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Opera Nazionale della CdR Testimonianze Dalla "Città dei Ragazzi" le interviste di Simona Ottaviani Risponde Porfirio Grazioli, Presidente Era un prete irlandese che negli anni '30 è venuto in Italia con la prospettiva probabilmente di fare una carriera diplomatica ecclesiastica, diventare Monsignore, diventare magari Nunzio, e la stoffa c'era e la statura culturale e pastorale c'era. Se non ché è rimasto imbrigliato in Italia in incarichi che da Pio XI attraverso i suoi cardinali Canali, Pizzardo, ecc, gli hanno dato nel riattivare quella che si chiamava l'Azione Cattolica che era stata in qualche modo eliminata all'inizio degli anni '30 perché a Mussolini non andava bene, diceva che era un covo di socialisti ecc, invece l'azione cattolica ha un'altra prospettiva e è stato affidato a Monsignor Carroll-Abbing la re-istituzione di questa Actio-Cattolica, in latino questa volta. I collaboratori di monsignore a quel livello lì erano tutti studenti universitari che si chiamavano per esempio Aldo Moro, Luigi Gedda, Giulio Andreotti, e di questo tenore. Hanno collaborato con lui, hanno iniziato negli anni '38-'39-'40 ma nel '40 scoppia la guerra e monsignore viene in qualche modo cooptato, intanto era diventato Papa Pio XII, e approfittando delle sue altissime qualità diplomatiche, conosceva varie lingue, ha avuto l'incarico di seguire le prime vittime della guerra quali erano per esempio i feriti che venivano dal fronte greco e questi feriti venivano all'ospedale dei cavalieri di Malta dove lui era semplice cappellano e ha incominciato a mettere in pratica la sua missione di sacerdote dei più deboli, dei più bisognosi.Finita la guerra, dopo i bombardamenti e la liberazione, autorizzato dal Papa Pio XII, si è dato a portare viveri, medicinali e primi soccorsi in tutti i luoghi che venivano bombardati, attaccati dalla guerra: quindi siamo a Velletri, Genzano, Albano, Nemi, tutti Comuni che poi gli conferiranno la cittadinanza onoraria. Ma nel frattempo anche a Montecassino Monsignore ha fatto la guerra da prete nel senso che si è messo ad assistere i feriti e i morti e ha meritato la medaglia d'argento al valor militare sul campo. Poi si è fatto tutta la Ciociaria,. Tutta la parte dell'Italia dopo lo sbarco di Salerno e dopo lo sbarco d'Anzio e quindi è stato l'apostolo del Vaticano, della beneficenza, della pronta assistenza. Partiva quando sapeva, tramite lo spionaggio americano, che ci sarebbe stato un attacco da parte delle navi del porto d'Anzio, del porto di Nettuno su Velletri, su Cori, ecc, partiva dal Vaticano con i camion carichi di medicinali, alimentari e li andava a portare sotto le bombe. Velletri è una cittadina che è testimone drasticamente perché Padre Italo Laracca che è un benemerito della zona era uno di quelli che, in contatto con monsignore, partiva da qui e gli portava i medicinali in mezzo alla strada e sotto le bombe. Un bellissimo episodio-aneddoto: mentre stavano sotto le bombe dice "ma qui non c'era del buon vino una volta?" "Sì però bisogna andare dalla parte della strada di là" "Beh, andiamo!" "Ma ci sono le bombe" "Andiamo!". Sono andati hanno preso il vino e lo hanno bevuto. Questo è Monsignore. Questo episodio Padre Italo Laracca lo riporta nel suo libro "Le memorie di Velletri". A Monsignore, dopo la guerra, viene affidata tutta la distribuzione dei beni Urra. Praticamente il Piano Marshall che doveva dare la beneficenza a tutta Europa, all'Europa sconfitta, con sede in Svizzera è affidata a Monsignore. Finita questa operazione di pronto Soccorso, di pronto intervento nei confronti di tutti i bisognosi, quindi sotto le bombe, tanto per dire a Nemi andava nelle grotte del lago di Nemi che era una serie di rifugi, andava a prendere i più deboli, i malati, i vecchietti, le mamme incinte e li portava a essere curati nella villa di Castel Gandolfo dove il Papa Pio XII, e questo non lo dice mai nessuno, di Pio XII si diceva solo che era fascista, aveva messo a disposizione di Monsignor Carroll i corridoi stessi a mettere dei pagliericci, dei materassi alla meglio e ad aiutare questa povera gente. Finita la guerra calda incomincia ad occuparsi dei ragazzi che erano mutilati e tutta questa attività successivamente Monsignore piglierà la medaglia d'oro al valor civile e poi ancora la cittadinanza onoraria di Roma per ciò che ha fatto. Lui incomincia a raccogliere i ragazzi della stazione Termini, quelli che andavano lavorando durante il giorno, e alla sera li organizzava in un seminterrato di via Varese, un androne sotterraneo, dove gli organizzava per dargli da mangiare almeno la cena perché durante il giorno lavoravano, facevano gli sciuscià. Monsignore è il famoso "Monsignore degli sciuscià", "Sciuscià" che poi è il titolo del film di De Sica e molti dei nostri ex-ragazzi, dei ragazzi di Monsignore, sono le comparse di questo film, vere, naturali. Gli portava da mangiare la sera farina di uovo, di pesce, ecc, prendendolo dal Vaticano insieme con il suo collega d'ufficio, minutante di segreteria che si chiamava Giovan Battista Montini, Monsignor Giovan Battista Montini, Paolo VI, il quale poi verrà a fargli visita qui, perché ha visitato la Città, il primo papa che è venuto alla Città. Giovan Battista Montini l'avrebbe voluto fare vescovo parecchie volte ma Monsignore non ha mai voluto "Lasciami con i ragazzi". Quando si è trovato questo primo nucleo di ragazzi ormai dopo la guerra, tra le maceria, senza una famiglia, senza un supporto familiare o perché avevano perduto i genitori o perché i genitori chi stava ancora in guerra, chi stava prigioniero, chi si era disgregato già di fatto, si è posto il problema: questi ragazzi lavorano, "sciusciano", rubano, ecc, ma stanno insieme: come possiamo fare dato che non c'è più una famiglia? Mettiamoli insieme come una piccola comunità, facciamo una comunità ad immagina e somiglianza del Comune dando la responsabilità, avviandoli, dando a ciascuno un compito da svolgere ma che se lo eleggano tra loro questo compito, se lo assegnino tra loro, quindi si eleggano un Sindaco: facciamo una Città di ragazzi. L'idea è questa in modo da avviare quell'esercizio dell'autogoverno, il metodo dell'auto-responsabilizzazione: ognuno piglia un incarico, gli viene assegnato dal Sindaco che lui ha eletto democraticamente e a cui deve tener fede. Questo è il principio pedagogico fondamentale della Città dei Ragazzi di Monsignor Carroll. Questo pensiero pedagogico è compreso in una tesi di laurea che è stata discussa l'anno scorso a pieni voti, ed è il fiore all'occhiello della nostra pedagogia: avviare i ragazzi all'esercizio della libertà e responsabilizzarli nello spirito della dignità civica, della responsabilità civica, del servizio agli altri mentre crescono loro. "Sognai un giorno " In questi 50-60 anni si è tentato di tenere fede a questa impostazione ideologico-pedagogica che adesso sta subendo alcuni colpi di aggressione perché non si crede più tanto alla comunità, alla comunità come momento sussidiario della famiglia. La famiglia è la società iniziale, la cellula della società ma se questa viene in qualche modo compromessa, disgregata per qualunque ragione, oggi ce ne sono molte di più del tempo della guerra per disgregare famiglie, il passo successivo, sussidiario che è l'educazione del ragazzo quale potrà essere? Una comunità simile a un comune per poter responsabilizzare i singoli ragazzi, anche i più deboli, anche i più sprovveduti di doti naturali. Allora Monsignore su questo principio, che in qualche modo aveva mutuato da Padre Flannaghan ma Padre Flannaghan in America non aveva trovato il terreno, Padre Flannaghan aveva concepito il principio della responsabilizzazione e basta, non aveva, pur avendo fatto un film su queste cose, non trovava in America il terreno adatto. Monsignor Carroll, che è biografo di Padre Flannaghan, e amico, quindi ne conosceva tutta la consistenza pedagogica, monsignor Carroll qui in Italia ha fatto le Città dei Ragazzi su quel principio, e le ha avviate e le ha portate avanti praticamente fino ad adesso, iniziando a fondare la Repubblica dei Ragazzi a Civitavecchia e poi ad affidarla come era nel suo stile. Avviava delle opere e le affidava a persone volontarie che volessero continuare nella sua impostazione, Padre Antonio, don Antonio Rivolta è stato il suo primo collaboratore. E poi man mano ha fondato un cinquantina di opere analoghe ma a questa Città dei Ragazzi, dopo che ha lasciato Civitavecchia, continuando a seguire abbastanza Civitavecchia soprattutto per aiutarla a crescere economicamente, ha comprato questa zona e l' ha bonificata in senso di ambiente per giovani ragazzi già suddivisi in gruppi. Qui abbiamo le ville da molto prima di quando si parlava di gruppi appartamento, casa famiglia, robetta che stanno inventando adesso e sta già cominciando a morire. Ha fatto delle ville: Città Giardino, Città Industriale con Villa Terrazzano, Villa Colombo, Villa Marco Polo, Villa Magellano, ecc in moduli, il nostro sito dice in "comunità modulari, in piccoli gruppi". Questa cosa è andata avanti per parecchio tempo, ha fondato la Città dei Ragazzi nel 1952 con la prima pietra di Città Giardino e poi l' ha sviluppata sempre con il metodo dell'autogoverno. La Città dei Ragazzi, la Città delle Ragazze e la Cittadella che raccoglieva in Via Flaminia i primi ragazzi che avevano avuto problemi di criminalità, usciti dal carcere dei minori li accoglievamo in comunità di 14-16 ragazzi per avviarli al lavoro, a fare i pompisti ai distributori di benzina, il calzolaio, il vetraio, ecc, dopo che avevano avuto esperienza nella vita del carcere dei minori. Queste tre comunità, unità operative, le seguiva direttamente Monsignore da questo posto centrale, questo osservatorio: la Città dei Ragazzi, suddivisa in Città Giardino e Città Industriale, prima erano Città Vecchia e Città Nova, e poi la Città Delle Ragazze. La cittadella purtroppo è stata chiusa però era un'altra delle nostre unità che Monsignore seguiva direttamente attraverso i suoi collaboratori direttori del Centro Osservazione Medica Psico-Pedagogica con funzioni di anamnesi generale del ragazzo, del caso dal punto di vista medico psicologico, ecc. si faceva una cartella per poi avviare su questo caso un progetto educativo basato sull'autogoverno, individualizzato e personalizzato. La cosa importante e che precorreva un pochino i tempi è questa: adesso si richiede la firme del minore per qualsiasi progetto venga fatto per lui e lo richiede la nuova legge, la disposizione del regolamento per i gruppi appartamento. Questa qui è una cosa che sempre è stata fatta all'interno della Città dei Ragazzi: è sempre stato chiesto il parere dei ragazzi qualsiasi cosa venisse fatta per loro porta la firma.devi conoscere qual è il tuo progetto educativo. dott.sa Angela D'Anna Psicologa e Assistente Sociale CdR Che cosa l' ha
ispirata? Quali sono le
differenze con gli altri istituti? Quanti ragazzi
ospita? Com'è cambiata
dalla sua nascita? Com'è organizzata? Che tipo di legame
si crea tra la Città e suoi "cittadini"? Cosa continua
a legare gli "ex-cittadini"? Vista la vostra
esperienza crede che sia possibile una convivenza multietnica
? Quali difficoltà
incontrano i ragazzi nel processo di integrazione nella Città? E nella società italiana in generale? Quali sono le
prospettive per i ragazzi una volta compiuti 18 anni? A livello internazionale
esistono strutture simili?
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Num 19 Novembre 2002 | politicadomani.it
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