Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002

Legge finanziaria 2003
Una finanziaria pericolosa
Il rapporto del CNEL pone in luce alcuni aspetti preoccupanti

Maria Mezzina

Il CNEL (Consiglio Nazionale dell'Energia e del Lavoro) ha formulato sulla Finanziaria alcune osservazioni importanti e ha espresso alcuni giudizi severi.
In primo luogo viene rimproverato al Governo di avere trascurato, nella formulazione del progetto, il preventivo accordo con le parti sociali. Nel documento sulla Finanziaria 2003, "OSSERVAZIONI E PROPOSTE", approvato dall'Assemblea del CNEL il 10 ottobre scorso, si legge che "[…] occorre un monitoraggio puntuale del reale andamento dell'economia e della finanza pubblica, utilizzando la strumentazione esistente per coinvolgere complessivamente l'intera società italiana ed evitare il rischio di improvvise manovre correttive che si rifletterebbero negativamente sulla fiducia degli operatori economici". Questa osservazione si pone in deciso contrasto con un'affermazione semplicistica e arrogante e tuttavia oggi ricorrente, che cioè il Governo deve dar conto del proprio operato solo ai suoi elettori. La Finanziaria 2003 si propone di operare principalmente su due fronti: sulla riduzione delle imposte e sullo sviluppo del Mezzogiorno. Il punto è, osserva il CNEL, che la prima potrà essere efficace solo se sarà graduale e progressiva e se rispetterà sostanzialmente il criterio di equità e giustizia previsto dalla Costituzione. Nella Finanziaria, invece, vi sono elementi che contrastano con questi principi: sono previsti condoni e concordati fiscali, ma, soprattutto, vi sono consistenti tagli di spesa per le Regioni e i Comuni. Le Amministrazioni locali (Comuni e Regioni), divenute titolari delle prestazioni sociali in virtù dell'autonomia, potrebbero essere costrette a diminuire i servizi o, in alternativa, a far pagare ai cittadini più tasse anche sotto forma di ticket, pagamenti vari e quant'altro. Verrebbero così vanificate di fatto gli effetti della prevista diminuzione delle tasse statali (IRPEF e IRPEG) per i redditi medio bassi: sono infatti proprio le categorie più deboli - anziani, bambini, malati, donne, giovani, disoccupati - i maggiori utenti dei servizi sociali. Va da sé che in questo modo le regioni più economicamente disagiate, quelle del Mezzogiorno, sarebbero le più penalizzate. Il CNEL nota che, per quanto riguarda il Mezzogiorno, la legge finanziaria è ben lontana dal favorire le imprese disposte ad investire al sud, anzi pone le condizioni per un grave rallentamento dello sviluppo già in parte avviato. Infatti nella Finanziaria sono ridotti del 50% i contributi a fondo perduto per le imprese che investono nella ricerca, nello sviluppo e nella imprenditorialità giovanile e femminile (Legge 488), per l'altro 50%; e poiché scompare dal testo un nuovo finanziamento della Tremonti-bis, le imprese che prima potevano essere agevolate dall'azione combinata del credito di imposta e della Tremonti-bis ora perdono una motivazione forte per investire nelle regioni meridionali. La situazione è aggravata anche dal fatto che il finanziamento del "fondo unico", che andrebbe a coprire le necessità economiche dovute al credito di imposta è giudicato "inadeguato".
Emerge dal documento una sensazione diffusa e molto accentuata di disagio che si manifesta fondamentalmente in preoccupazioni di vario tipo. Timore che il metodo di lavoro intrapreso non sia sufficientemente rispettoso di tutte le realtà coinvolte e che possa portare non solo a conflitti sociali ma anche a conflitti istituzionali, fra Comuni, Regioni ed istituzioni europee. Preoccupazione che la situazione economico-sociale non sia stata ben ponderata e che siano necessarie manovre di correzione tanto più impopolari quanto più impreviste e non adeguatamente meditate e preparate. Disappunto per il fatto che le risorse economico-finanziarie provengano più da provvedimenti tampone che da effettive riforme strutturali e timore che il paese continui a perdere di credibilità all'interno così come all'estero. Preoccupazione che le disponibilità finanziarie per la realizzazione delle grandi opere e delle infrastrutture, specie nel Mezzogiorno, non siano adeguatamente monitorate e possano cadere sotto il controllo della criminalità organizzata.
In conclusione, riassumendo in una domanda tutto il disagio che traspare dal documento del CNEL, questo Governo sta sul serio facendo il suo mestiere?

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