Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002

Quale futuro per il Lingotto?
Crisi Fiat: il ruolo di General Motors
Dopo l'annuncio degli esuberi da parte del gruppo

Raffaello A. Doro

Gli annunci dei vertici Fiat di un piano "doloroso ma necessario" di ricostruzione, che prevede 8.100 esuberi (da risolvere con pensionamenti, trasferimenti e licenziamenti), e il dibattito aperto tra istituzioni politiche e finanziarie nel nostro paese per salvare la più grande azienda italiana, portano alla ribalta il ruolo fondamentale rivestito dal colosso americano General Motors.
Il gruppo di Detroit ha dichiarato l'intenzione di svalutare la sua partecipazione in Fiat Auto. Ma in cosa consisterebbe questa svalutazione? Il direttore finanziario di GM John Devine avverte che in caso di cambiamenti nelle quote di controllo della Fiat spa (ad esempio con un'eventuale partecipazione dello Stato), cadrebbe l'obbligo per il colosso americano, che possiede il 20%, di acquistare l'intero pacchetto azionario. La quota detenuta da General Motors in Fiat Auto holdings, la società di diritto olandese che controlla il 100% di Fiat Auto, è appunto del 20%, mentre Fiat spa possiede il restante 80%. Devine non può precisare meglio perché l'opzione di vendita potrà venire esercitata soltanto tra il 2004 e il 2009, in un futuro che è ancora lontano. La svalutazione annunciata dai vertici di GM è molto forte, da 2 miliardi e 400 milioni di dollari (valutazione del 1999) a 220 milioni. Questo significa che l'altro 80% di Fiat Auto avrebbe un valore di soli 800 milioni di dollari: la Fiat auto varrebbe allora 1 miliardo di dollari contro i 12 miliardi di tre anni fa. La casa torinese naturalmente contesta queste cifre. La GM ha inserito nella sua contabilità fiscale alla voce Fiat Auto una perdita di 1 miliardo e 370 milioni di dollari; questa cifra, sommata al disavanzo dovuto alla Hughes, la sua filiale delle telecomunicazioni, genera un disavanzo globale di bilancio di 804 milioni di dollari, cifra che si traduce in un bel risparmio fiscale. Eppure nel terzo trimestre dell'anno GM registra un attivo di 696 milioni di dollari, molto più del previsto, con un aumento del 30% rispetto al terzo trimestre del 2001, e alla borsa di Wall Street la liquidità di GM è salita da 700 milioni di dollari a 3 miliardi e 300 milioni tra fine giugno e fine settembre.
La General Motors, afferma il presidente Richard Wagoner, fa della ripresa del gruppo in Europa una priorità: sono già stati compiuti progressi nella riduzione dei costi - con licenziamenti e chiusura di fabbriche -, ora si mira all'aumento del fatturato. Ad un processo analogo, secondo gli analisti, sarebbe destinata anche la Fiat perché la General Motors probabilmente proprio questo si aspetta dalla Fiat come soluzione della situazione italiana per il prossimo anno: sacrifici e ristrutturazione. La situazione italiana è però molto diversa e i sacrifici coinvolgerebbero tutti i lavoratori dell'indotto, costretti anch'essi in cassa integrazione perché anche loro rientrano in quel piano di esuberi "doloroso ma necessario" annunciato dalla Fiat.
Occorre pertanto che il Governo faccia tutto quanto è possibile per evitare che la situazione diventi ancora più drammatica, e per salvare le sorti di un pezzo consistente del nostro Paese che non può essere lasciato andare per ragioni economiche, sociali, storiche e culturali.

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