente comprovata dall'umanista Lorenzo Valla. L'eredità romana si concretizza appieno in età medievale nell'ideologia imperiale, di derivazione ellenistica, e nell'unità politica, generante la pax Augusta, che lo stato romano ha saputo dare al coevo mondo civile, unità che era senza dubbio conseguenza del suo espansionismo ma che nondimeno sapeva tutelare e valorizzare le singole componenti presenti al suo interno. Non tenendo conto di questi due aspetti risulterebbe di difficile spiegazione il corso di tanti eventi della storia del Mediterraneo medievale. È infatti il desiderio di ricostituire nella sua interezza l'impero romano che spinge Giustiniano ad intraprendere la sua opera di riconquista, diretta prima verso il regno africano dei Vandali, con capitale Cartagine, e successivamente verso il regno goto d'Italia, che sarà riunito a Costantinopoli, dopo una devastante guerra ventennale, nel 554 con la promulgazione della Pragmatica Sanctio. Unità ricostituita a prezzo di immani distruzioni e innumerevoli lutti, ma pur sempre punto di partenza, nell'ottica imperiale, per una nuova fioritura dello splendore romano, per una rinnovata età dell'oro. L'opera di Giustiniano è stata spesso giudicata negativamente, ritenuta miope, anacronistica ed effimera, sia dal punto di vista bizantino, poiché indeboliva l'Impero nella volontà di espandere il suo dominio in regioni ritenute divenute ormai periferiche o addirittura ad esso culturalmente e linguisticamente estranee, sia dal punto di vista occidentale, ritenendosi piuttosto allora auspicabile la continuazione della politica cassiodorea mirante al connubio fra Goti e Latini. Il dispendio umano ed economico causato dalla guerra gotica e dal successivo tentativo di respingere la calata dei Longobardi aveva infatti scoperto il fronte balcanico, consentendo agli Avaro-Slavi una facile penetrazione fino alla Grecia. Nondimeno, la distruzione del Regno goto d'Italia e del suo rilevante potenziale bellico, dimostrato dalla strenua resistenza opposta alle truppe imperiali condotte da Belisario e Narsete, facilitò la stessa invasione longobarda. E, al fine di comprendere che i fenomeni mediterranei sono spesso la conseguenza di più ampie dinamiche storiche, è opportuno ricordare che gli Avari, spostandosi verso la Pannonia, furono anche i responsabili della migrazione longobarda verso la nostra penisola. Ciò, tuttavia, appare a noi chiaro in virtù della nostra conoscenza del successivo svolgersi dei fatti: agli occhi di Giustiniano niente di tutto questo era ovviamente prevedibile o, eventualmente, controllabile con la consueta abilità diplomatica che sempre caratterizzò il governo bizantino o tramite l'elargizione di titoli onorifici e tributi.
(Continua)

 

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