Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002

1° rapporto OMS sulla violenza
Quando i numeri parlano da soli
Dati sconvolgenti. La violenza è diffusa e spesso è nascosta

Alberto Carroccio

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha costruito per la prima volta una mappa dettagliata delle morti violente registrate in vari Paesi nel mondo, e l'ha resa nota in un documento presentato a Bruxelles lo scorso 3 ottobre. Il rapporto presentato alla stampa, che è a disposizione di tutti sul sito internet della WHO, analizza i dati forniti dai singoli Stati sia sulle morti che sui danni fisici derivanti dalla violenza, di qualunque forma essa sia. Vi sono distinte tre tipologie di violenza: verso se stessi, tra persone e collettiva (quest'ultima è suddivisa a sua volta in violenza sociale, politica ed economica). La violenza inoltre, a seconda della sua natura, è stata distinta in violenza fisica, sessuale, psicologica e violenza comportante privazioni e negligenze. Le problematiche dovute alla violenza che vi sono analizzate sono suddivise in sette capitoli: violenza giovanile, abusi dell'infanzia da parte dei genitori e di coloro che a vario titolo si occupano di essi, violenza da parte del partner, abusi sugli anziani, violenza sessuale, violenza diretta verso se stessi e violenza collettiva.
Bisogna precisare che per violenza non si intendono soltanto le morti: ogni anno infatti milioni di persone patiscono le conseguenze delle sofferenze di natura fisica e mentale di cui sono vittime. Tutto ciò fa sì che il problema della violenza sia di primaria importanza per la sanità pubblica.
Uno studio condotto nel 1996 nella provincia di New Brunswick (Canada) ha rivelato che per la comunità il costo medio di una morte per suicidio era stato di circa 849.000 dollari, e che nel 1997 le spese sanitarie legate alla violenza, espresse in percentuale rispetto al P.I.L, erano state del 5,0% in Colombia, del 4,3% in Salvador, dell'1,9% in Brasile, dell'1,5% in Messico, dell'1,3% in Perù .
La parte finale dello studio dedicata alle statistiche è impressionante: nel 2000, su una popolazione mondiale di 6.045.172.000 persone, ci sono state 1.659.000 morti dovute alla violenza, di cui 815.000 (49,1%) sono state causate da suicidi, 520.000 (31,3%) da omicidi (18.000 dei quali hanno riguardato bambini fino a quattro anni) e 310.000 (18,6%) da guerre. Soltanto tra i giovani (10-29 anni) le morti dovute ad omicidi sono state quasi 200.000, con medie altissime in America Latina, in Colombia e in Brasile dove si conta un sesto di tutti gli omicidi giovanili (33.220). Ma il dato più impressionante riguarda il suicidio. Esso è la prima causa di morte per violenza. I suicidi sono quasi il triplo delle morti dovute alle guerre; ne avviene uno ogni 40 secondi, e, in assoluto, il suicidio è al tredicesimo posto come causa di morte nel mondo intero; è però al quinto posto nei Paesi europei a medio e basso reddito (Est Europa, inclusi i Paesi dell'ex URSS) e tra le donne dell'area del Pacifico (Cina, Malesia, Vietnam, Filippine etc.). Il suicidio è addirittura la quarta causa di morte nell'età compresa tra i 15 ei 44 anni. Analizzando il rapporto tra i suicidi e la popolazione di una determinata fascia di età, si scopre che esso aumenta con l'aumentare dell'età; ci sono infatti circa 0.9 suicidi ogni 100.000 bambini tra i 5 e 14 anni e 66.9 ogni 100.000 anziani oltre i 75 anni.
Per quanto riguarda le tipologie di violenza è grave ciò che emerge sulla condizione delle donne. Gli abusi di tipo sessuale sono assai frequenti: in Gran Bretagna il 25% delle donne subisce violenze sessuali da parte del partner; nei Carabi il 47% delle adolescenti ha avuto la prima esperienza sessuale in modo violento; in Brasile, negli ultimi cinque anni, circa l'8% delle donne è stata assalita per motivi sessuali; infine, di tutte le vittime di abusi sessuali nel mondo, tra un terzo e i due terzi hanno meno di 15 anni.
Anche i bambini e gli anziani sono in pericolo: nelle zone rurali dell'Etiopia il 63% degli scolari presentano ecchimosi e tumefazioni dovute alle percosse dei genitori. In Romania lo 0,1% dei genitori rumeni ammette di aver abusato sessualmente dei propri figli, ma i giovani dicono di avere subito abusi nel 9,6% dei casi (nella percentuale sono inclusi gli abusi dentro e fuori la famiglia). Ci sono circa 300.000 bambini soldato in tutto il mondo. Infine, in Paesi "avanzati" come la Finlandia, i Paesi Bassi e la Gran Bretagna, sono maltrattati dal 4 al 6% degli anziani.
Questi i dati. Diventa ora fondamentale analizzare le possibili soluzioni. Nel rapporto OMS si dice che avendo la violenza radici multiple, è su diversi livelli che essa deve essere combattuta. Occorre pensare a interventi mirati nella famiglia, nella comunità, attraverso la cultura e migliorando il contesto socioeconomico. Ma è l'educazione intesa nella sua accezione più ampia che resta la prima forma di prevenzione.

 

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Num 19 Novembre 2002 | politicadomani.it