Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002

Diritto
Immigrazione in Europa
Breve analisi comparata sulla normativa vigente nei Paesi Europei

Alessandro De Angelis

Mentre in Italia in materia d'immigrazione negli ultimi tempi l'attenzione è stata rivolta sulla legge Bossi-Fini occorre guardare oltre le Alpi per analizzare brevemente la situazione sulla normativa europea onde mettere in luce le principali caratteristiche che distinguono i vari Paesi su un tema che sta facendo molto discutere. La legislazione sull'immigrazione presenta delle differenze assai rilevanti nei diversi Paesi Europei; la differenza è specialmente marcata fra i tre principali Paesi d'immigrazione dell'Europa centro settentrionale, in cui l'immigrazione è ripresa o è cominciata nella fase della ricostruzione post-bellica (Francia,Regno Unito e Germania). Queste differenze dipendono sia dal diverso tipo d'immigrazione che questi Paesi hanno conosciuto e dalla diversa funzione che tale immigrazione vi ha svolto, sia dalla stessa diversa cultura politica di tali Paesi; una cultura che ha ispirato progetti sociali globali nettamente distinti, se non addirittura opposti, per la gestione del fenomeno.
Il modello francese è caratterizzato da una politica orientata a un'integrazione permanente di una parte consistente degli immigrati (necessari anche per far fronte a una crisi demografica che risale all'Ottocento), attraverso la loro assimilazione culturale - è il modello repubblicano d'integrazione, come viene là definito -. La legislazione francese in materia ha visto succedersi, dal 1984 al 1996, ben 12 leggi sulle quali ha influito anche la lunga battaglia dei "sans papier", gli immigrati entrati regolarmente in Francia e divenuti clandestini quando non è stato loro rinnovato il permesso di soggiorno. La legge del '98, presentata durante il Governo Jospin, modifica la legislazione deludendo quanti a sinistra auspicavano un superamento del carattere restrittivo di quella precedente, promossa nel '93 da Charles Pasqua. La nuova "legge Chevenement" riprende molte caratteristiche della nuova legge approvata in Italia. In entrambe infatti è previsto un capitolo sulla questione dell'asilo ed esiste una perfetta coincidenza per ciò che riguarda i ricongiungimenti familiari. Rispetto alla legislazione precedente il testo francese ha irrigidito le condizioni di fermo amministrativo per gli immigrati in attesa di espulsione. Anche sul fronte dell'allontanamento dello straniero irregolare, le due leggi si somigliano e prevedono l'allontanamento coatto alla frontiera. Sulle espulsioni e la configurazione di reato penale nei casi in cui l'immigrato espulso non rientri nel proprio Paese oppure ritorni nel paese dal quale era stato espulso, la Francia è decisamente più severa. In Francia dal 1984 è nato un unico titolo di soggiorno e lavoro: non esistono, cioè, permessi di lavoro per stranieri distinti dalla carta di soggiorno.
Anche la Germania, con la nuova legge approvata di recente, si è orientata in primo luogo sui bisogni del mercato di lavoro tedesco. Il principio fondamentale è che l'ingresso in Germania non prevede alcun limite per tutti gli stranieri che dispongono di elevate qualificazioni professionali; tutti gli altri immigrati meno qualificati verranno fatti entrare sulla base di quote da definire in maniera flessibile e tenendo conto di un sistema di punteggio da attribuire a ogni aspirante, secondo il modello in vigore in Canada. Nel Regno Unito una gran parte degli immigrati proviene dai Paesi del Nuovo Commonwealt, con motivazioni anche di rifugio politico. Sin dall'origine infatti il numero di rifugiati politici appartenebti ai vari gruppi etnici è stato consistente. Prevale qui una politica di "pluralismo ineguale" che riconosce tutti i diritti, compresi quelli elettorali attivi e passivi, senza una previa assimilazione, ma anche senza alcuna ideologica enfatizzazione del contributo culturale degli immigrati, in un contesto in cui il controllo della situazione resta però chiaramente in mano degli autoctoni.
A livello di legislazione comunitaria c'è un continuo fermento di proposte e innovazioni su tale tema. Ad esempio, in materia di rimpatrio dei clandestini, entro la fine dell'anno gli stati dell'UE definiranno norme comuni per il rimpatrio. Il problema dei rimpatri si impone anche in virtù delle cifre in ballo: nell'UE ci sono stati 87.628 rientri volontari e 367.552 espulsioni. Nel vertice di Siviglia si era parlato della necessità di creare standard comuni tra i Paesi dell'UE per quanto riguarda i controlli alle frontiere, i visti ele garanzie per chi è colpito da decreto di espulsione. Naturalmente queste norme dovranno integrarsi con la fattiva collaborazione dei Paesi d'origine.
Se tutto procederà senza intoppi e arriverà l'approvazione dei governi nazionali, le norme comuni potrebbero entrare in vigore già nel primo semestre del prossimo anno.

 

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Num 19 Novembre 2002 | politicadomani.it